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Fed e petrolio danno slancio alle Borse

In attesa dell’Eurogruppo la Fed decide un nuovo robusto pacchetto di aiuti all’economia Usa per 2.300 miliardi di dollari che incoraggia i mercati – Accordo in vista anche all’Opec sul petrolio, i cui prezzi registrano un balzo del 10% – Fca trascina Piazza Affari

Fed e petrolio danno slancio alle Borse

Chiusura positiva per i listini europei, nell’ultima seduta prima delle feste di Pasqua, ma senza che la trattativa nella zona euro abbia prodotto, almeno per ora, la solidarietà chiesta dall’Italia. L’avvio della riunione dell’Eurogruppo è stato posticipato alle 18, con l’obiettivo di trovare una mediazione, ma il no tedesco e olandese ai Coronabond è già risuonato forte e chiaro.

Piazza Affari sale dell‘1,39%, a 17.621 punti, al traino di Fca +5,06%, sugli scudi dopo le rassicurazioni di John Elkann sul fatto che la fusione con PSA andrà in porto. Nel finale sono in maggior progresso Francoforte +2,3%; Parigi +1,44%; Madrid +1,73%. Londra sopravanza gli altri listini con una crescita del 3,93%, anche a seguito della notizia che la Bank of England finanzierà direttamente la spesa aggiuntiva del governo su basi temporanee, il che permetterà all’esecutivo di bypassare il mercato obbligazionario.

Wall Street ha aperto in rialzo e prosegue ben intonata, dopo che la Federal Reserve ha sparato una nuova potenza di fuoco: un pacchetto di misure da 2.300 miliardi di dollari a sostegno di imprese e famiglie. Un flusso di aiuti che mette in secondo piano le preoccupazioni per un aumento settimanale di richieste di sussidi di disoccupazione superiore alle attese (6,6 milioni, contro 5 milioni previsti) e l’espandersi dell’epidemia di Covid 19.

Soffre un po’ i dati macro il dollaro. L’euro recupera posizioni sul biglietto verde, con il cambio in progresso a 1,09. 

Fra le materie prime l’attenzione è particolarmente viva sul petrolio, con il summit dell’Opec+ che dovrebbe decidere i tagli in questa fase di ferma globale, con l’obiettivo di sostenere i prezzi. Reuters scrive che si discute un taglio fino a 20 milioni di barili al giorno, pari a circa il 20% delle forniture totali. Il Brent progredisce dell‘1,3% a 33,27 dollari al barile; il greggio Usa guadagna il 2,4% quotando 25,70 dollari al barile. 

L’incertezza globale sostiene anche l’oro, che s’impenna a 1735 dollari l’oncia con un balzo del 3% circa.

In Piazza Affari, dietro a Fca, risale Hera +4,73%. In rialzo Stm +4,58%, che guarda ai tecnologici Usa. Prosegue la corsa di Banca Mediolanum +4,5%. Piccoli spunti su Eni, +0,14%, che sarebbe nel mirino del fondo sovrano saudita Pif (Public Investment Fund) il quale avrebbe puntato recentemente 1 miliardo di dollari secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, sul cane a sei zampe, ma anche su Royal Dutch Shell, Total e Equinor. Secondo la ricostruzione, che cita persone a conoscenza delle operazioni, il fondo avrebbe approfittato del forte ribasso dei titoli dovuto alla pandemia di coronavirus e al tonfo dei prezzi del petrolio per le divergenze tra Arabia Saudita e Russia sui livelli di produzione puntando circa 200 milioni di dollari su Equinor, mentre il resto sarebbe stato investito in titoli delle altre tre compagnie petrolifere.

La blue chip peggiore è Telecom –2,32% con il settore delle telecomunicazioni che subirà un impatto negativo dal coronavirus soprattutto sul fronte dei ricavi che saranno colpiti, secondo il Ceo, dallo stop alla vendite nei negozi, dal ritardo dei pagamenti, dal posticipo degli investimenti e dal crollo del traffico del roaming.

Vendite su Buzzi -1,22%; Unipol -1%; Tenaris -0,73%.

Banche positive, a partire da Banco Bpm +2,78%. Fanno eccezione Mediobanca -0,43% e Intesa -0,69%, quest’ultima dopo che molti pezzi da 90 di Ubi (+2,37%) risultano ostili alla Ops.

Freddo il secondario italiano: lo spread con il decennale tedesco scende a 193 punti base (-1,29%),il rendimento del Btp 10 anni è +1,58%. L’asta di Btp da 9,5 miliardi conclusa oggi dal Tesoro registra invece le tensioni degli ultimi giorni sul debito pubblico. Il rendimento medio del Btp a 3 anni con scadenza giugno 2023 (terza tranche per 4,5 miliardi) sale allo 0,86% dallo 0,74% di marzo; quello del Btp settennale con scadenza gennaio 2027 (nona tranche per 3 miliardi) all’1,37% dallo 0,92%. Il tasso del Btp a 15 anni marzo 2036 (per 1,25 miliardi,  seconda tranche) è pari a 2,06% (1,489% nell’emissione via sindacato di febbraio) e quello del 30 anni settembre 2044 (18ma tranche per 750 milioni) al 2,49%.

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