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Fondi strutturali europei, 46 miliardi per l’Italia ma la spesa resta lenta

Si chiude la fase 2 dei fondi strutturali europei che hanno assegnato al nostro Paese 46 miliardi di euro per ambiente, infrastrutture, trasporti e mobilità – Ma la scarsa velocità di spesa resta il nostro tallone d’Achille e penalizza il Mezzogiorno

L’Italia mette finalmente la parola fine ai fondi europei 2007-2013. Una montagna di documenti e cifre coordinati dall’Agenzia per la Coesione territoriale sta restituendo al nostro Paese un’immagine positiva nella capacità di spesa delle risorse comunitarie. Ambiente, infrastrutture, trasporti, mobilità hanno assorbito complessivamente 46,242 miliardi di euro. Nell’impeto finale si è andati leggermente al di sopra dei 45,781 miliardi programmati.

Un buon risultato, non c’è che dire. Le cifre sono state rese note da Maria Ludovica Agrò, direttrice generale dell’Agenzia per la Coesione territoriale. Una soddisfazione per quanti a Roma e nelle Regioni si sono dati da fare per attenuare il peso delle sanzioni di Bruxelles. I commissari europei non avevano lesinato critiche e provvedimenti per i ritardi accumulati e per le mancate rendicontazioni. Le loro prese di posizione per lungo tempo hanno avuto la sponda delle imprese italiane.

Il fatto di oggi è che da tre anni siamo in piena programmazione dei fondi 2014-2020. E qualcosa continua a non girare bene. Le esigenze dei territori del Sud non hanno avuto ancora sbocco operativo. Per cui vi è la necessità di rivedere molti meccanismi. Nel settore ambientale e della prevenzione dei rischi, per esempio. La spesa 2007-2013 è stata di 2,7 miliardi, la quarta in ordine di importanza dopo i trasporti, la ricerca e l’istruzione.

Se le Regioni del Mezzogiorno hanno fatto sì che quei soldi non ritornassero a Bruxelles, ora diventa necessario capire come faranno a recuperare rapidamente gli investimenti fino al 2020. Non c’è dubbio – come sostiene la Agrò – che i fondi strutturali migliorano i territori e la qualità della vita dei cittadini. Ma il punto è la velocità con la quale spendere i soldi. Ambiente e rischio paesaggistico sono l’emergenza primaria per milioni di persone.

Nel 2014, l’Italia aveva speso solo 26 miliardi del totale ottenuto dall’Ue. Poi è stata inserita la marcia veloce con il supporto dell’Agenzia e le cose sono migliorate. L’esperienza deve mettere in guardia dagli errori, principalmente in settori dove la gente rischia la vita. La settimana scorsa il ministro per la Coesione, Claudio De Vincenti, è stato in Calabria dove ha constatato le necessità di una Regione simbolo, tra le più bisognose di certezze, concretezza e rapidità.

Il presidente della Regione Mario Oliverio e quello degli industriali Natale Mazzuca lo hanno messo in guardia dal pericolo di un cupio dissolvi (parole di Oliverio) dinanzi alle drammatiche condizioni di intere aree della Regione. Uno dei territori in costante emergenza del Sud che della quantità di fondi strutturali sa bene cosa farne. A patto che si faccia in fretta.

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