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Facebook blocca notizie in Australia: cosa sta succedendo?

Un disegno di legge sul pagamento delle notizie agli editori proposto dal Governo australiano ha mandato su tutte le furie Facebook che ha bloccato la condivisione di link e notizie in tutta l’Australia. Ecco tutto ciò che c’è da sapere

Facebook blocca notizie in Australia: cosa sta succedendo?

Da mesi è in atto uno scontro durissimo tra Facebook e il governo australiano che ha portato il social network più popolare al mondo a prendere una decisione senza precedenti: Facebook ha bloccato agli utenti australiani la possibilità di condividere e visualizzare link e notizie.

I MOTIVI DELLO SCONTRO

Oggetto del contendere è il disegno di legge sulla gestione delle notizie online attualmente in discussione al Senato che prevede l’obbligo per i colossi del web di pagare gli editori per la condivisione delle news. La cifra da versare sarà stabilita sulla base di calcoli effettuati da soggetti terzi. 

Nel mirino delle autorità australiane non c’è dunque solo Facebook, ma anche e soprattutto Google che ha però scelto la strada della mediazione: il colosso di Mountain View ha infatti stretto accordi con i tre più grossi media australiani che stabiliscono il pagamento di “somme significative” per consentire al motore di ricerca di attingere ai loro contenuti. Non ci sono cifre ufficiali, ma secondo il Sydney Morning Herald che cita “fonti del settore a conoscenza dei colloqui”, Google avrebbe accettato di pagare oltre 30 milioni di dollari australiani (19 milioni di euro) l’anno per l’uso di news di Nine Entertainment Co. Holdings Limited, uno dei maggiori gruppi pubblici di media australiani che comprende il Canale Tv 9 e i quotidiani Sydney Morning Herald, The Age e The Australian Financial Review.

Tra l’altro è stato proprio il Governo australiano ad affermare che, se i grandi colossi del web avessero stretto autonomamente accordi con gli editori, il disegno di legge sarebbe stato messo da parte. Già da qualche mese però, i responsabili di Facebook avevano detto di non essere disposti a sborsare un dollaro agli editori, sostenendo che il disegno di legge – se approvato – ridurrà la possibilità per gli utenti di informarsi e di essere informati correttamente. 

COSA STA SUCCEDENDO

Se Google ha preferito mantenere un “profilo basso” e accordarsi, Facebook ha deciso di alzare la posta. Da stamattina gli utenti australiani che entrano nel social network – e parliamo di circa di 17 milioni di utenti mensili – non possono condividere né visualizzare i link che rimandano alle notizie pubblicate dai media (sia locali che internazionali). Non solo, nemmeno chi vive fuori dall’Australia può avere accesso alle notizie australiane. Facebook ha infine bloccato le pagine ufficiali dei servizi di emergenza, di sanità e di polizia che vengono solitamente utilizzati per lanciare allarmi o avvertimenti. 

Come riporta l’Agi, il ministro delle Finanze, Josh Frydenberg ha commentato la decisione di Facebook, parlando di un’azione “non necessaria, brutale”, che “danneggerà l’immagine del social in Australia”. Nonostante ciò, Fryedenberg ha assicurato che il Governo conservatore (appoggiato anche dall’opposizione formata da laburisti e verdi) “non si farà piegare” e che resta “risolutamente determinato” ad andare avanti per la sua strada. “Quello che gli eventi di oggi confermano per tutti gli australiani è il dominio di questi colossi nella nostra economia e nel panorama digitale”, ha aggiunto il ministro.

Facebook da parte sua ha fatto sapere che le pagine ufficiali del governo “non dovrebbero essere interessate” dalle misure di rappresaglia, impegnandosi a ripristinare le pagine che sono state “inavvertitamente colpite”.

IL DIBATTITO INTERNAZIONALE

In ballo non c’è solo l’Australia. Da anni infatti, in tutto il mondo, si discute sul modo in cui i colossi del web sfruttano le notizie pubblicate dai giornali (che per produrle hanno dei costi) senza versare loro neanche un soldo come “indennizzo”. Il caso australiano potrebbe dunque diventare un pericoloso precedente per le società di internet che sinora hanno sempre rifiutato di pagare, sostenendo che le loro condivisioni e visualizzazioni diano visibilità e portino un guadagno agli editori. Qualcosa però comincia a muoversi. Ricordiamo infatti che, il mese scorso, Alphabet (controllante di Google) ha firmato un’intesa preliminare sul copyright con gli editori francesi sulla retribuzione delle testate per la pubblicazione dei loro contenuti. 

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