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Frontalieri, Gentiloni: “No discriminazioni”

Dopo l’approvazione del referendum contro chi lavora in Svizzera ma risiede in italia, il ministro ha avvertito qualsiasi discriminazione “sarebbe un impedimento all’intesa tra Ue e Svizzera” – Anche Bruxelles sottolinea che “la libertà di circolazione dei lavoratori è fondamentale”

Frontalieri, Gentiloni: “No discriminazioni”

“Ogni discriminazione nei confronti dei nostri frontalieri sarebbe un impedimento all’intesa tra Ue e Svizzera”. Con queste parole il ministro degli Estri italiano, Paolo Gentiloni, ha commentato l’esito del referendum con cui ieri il 58% degli elettori del Canton Ticino ha chiesto che sul “mercato del lavoro venga privilegiato, a pari qualifiche professionali, chi vive sul territorio” svizzero. Si è espresso contro solo il 39,7% dei votanti.

Gentiloni ha parlato oggi con il suo omologo svizzero, Didier Burkhalter, il quale ha assicurato che il risultato della consultazione non avrà conseguenze immediate per i frontalieri italiani e che la normativa sui lavoratori stranieri sarà analizzata dal Parlamento nazionale.

Intanto da Bruxelles la portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas sottolinea che questo referendum “non renderà più facili i negoziati” già in corso tra Ue e Svizzera per affrontare le conseguenze di un altro referendum, quello nazionale di due anni fa che chiedeva di porre limiti all’ingresso di lavoratori europei.

“Il presidente Jean Claude Juncker – ha aggiunto la portavoce – ha più volte chiarito che le quattro libertà fondamentali del mercato unico sono inseparabili e ciò significa che la libertà di circolazione dei lavoratori è fondamentale”.

Il referendum di ieri nasce dall’iniziativa “Prima i Nostri”, promossa dalla destra nazionalista Udc con il sostegno della Lega dei Ticinesi. Il testo sottoposto agli elettori del cantone svizzero al confine con l’Italia, dove lavorano ogni giorno circa 62mila frontalieri, punta a far modificare la Costituzione svizzera, inserendovi l’obbligo per i datori di lavoro di dare la precedenza agli svizzeri o agli stranieri domiciliati in Svizzera.

Come recita il sito dei promotori del referendum, l’iniziativa “dà al Consiglio di Stato il preciso mandato di mettere in atto tutte le misure concrete per respingere la pressione al ribasso sui salari, evitare la sostituzione sistematica dei lavoratori residenti e assicurare che i ticinesi abbiano la precedenza nel mercato del lavoro”.

“Prima i nostri”, viene precisato, “necessiterà di una legge di applicazione che verrà votata dal Gran consiglio”, ma la decisione finale appartiene al Consiglio Federale e al Parlamento di Berna.

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