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Fondazione Mudima, tradizione coreana nelle opere di Sung Hee Cho

La rassegna dedicata a Sung Hee Cho, 12 aprile – 10 maggio 2019, vede circa trenta opere, realizzate fra il 2014 e 2019 create proprio per gli spazi della Fondazione Mudima.

Fondazione Mudima, tradizione coreana nelle opere di Sung Hee Cho

La Fondazione Mudima, in collaborazione con la Opera Gallery di Parigi, presenta la prima mostra personale in Italia di Sung Hee Cho (Corea,1949), artista visionaria che coniuga la cultura coreana artigianale  hanji – carta fatta a mano ricavata dalle foglie macinate degli alberi di gelso – creando opere ottenute da una complessa relazione tra colori e texture.

Sono opere monocromatiche – rosso vivo, grigio tenue, bianco puro – con cui Sung Hee Cho intende riferirsi al più noto movimento artistico della Corea del tardo XX secolo, il “Monochrome Art Movement che vide promotori artisti come: Lee Ufan (1936), Seo-bo Park (1931) e Young Woo Kwon (1926).

Il metodo usato da Sung Hee Cho, è una sorta di collage dove ogni singolo elemento cartaceo viene dapprima tagliato a mano o delicatamente strappato in piccoli cerchi e poi stratificato con pigmenti a olio, e infine posto sulla tela per mezzo di minuscoli supporti di carta arrotolata, creando così un’opera tridimensionale come una vera fioritura primaverile (Hanami), simbolo della fragilità, ma anche della rinascita e della bellezza dell’esistenza.

Un’estetica, quella dell’artista coreana, dove azione e meditazione, impulso e ragione si mescolano con quella suggestiva sensibilità orientale che non può non aver subito influenze dalle dottrine del buddismo e del taoismo. 

Le opere di Cho Sung Hee sono state esposte e raccolte in varie prestigiose istituzioni private e pubbliche tra cui Museum of Contemporary Art (Seoul), Sejong Art Center (Seoul), Telentine Art Center (Chicago), LA Korea Cultural Service (LA), New York Cultural Servizio (NY), società di mutuo soccorso e finanza (Seoul,) Domino Foods, Inc (NY).

La Fondazione Mudima persegue da diverso tempo un progetto culturale di grande respiro volto ad intensificare il rapporto tra l’Italia e i Paesi dell’Estremo Oriente, Corea, Giappone e Cina in particolare, come testimonia la mostra di Nam June Paik curata e organizzata a Palazzo Reale a Milano nel 1990.

La grande mostra “Italiana” promossa e curata dalla Fondazione in Giappone, a Yokohama (Tokyo) nel 1994, ha unito per la prima volta Arte Povera e Transavanguardia in un progetto assolutamente rivoluzionario per la scena artistica contemporanea; la Fondazione ha inoltre seguito l’organizzazione del padiglione coreano alla Biennale di Venezia del 1993 e la mostra “Civilization, City and Cars -From Leonardo Da Vinci to Pininfarina” tenutasi a Seoul nel maggio 1996. Nel 1995, inoltre, nello spazio del Casinò Municipale di Venezia la Fondazione ha realizzato il progetto “Asiana”, esposizione che vedeva coinvolti artisti cinesi, giapponesi e coreani. 

Nello stesso anno, alla Biennale, è stata allestita una mostra di 20 artisti coreani contemporanei, con la partecipazione di Lee Ufan e Nam June Paik dal titolo The Tiger’s Tail, 20 Corean Contemporary Artists for Venice ’95.

Nel 2015 a Milano in occasione di Expo la Fondazione ha organizzato la grande mostra Mono-ha, gruppo d’avanguardia storica giapponese della seconda metà degli anni sessanta e, in questi ultimi due anni, le mostre dell’artista coreano Yoo Bong Sang, l’artista thailandese Sittiphon Lochaisong alias Bomb e dell’artista giapponese Katsuro Kimura.

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