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Gas russo, può la Germania farne a meno? Per Krugman è un passo molto oneroso ma possibile

Il Premio Nobel per l’economia, Paul Krugman, si è chiesto sul New York Times, se la Germania possa o no fare a meno del gas russo: ecco la sua risposta

Gas russo, può la Germania farne a meno? Per Krugman è un passo molto oneroso ma possibile

In nuovo intervento sul New York Times, di cui pubblichiamo la traduzione in italiano, il Premio Nobel per l’economia Paul Krugman torna sullo shock che ha scosso l’intero corpo della nazione tedesca portandola alla convinzione condivisa che il 24 febbraio segna “der Beginn einer neuen Zeit”. Sentite cosa dice.

“Ora, la questione politica più stringente in Europa continentale in questa contingenza è la riduzione della dipendenza energetica dalla Russia. Al centro di tale questione, come è sempre avvenuto negli ultimi due secoli, c’è ancora una volta una questione tedesca. Di nuovo è la Germania la nazione pivot del destino del vecchio continente, ormai privo degli inglesi che vanno per conto loro contro corrente.

La fine di un’epoca

In Germania c’è stato lo shock politico più grosso del dopoguerra, una stangata che, adesso, una compagine politica del tutto nuova, andata al governo in pacifica continuità con la precedente, deve fronteggiare con politiche totalmente inedite. Per Scholtz e Baerbock si tratta di un “George W. Bush moment: “era andato a Washington per giocare a golf e si ritrovò con l’11 settembre”, come ha scritto Thomas Friedman. Così Scholtz e Baerbock sono andati a Berlino per aumentare il salario minimo e portare la transizione verde e si sono ritrovati con l’impazzimento di Putin.

Il crollo

Infatti con l’ingresso dei carri armati russi in Ucraina e con l’inattesa resistenza degli ucraini all’invasione, la Germania ha visto andare in fumo i due pilastri del suo modo di porsi nello scacchiere europeo e internazionale: la Ostpolitk, a matrice socialdemocrazia, e il “wandel durch handel”, a matrice-cristiano-sociale. 

Ora c’è un problema enorme: oltre il 50% del gas che manda avanti la macchina tedesca proviene dalla Russia, un paese del quale ci si poteva affidare più di altri, come ha Romano Prodi a “Piazzapulita”, ma che adesso è diventato uno stato canaglia.

Come può la Germania affrancarsi dal gas russo e a che prezzo? È il tema che il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, autore tra tanti altri di due libri dal titolo The Conscience of a Liberal, discute nella riflessione che vi proponiamo di seguito in traduzione italiana. La versione originale la possiamo trovare sul suo blog e sul “New York Times”. È la riflessione di un liberal, non di un tory!

Il problema della Germania

La Germania è una delle grandi nazioni commerciali del mondo. Nel 2019 ha importato 1.300 miliardi di dollari di merci da tutto il mondo. Dalla Russia solo il 2%. Infatti, la Federazione Russa, con 144 milioni di persone, per il commercio tedesco è poco più importante dell’Irlanda, un paese con cinque milioni di abitanti. 

Pertanto non ci si aspetterebbe che un’interruzione delle relazioni economiche con la Russia non abbia una grande ripercussione sull’economia tedesca.

Sfortunatamente non è così. La Russia è il fornitore chiave di un bene che la Germania troverà difficile da sostituire: il gas naturale. Quasi tutto il consumo di gas naturale della Germania è importato tramite gasdotti e circa il 55% di questo gas proviene dalla Russia.

Sbagliato che sia così

Una stato di cose che non avrebbe mai dovuto verificarsi; le amministrazioni americane, a partire da quella di Ronald Reagan, hanno messo in guardia la Germania sul rischio di una tale dipendenza da un regime dispotico. 

Io stesso sono stato testimone di alcune di queste discussioni durante il mio breve periodo al governo nel 1982-83. 

Ma eccoci al punto. Mentre le nazioni democratiche hanno imposto una importante serie di sanzioni economiche al regime di Putin, le restrizioni sulle forniture di gas russo rimangono vistosamente assenti dalla lista.

L’ingresso in una nuova fase

Eppure le atrocità russe – e, per essere onesti, la sorprendente incompetenza del glorificato esercito russo e la programmata guerra lampo che entra in una fase di stallo – hanno rapidamente fatto cambiare la risposta politica dell’Occidente. 

Solo qualche settimane fa sembrava inconcepibile che i politici tedeschi fossero disposti a chiedere qualsiasi sacrifico significativo ai loro elettori per rispondere all’aggressione di Vladimir Putin. Ora, invece, c’è un serio dibattito sul se e fino a che punto la Germania possa staccarsi dal gas russo.

Una modesta riduzione del consumo di gas non dovrebbe essere difficile da raggiungere. Proprio perché il gas è stato finora a buon mercato, tende ad essere utilizzato anche per attività a bassa priorità che potrebbero essere facilmente scoraggiate da prezzi appena più alti e/o da una modesta regolamentazione. Arrivare a riduzioni più consistenti del consumo è, tuttavia, un altro paia di maniche.

Si può ridurre significativamente il consumo di gas?

Mettiamola così: un recente e importante studio di un gruppo di economisti tedeschi (ci sono nove autori, quindi lo chiamerò semplicemente Bachmann et al.) stima che la fine delle importazioni di gas dalla Russia comporterebbe una riduzione del consumo di gas di circa il 30%. Passerebbe a 600 Terawatt (TW) dagli attuali 900. 

Perché del 30% e non del 55%, che è la quota russa del gas importato in Germania? Perché la Germania può ottenere un po’ più di gas da altre fonti e limitare l’uso del gas per la produzione di elettricità affidandosi di più al carbone e al nucleare. 

Sì il carbone. È vero che il carbone deve essere gradualmente eliminato per salvarci dalla catastrofe climatica – ma non nel mezzo di una guerra. È il principio di Sant’Agostino: “Signore, rendimi casto, ma non subito”.

L’impatto di un calo del 30% del consumo

Anche un calo del 30% del consumo sarebbe comunque difficile da raggiungere in breve tempo. Tagliare il consumo da 900 a 800 TW potrebbe non essere così costoso; la riduzione da, diciamo, 700 a 600 TW sarebbe invece molto più problematico.

Gli economisti tedeschi per stimarne l’impatto usano un concetto economico chiave chiamato elasticità di sostituzione, che è, approssimativamente, il tasso di caduta della domanda di gas naturale in rapporto all’aumento dell’1% del suo prezzo. 

Se questa elasticità è bassa, la somma che i tedeschi dovrebbero pagare per un po’ di gas in più, una volta che il consumo è già stato sostanzialmente ridotto, è molto elevata. Il che implica che anche il costo economico di ulteriori riduzioni sarebbe grande.

Un aumento del costo del 600%

Sfortunatamente, le stime empiriche suggeriscono che l’elasticità di sostituzione del gas naturale è bassa, almeno nel breve periodo. 

Non è zero: con i prezzi elevati del gas, le famiglie abbasseranno i loro termostati, i consumatori smetteranno di comprare beni la cui produzione richiede di bruciare molto gas naturale e così via. 

Tuttavia, nella migliore delle ipotesi è che stiamo parlando di un’elasticità dello 0,18, il quale a sua volta significa (se sto facendo bene i conti) che il prezzo del gas naturale dovrebbe aumentare di circa il 600% per ridurre la domanda del 30%.

Sembra molto, e Bachmann et al. usano deliberatamente un’elasticità stimata ancora più pessimistica, quella dello 0,1.

Costoso, ma possibile

Eppure, anche con queste ipotesi pessimistiche, questi studiosi stimano che la Germania potrebbe, in effetti, fare a meno del gas naturale russo, proprio perché il paese attualmente spende così poco per le importazioni russe.

I costi sarebbero comunque seri: il reddito reale tedesco potrebbe diminuire di circa il 2%, l’equivalente di una moderata recessione. Ma non sarebbe la fine del mondo.

Un’azione così drastica sarebbe stata inconcepibile appena un mese fa. Ma Putin sembra essere in procinto di realizzare qualcosa di impensabile: ricordare alle democrazie del mondo ciò che rappresentano. Ha già rovinato la reputazione della Russia come superpotenza militare; ora è in procinto di ridurre anche il potere economico che aveva”.

Da Paul Krugman, Can Germany Break Up With Russian Gas?, “The New York Times”, 15 marzo 2022

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