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Fmi: banche italiane rischiano perdite lorde da 125 miliardi

Nel caso in cui l’andamento dell’economia si riveli peggiore del previsto, l’Fmi sostiene che le perdite lorde delle banche italiane potrebbero toccare quota 125 miliardi di euro, 53 in più rispetto agli accantonamenti prudenziali – In Spagna, invece, gli istituti di credito rischiano perdite lorde per 104 miliardi di euro.

Fmi: banche italiane rischiano perdite lorde da 125 miliardi

Se le condizioni economico-finanziarie non miglioreranno, alcune banche dei Paesi sotto stress dell’Eurozona – Italia compresa – rischieranno perdite “considerevoli” per la loro esposizione al settore aziendale. E’ quanto si legge nel primo capitolo del Global Financial Stability Report del Fondo monetario internazionale, pubblicato in vista degli Annual Meetings che stanno per iniziare a Washington.

L’Fmi sostiene che le perdite lorde delle banche italiane potrebbero toccare quota 125 miliardi di euro, 53 in più rispetto agli accantonamenti prudenziali. In Spagna, invece, gli istituti di credito rischiano perdite lorde per 104 miliardi di euro, mentre per il Portogallo la cifra calcolata è di 20 miliardi. Si tratta in ogni caso di stime che fanno riferimento a uno scenario peggiore di quello che lo stesso Fondo considera più probabile.

Secondo l’Fmi, inoltre, il settore finanziario italiano ha dimostrato di essere “resistente” nel corso dell’ultima recessione, che è stata “prolungata e severa”, ma non mancano le insidie: i rischi principali sono legati alla “debolezza continua dell’economia reale e al legame tra il settore finanziario e la situazione sul fronte sovrano”. 

Se questi rischi si materializzassero, sostiene l’istituzione, “l’impatto sulle banche potrebbe essere significativo, anche se contenuto dai cuscinetti di capitali delle banche stesse e dalla disponibilità di liquidità della Banca centrale europea”.

Nel report si legge inoltre che “azioni mirate sul settore finanziario italiano dovrebbero essere adottate per alzare le difese delle banche”: in particolare, i contributi più “importanti” dovrebbero arrivare sul fronte “dell’efficienza e della redditività”. Alcuni di questi passi, ricorda il Fondo, sono stati già portati avanti dalla Banca d’Italia.

Allargando lo sguardo all’intera Unione europea, l’Fmi sottolinea quanto le principali banche abbiano continuato a ridurre i loro asset in risposta alle condizioni regolatorie e dei mercati in merito ai loro livelli di capitale. Tra il terzo trimestre 2011 e il secondo trimestre 2013 la riduzione di asset è stata complessivamente di 2.500 miliardi di dollari su base lorda e di 2.100 miliardi su base netta. Il Fondo precisa che il deleveraging – ossia la riduzione delle operazioni effettuate a debito – prosegue al passo stimato nello scenario base del GFSR di un anno fa.

Circa il 40% della riduzione dei bilanci da parte delle banche dell’Eurozona “è avvenuta attraverso una riduzione dei prestiti – si legge ancora nello studio –, mentre la parte restante è legata al venire meno delle esposizioni non core e alla vendita di parti del business” dei gruppi bancari. Intanto, nell’Area Euro, “ulteriori passi avanti sono stati fatti sul fronte dell’unione bancaria – conclude il Fondo – ma l’outlook resta incerto a causa di un mancato ritorno alla normalità della salute delle banche, delle modalità di trasmissione del credito e della riduzione del peso del debito delle aziende”.

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