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Finmeccanica: fuori Guarguaglini e Orsi sale alla presidenza, resta ad e diventa il n.1

Guarguaglini lascia la presidenza dopo 9 anni e la furia degli scandali e Orsi prende il suo posto abbinando la presidenza alla carica di ad – Il ministro Passera avalla il piano di tagli e cessioni – Ansaldo Breda sul mercato – Pansa resta direttore generale del gruppo ed entra nel cda

Finmeccanica: fuori Guarguaglini e Orsi sale alla presidenza, resta ad e diventa il n.1

Giuseppe Orsi, già amministratore delegato di Finmeccanica, è il nuovo presidente della holding della difesa. Finisce così, dopo un consiglio durato un’ora e mezza, il lungo regno di Pier Francesco Guarguaglini. E’ stata scartata l’ipotesi di una presidenza ponte, affidata all’ammiraglio Guido Venturoni, così come l’ipotesi di un manager forte in arrivo dall’esterno, come Vito Gamberale. Si è così evitato un ulteriore stress per Finmeccanica, già avviata ad una complessa ristrutturazione del portafoglio e degli equilibri finanziari dopo una stagione tormentata e tormentosa.

Con questa scelta l’azionista di maggioranza, ovvero il ministro Corrado Passera, ha avallato la terapia scelta da Orsi, in questo modo liberato dalla scomoda etichetta di “manager della Lega Nord” che non rende onore ad un dirigente che ha ottenuto buoni risultati alla testa di Agusta Westland che ha la ventura di essere basata a Varese. Al suo fianco resta il direttore generale Alessandro Pansa, forte del rapporto di fiducia con Vittorio Grilli, neo sottosegretario all’Economia, che i rumors della vigilia volevano tra i candidati alla presidenza.

Esce di scena Guarguaglini. A render più amaro il congedo, già assai tribolato e contrastato, si sono aggiunte le polemiche sulla buonuscita del presidente: si parla di dieci milioni lordi (più o meno la metà, il netto) contro una previsione iniziale di 20. Ma anche così ce n’è a sufficienza per scatenare le ire di Susanna Camusso, il leader della Cgil.

Ma tutto questo, ormai, appartiene al passato. Orsi ha oggi in mano la seconda holding manifaturiera del Paese, con 71mila dipendenti. Un asset strategico su cui gravano però debiti per 4.665 milioni di euro rispetto ai 3.133 milioni registrati al 31 dicembre 2010, nonostante i benefici della cessione del 45% di Ansaldo Energia (344 milioni di euro). Per questa ragione, la holding punta a realizzare entro la fine del 2012 la cessione di partecipazioni di minoranza, di asset non strategici nel settore elettronica (destinato ad una profonda riorganizzazione) e, soprattutto, nel settore civile.

La prima emergenza sarà il “deconsolidamento” di Ansaldo Breda, ovvero cedere ad un partner strategico una quota rilevante della società che nel corso degli ultimi cinque anni ha accusato perdite per 850 milioni. Non è escluso che l’operazione venga accompagnata dall’intervento della Cdp, in modo da consentire un atterraggio ”morbido” della società. Non è nemmeno escluso, ha detto Orsi agli analisti finanziari, l’uscita di Finmeccanica anche dal settore del segnalamento ferroviario, in cui è leader grazie ad Ansaldo Sts. Tocca all’azionista decidere quale debba essere il futuro di un settore che un tempo vedeva l’industria tricolore tra i leader mondiali. Orsi, com’è giusto, non può che badare alla sua missione: difendere la leadership tecnologica di un gruppo strategico che in futuro dovrà badare a investire con la massima prudenza. Senza inseguire i sogni di gloria di una stagione, quella dello sbarco in Drs, non da rinnegare in toto ma che ha avuto pesanti conseguenze finanziarie.

E’ una scommessa difficile, ma non impossibile. In ogni caso, finalmente si è fatta chiarezza. Il che non guasta.

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