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G8, Monti da Obama: la sfida all’austerità in nome della crescita

Gli otto leader mondiali si chiederanno se la migliore ricetta per stimolare la crescita europea siano gli incentivi fiscali o l’austerità – Dagli Usa al Giappone l’interesse primario è che il Pil europeo ricominci a correre – La Merkel sempre più isolata nel suo romanticismo nei confronti del rigore.

G8, Monti da Obama: la sfida all’austerità in nome della crescita

La crisi europea è senza dubbio il perno su cui ruoterà l’incontro dei Grandi. Questa sera a Camp David, non lontano da Washington, si inaugurerà il G8 che continuerà tutto il week-end, per concludersi a Chicago lunedì al vertice della Nato. Saranno presenti i leader di Stati Uniti, Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Canada, Giappone e Russia. Tuttavia a rappresentare Mosca sarà l’ex presidente e attuale primo ministro Dimitri Medvedev perché Putin è occupato a formare il suo nuovo governo.

Crisi europea – Stimoli fiscali alla crescita o austerity per l’Ue? Questo l’interrogativo su cui si spera trovino un accordo gli 8 leader mondiali. A promuovere iniziative per rimettere in moto il Pil europeo sarà il neo-presidente François Hollande, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel, sempre più isolata sia a livello nazionale che internazionale, continua a insistere sulla necessità delle misure di austerità. Ieri i capi di Stato europei hanno ribadito che rigore e crescita vanno di pari passo. Ma di stimoli fiscali come degli eurobond proposti dal premier britannico, la Merkel non ne vuole sapere. Un compromesso potrebbe essere la creazione di obbligazioni europee per infrastrutture e progetti di investimento specifici. Il ruolo di mediatore sembra essere stato affidato al professor Monti, emblema del giusto equilibrio tra austerità e stimoli alla crescita, che aprirà il vertice con un discorso intotolato “Economics and Global Issues”.

Il presidente americano Barack Obama ha bisogno che l’Europa si riprenda al più presto e teme che un’eccessiva austerità possa rallentare o bloccare la ripresa. Per questo propende più verso uno stimolo per risollevare il Pil. Ma i fondi che gli Usa possono mettere a disposizione scarseggiano e la loro leva non potrà essere determinante. Tuttavia le dichiarazioni di Obama rafforzano l’alleanza tra gli Usa e la Francia anche nell’era post-Sarkozy.

Grecia e Spagna – Sicuramente il vuoto politico che sta attraversando Atene e la crisi bancaria della Spagna sono argomenti che verranno affrontati, ma difficilmente se ne avranno effetti diretti. La politica del presidente Obama negli ultimi mesi ha voluto mantentere le distanze e non intromettersi nella problematica europea. Sulla possibile uscita dalla zona euro della Grecia si sta preparando invece la Banca centrale europea.

Siria, Iran e Afghanistan – Nel tavolo della discussione del G8 non mancheranno discussioni sul piano di pace proposto dall’Onu e accettato dal regime siriano che però, dal giorno della sua implementazione il 12 aprile, è stato ripetutamente violato dai militari siriani. Particolarmente sotto pressione a riguardo sarà la Russia, che ha più volte paragonato le violenze del regime a quelle dei ribelli, senza mai esprimere una vera e propria condanna nei confronti di Assad. Non mancheranno poi accenni sul programma nucleare iraniano che si crede nasconda scopi militari. Questione su cui alcuni dei leader devono trovare una strategia comune in vista dei negoziati tra Theran e i 5+1 (Usa, Gran Bretagna, Francia, Cina, Russia più la Germania) il 23 maggio a Istanbul. Infine si accennerà alle dichiarazioni di Hollande di ritirare buona parte delle truppe francesi dall’Afghanistan entro la fine dell’anno. Tuttavia la missione a Kabul sarà uno dei temi centrali del vertice della Nato di domenica e lunedì.

Povertà – Il presidente Obama vuole lanciare un programma di stimolo per la produzione agricola sostenibile nelle zone più arretrate dell’Africa. Si chiama “Green agricolture revolution” e vorrebbe rinnovare l’impegno del G8 nella lotta contro la povertà. Per discuterne sono stati invitati al summit anche i leader di quattro Paesi africani (Ghana, Benin, Tanzania ed Etiopia). Nel 2009 a L’Acquila erano stati stanziati 22 miliardi di dollari, distribuiti in tre anni, per un programma per combattere la fame. Ma sul raggiungimento degli obiettivi di quest’ultimo le organizzazioni internazionali hanno opinioni divergenti.

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