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FOCUS BNL – Roma sprofonda ma il Lazio è sulla via della ripresa

FOCUS BNL – Mentre la capitale vive uno dei suoi momenti più difficili tra corruzione, caos e degrado, nel Lazio affiorano germogli di ripresa: 180 miliardi di euro di Pil, pari al 10% del Pil dell’Italia e quanto l’intera Grecia – Spicca soprattitto il rcupero dell’export grazie principalmente all’industria farmaceutoca – Da Fca si attende l’effetto Cassino

FOCUS BNL – Roma sprofonda ma il Lazio è sulla via della ripresa

Centottanta miliardi di euro. Quanto il PIL dell’intera Grecia e più del dieci per cento del PIL italiano. È a quanto ammonta il prodotto interno lordo del Lazio. Una regione, come altre in Italia, dove alcuni germogli di ripresa cominciano ad affiorare. Ma vanno accuditi. Rinforzati ed estesi.

Tra i segni più di una svolta dell’economia laziale la palma del numero uno spetta alle esportazioni. Nei quattro trimestri terminanti a marzo 2015 le esportazioni totali della regione si sono avvicinate a 19 miliardi di euro, con un recupero di circa sessanta punti percentuali rispetto al minimo di 12 miliardi toccato alla fine del 2009. Ancor meglio, i flussi annui dell’export laziale risultano oggi di quattro miliardi superiori ai valori pre-crisi della primavera del 2008. Concentrando l’attenzione solo sui dati del primo trimestre 2015, l’incremento annuo del Lazio doppia quello dell’intera Italia: le esportazioni realizzate tra gennaio e marzo crescono anno su anno del 6,7% nella regione e del 3,2% a livello nazionale.

Ad alimentare la vivacità dell’export laziale sono soprattutto i settori a più elevata tecnologia a cominciare dal comparto farmaceutico che da solo spiega il 44 per cento delle esportazioni regionali. Nei numeri del primo trimestre non si legge ancora l’apporto dei mezzi di trasporto che sono invece tra i protagonisti del rilancio in corso del made in Italy sui mercati internazionali. Ma, verosimilmente, si tratta solo di attendere qualche trimestre. Dopo il cosiddetto “effetto Melfi” ci sarà un “effetto Cassino”. Dal Renegade alla nuova Giulia. Dopo i successi dei nuovi modelli prodotti da FCA negli insediamenti lucani, potrà essere la volta degli stabilimenti del basso Lazio a trarre beneficio da politiche di innovazione e di investimento destinate anche a interessare l’indotto locale.

Last but not least, la ripresa in corso dell’export regionale offre un ulteriore elemento di riflessione a livello di mercati di sbocco del “made in Lazio”. Nel primo trimestre del 2015 le esportazioni laziali verso gli Stati Uniti d’America sono raddoppiate dando ulteriore spinta ad una tendenza che nel 2014 aveva già visto un incremento del 25 per cento. Oggi, ogni dieci euro esportati dal Lazio, uno va negli Stati Uniti. Si tratta di un elemento positivo, innanzitutto per la stabilità geopolitica e per le prospettive di espansione che meglio di molti altri sono oggi proprie del mercato americano.

L’export laziale tira, ma l’export laziale rimane piccolo. Solo il cinque per cento dei 400 miliardi del totale dell’export italiano. Poco più del dieci per cento del PIL regionale. L’occasione della ripresa che ora germoglia non va persa. Va usata per consolidare ed espandere la capacità esportatrice della regione connettendola a fattori chiave che sono l’innovazione e gli investimenti. Ma innovare e investire costa, specie se l’obiettivo è collocarsi in nicchie di prodotti e mercati di alta gamma. Occorre reperire risorse e finanziamenti adeguati che non è facile trovare dopo lunghi anni di crisi che continuano a pesare sui conti delle imprese come pure su quelli delle banche. Basti pensare come nel Lazio, nell’arco degli ultimi tre anni, le sofferenze bancarie relative al comparto delle imprese sono quasi raddoppiate passando da 10 a 18 miliardi, mentre i prestiti vivi sono diminuiti di circa un quarto, da 103 a 78 miliardi.
Nel Lazio come in altri territori occorre un impegno comune per assicurare adeguata finanza agli investimenti necessari a far attecchire ed estendere i germogli di ripresa. Un impegno che veda coinvolte le amministrazioni locali, le principali banche del territorio e protagonisti a livello internazionale come la Banca Europea per gli Investimenti. È il caso recente del programma BEI-Regione Lazio “Loans for SMEs” che vedrà l’attivazione di linee di credito a favore di PMI e Mid-Cap laziali per un totale di 170 milioni di euro. Centosettanta milioni di euro sono circa l’uno per mille del PIL della regione. Può sembrare poco, ma non è così dal momento che lo stesso Piano Juncker, nella sua totalità, mobilita risorse che rappresentano meno dell’un per cento del prodotto lordo dell’intera Unione europea a 28 paesi. Al di là della dimensione, è importante mettersi subito in moto. Innescare un circolo virtuoso che allarghi la visibilità delle buone imprese laziali. E, partendo da esportazioni e credito, lavorare insieme ad un progetto complessivo di rilancio della competitività e dello sviluppo del Lazio, e, soprattutto, di Roma.

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