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Facebook nel mirino dell’Antitrust italiano

Il social network non ha obbedito alle prescrizioni arrivate a fine 2018 dall’Autorità e rischia una nuova multa da 5 milioni – Il caso riguarda le informazioni insufficienti fornite agli utenti sull’utilizzo economico dei loro dati

Facebook nel mirino dell’Antitrust italiano

L’Antitrust italiano ha aperto un procedimento d’inottemperanza nei confronti di Facebook, che non ha obbedito alle prescrizioni arrivate a fine 2018 dalla stessa Autorità. Il caso riguardava l’insufficienza delle informazioni fornite agli utenti in fase d’iscrizione sulla raccolta e sull’utilizzo a fini commerciali dei dati personali. L’Antitrust fa sapere che a questo punto Facebook rischia una nuova sanzione amministrativa pari a 5 milioni di euro, oltre a quella di pari importo inflitta due anni fa.

Oltre alla prima multa (che complessivamente ammontava a 10 milioni, ma poi 5 sono stati cancellati con un ricorso accolto dal Tar), l’Autorità aveva vietato al social network di proseguire la pratica ingannevole, imponendogli di pubblicare una dichiarazione rettificativa sulla homepage del sito internet aziendale per l’Italia, sull’app Facebook e sulla pagina personale di ciascun utente italiano registrato.

La decisione, ricorda l’Antitrust, si fondava sulla valutazione che il patrimonio informativo costituito dai dati degli utenti di Facebook, in ragione della profilazione ad uso commerciale e per finalità di marketing, acquista un valore economico idoneo che configura l’esistenza di un rapporto di consumo, anche in assenza di corrispettivo monetario. Peraltro il provvedimento è stato confermato sul punto dal Tar.

“Nonostante l’avvenuta rimozione del claim “è gratis e lo sarà per sempre” dalla home page, il consumatore che si voglia registrare al social network tuttavia continua a non essere informato dalla società, con chiarezza e immediatezza, quanto alla raccolta ed all’utilizzo dei propri dati con finalità remunerative – si legge nella nota dell’Antitrust – Risulta, inoltre, che Facebook non abbia pubblicato la dichiarazione rettificativa”.

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