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Fmi taglia stime di crescita Asia

L’istituto di Washington prevede una crescita più moderata per i Paesi asiatici (+6,3% nel 2011 e +6,7% nel 2012) a causa della crisi del debito nell’eurozona e del rallentamento dell’economia statunitense. Un altro rischio che incombe sul continente è l’uscita di capitali di investitori esteri. Servono politiche in grado di resistere a shock esterni.

Fmi taglia stime di crescita Asia

Il contagio della crisi si espande ad est. Il Fondo monetario internazionale ha rivisto a ribasso le stime di crescita per l’economia asiatica a causa delle preoccupazioni per la crisi del debito europea e per le previsioni sull’economia statunitense. Il Pil del continente asiatico quindi crescerà del 6,3% nel 2011 e del 6,7% nel 2012.

Le ultime stime, che risalgono ad aprile, prevedevano un incremento nell’economia dell’Asia del 7% in entrambi gli anni. “Anche se la domanda interna rimane forte, non possiamo dare per scontato che l’Asia sarà immune da rischi, se questi influiranno sul resto del mondo”, ha dichiarato Anoop Singh, il direttore dell’area asiatica del Fondo monetario. Per questo l’organizzazione internazionale ritiene che i Paesi asiatici debbano promuovere politiche in grado di creare una dinamica interna più forte per resistere meglio agli shock esterni.

Tra i motivi alla base della decisione dell’istituto di Washington c’è anche il rischio che flussi di capitali escano dalla regione e che gli investitori internazionali alleggeriscano le loro posizioni accumulate negli ultimi due anni nei mercati asiatici. Preoccupa il Fondo monetario anche l’inflazione, che pesa su molti Paesi dell’area pacifico-asiatica. Tuttavia l’istituto prevede che la tendenza all’aumento dell’indice dei prezzi al consumo si attenuerà, grazie alla “graduale moderazione” in atto per i prezzi dei prodotti energetici e alimentari.

Nel 2010 le economie dei Paesi del continente asiatico erano cresciute complessivamente dell’8,3%.

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