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Fico reale di Atessa, una delicatezza storica recuperata

Conosciuto fin dai tempi dei romani, si presta ad essere essiccato e farcito con un gheriglio di noce per essere consumato nei mesi invernali. Messo in crisi dallo sviluppo industriale della Val di Sangro è stato salvaguardato dal presidio slow food che prevede una lavorazione che esclude sostanze chimiche e diserbanti. Ha anche proprietà medicamentali. Ed è sempre più apprezzato anche all’estero.

L’estate è la stagione dei fichi, e allora come non celebrare il fico secco reale di Atessa. Se infatti questo delizioso frutto è originario dell’Asia Minore, la tradizione dell’essiccazione è molto italiana: dell’Italia meridionale – si pensi al fico bianco del Cilento DOP – ma anche dell’Italia centrale (fichi secchi di Carmignano, tra gli altri). E così anche l’Abruzzo, e in particolare la provincia di Chieti, ha recentemente riscoperto il fico secco reale, coltivato nelle zone collinari tra Atessa, Torino di Sangro, Archi, Perano e Paglieta e diventato Presidio Slow Food.

Il fico di Atessa si raccoglie alla fine del periodo estivo e viene messo in commercio dopo il 4 ottobre. Fino ad alcuni decenni fa Atessa poteva vantare una vasta produzione di fichi secchi ma negli anni ‘70 e ‘80 lo sviluppo industriale della Val di Sangro ne ha messo in crisi la coltivazione: fino a quando, come sempre più spesso accade, un gruppo di pochi giovani ha deciso di recuperare questa storica tradizione, si sono dati un disciplinare che regola la coltivazione senza diserbo chimico e fertilizzanti di sintesi, la raccolta ed essiccazione, e il Presidio Slow Food li ha sostenuti. Al momento comunque l’unica azienda che ha effettuato il catastino di produzione, che produce e trasforma il fico reale di Atessa, è l’azienda agricola “La Ruelle” fra la costa dei Trabocchi e le cime della Maiella che tratta il Fico Caracine, nome derivato da una antica tribù dei sanniti che ne facevano uso.

Una tradizione peraltro millenaria, quella del fico di Atessa: la città abruzzese ha una storia che affonda le sue radici nell’epoca romana e gli scavi archeologici hanno evidenziato il legame millenario con la coltivazione di questo frutto dolce, calorico (apporta al nostro corpo 249 calorie ogni 100 grammi!), mangiabile fresco d’estate ma anche d’inverno grazie appunto all’essiccazione. Nei secoli i fichi hanno svolto un ruolo centrale nell’economia locale, usati come alimento, come merce di scambio, dono e medicinale. Il fico è il classico toccasana per la salute: ricco di fibre, sali minerali, vitamine, ottimo per le ossa, la pelle e il sistema immunitario. Questa varietà “Reale” viene consumata nei mesi invernali al calore di un fuoco accesso, farciti di noci e accompagnati da mosto cotto

E anche quello di Atessa, rigorosamente coltivato secondo la tradizione, non manca di preservare queste preziose qualità. Attraverso una procedura ancora manuale, una riscoperta di saperi e sapori che ha entusiasmato soprattutto le giovani generazioni: “I fichi vengono raccolti a mano fra la seconda metà di agosto e la fine di settembre, facendo attenzione a mantenere il picciolo – spiega Vincenzo Menna – Quindi vengono stesi interi o tagliati a metà sui cannizzi sopraelevati e lasciati essiccare al sole di giorno e riposti al buio di notte; l’operazione viene ripetuta fino a quando il fico è secco ma ancora morbido al tatto. A questo punto i fichi vengono farciti con un gheriglio di noce e dopo averli richiusi, vengono passati in forno ad una temperatura di circa 80/90° e infine riposti con foglie di alloro in un luogo buio e asciutto sino all’inverno”.

Che il fico reale di Atessa, coltivabile anche grazie al microclima di queste colline, sia una varietà di particolare successo da secoli, lo dimostra la sua storia. Alcuni storici del passato raccontano, ad esempio, che Roberto d’Angiò, sulla zona di Chieti, avesse addirittura imposto, nel 1320, delle gabelle sui fichi secchi prodotti ad Atessa e commercializzati via mare. Nella “Descrizione del Regno delle due Sicilie” di G. Del Re (1835), si ribadisce che gli alberi producono frutti copiosi che “…oltre il consumo interno ne vendono una parte alle genti di montagna, ne imbarcano un’altra per la Dalmazia, Fiume, Trieste, Venezia, e ne traggono circa 15000 ducati l’anno”.

Ancora oggi, grazie alla sua riscoperta, il fico di Atessa è conosciuto anche all’estero e talvolta nelle fiere internazionali la domanda finisce per superare l’offerta. Ed è alla base di molte ricette tipiche della pasticceria locale, come ad esempio il Torrone di fichi secchi di Atessa, un dolce antico e pregiato composto da miele, fichi secchi e noci, la Squacciata di fichi, e i fichi secchi al cioccolato, di cui vi proponiamo la ricetta qui sotto.

Azienda agricola La Ruelle

Contrada Piana Matteo 55

660 41 Atessa (CH) Italy

telefono 39 333 34 35274

info@laruelle.it

RICETTA: FICHI SECCHI AL CIOCCOLATO

Ingredienti

– Fichi secchi di Atessa

– Mandorle

– Cioccolato fondente fuso a bagnomaria

– Chiodi di garofano pestati

– Cedro candito tagliato a listarelle

Preparazione

In ogni fico secco disponete una mandorla tostata al forno, il pesto dei chiodi di garofano e una listarelle di cedro candito. Richiudete i fichi e immergeteli nel cioccolato fondente fuso a bagnomaria. Toglieteli e lasciateli scolare dal cioccolato in eccedenza.  Poggiateli sopra della carta oleata e fateli asciugare.

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