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Fed, tapering in arrivo ma svolta solo nel 2022: parla Baglioni

Tutti gli occhi sono rivolti all’atteso summit della Fed di mercoledì 15 dicembre – Secondo l’economista Angelo Baglioni dell’Università Cattolica, è probabile la riduzione dell’acquisto di titoli ma “il vero cambio di passo con l’aumento dei tassi d’intesse” arriverà presumibilmente “a metà del 2022”

Fed, tapering in arrivo ma svolta solo nel 2022: parla Baglioni

Quella di domani è una riunione della Federal Reserve più attesa del solito. Non che i mercati si aspettino particolari scossoni dalle parole di Jerome Powell, ma molto probabilmente diverranno più nitidi gli scenari dell’economia e della politica monetaria americana nel 2022. La riunione della Fed sarà comunque un appuntamento importante da monitorare per aggiornare le considerazioni della prima economia del mondo su quello che sta avvenendo in tema di inflazione.

«Mi aspetto una conferma della riduzione graduale netta dell’acquisto di titoli sul mercato. Il tapering era già stato annunciato nella riunione scorsa, per una cifra vicina ai 15 miliardi al mese: forse potrebbe essere ulteriormente rafforzato visti gli ultimi numeri sull’inflazione, calcolata al 6,8%. Powell ha anche detto nei giorni scorsi che il termine “temporaneo” non va più usato per parlare di inflazione. Io aggiungo che a questi livelli si tratta comunque di un dato “temporaneo”. Mentre occorrerà del tempo per vederla riposizionarsi verso la soglia del 2%». È quanto osserva Angelo Baglioni, economista della Cattolica e autore del libro “Le frontiere della politica monetaria. Dal quantitative easing ai tassi negativi”.

Politica permettendo, negli Usa si va dunque verso un nuovo assetto della politica monetaria attraverso una graduale exit strategy dalle politiche di allentamento e dai tassi di interesse vicini allo zero. «L’esperienza storica ci aiuta a delineare delle tappe ben precise in questi scenari – prosegue Baglioni – Si parte sempre con il tapering, così come sta avvenendo negli Stati Uniti, e solo in un secondo momento si dà avvio alla fase di aumento dei tassi di interesse. In linea generale poi si assiste ad una riduzione dello stock del portafoglio titoli in mano alla Banca centrale. Tuttavia in questa specifica situazione economica, anche se la Fed è orientata a ridurre i suoi acquisti netti, è probabile che mantenga un portafoglio titoli costante nei prossimi anni, rinnovando gli strumenti finanziari in scadenza».

Rimarrà dunque sul campo la grande questione relativa all’immensa liquidità che circola sui mercati mondiali, cui si è aggiunta la variabile non più transitoria di un’inflazione destinata ad accompagnare a lungo il ciclo economico post Covid, negli Stati Uniti e nell’area euro. Secondo Baglioni, «resterà nel quadro economico mondiale un’ampia offerta di moneta e i bilanci delle principali banche centrali manterranno dimensioni molto grandi. L’orientamento espansivo rimarrà negli scenari finanziari ancora per parecchio tempo».

In attesa del cosiddetto “new normal” delle politiche monetarie occidentali, resta da capire cosa succederà nei mercati quando inizieranno i preparativi per i veri e propri aumenti dei tassi. «Non penso che i mercati nel brevissimo avranno grandi reazioni – conclude Angelo Baglioni – Per il momento è tutto già scontato nelle analisi e nelle previsioni degli operatori, anche per quanto concerne le aspettative di inflazione. Il vero cambio di passo lo osserveremo solo tra qualche mese, quando la Fed annuncerà la prima fase di aumento dei tassi di interesse, presumibilmente verso la metà del 2022. Con l’aumento dei Federal Funds entreremo in una nuova stagione».

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