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Export in Argentina: puntare su tecnologia e know-how

Come indicato da SACE, il Paese ha urgente bisogno di un cambio di strategia e di un piano di riforme per recuperare credibilità sui mercati internazionali. Esportazioni italiane in calo tendenziale del 4,2% nei primi 9 mesi 2014 ma per il Made in Italy si segnalano opportunità in meccanica strumentale e minerario.

Export in Argentina: puntare su tecnologia e know-how

Gli avvenimenti degli ultimi mesi hanno minato la credibilità sui mercati internazionali dell’Argentina. Occorre tuttavia ricordare che lo scorso maggio il Paese si è impegnato a ripagare gli arretrati verso i Paesi creditori del Club di Parigi per una somma pari a 9,7 miliardi di dollari. Inoltre, all’inizio di quest’anno, per migliorare la percezione dell’ambiente business il parlamento argentino ha trovato un accordo per il rimborso di Repsol, espropriata della maggioranza di Ypf. Secondo quanto pubblicato nell’ultimo Focus SACE, la decisione di non rimborsare gli hedge fund a seguito della sentenza di giugno è in parte giustificata dal fatto che il governo argentino teme che il pagamento del 100% del suo debito non ristrutturato possa favorire molteplici richieste da chi aveva accettato i concambi, per via della clausola RUFO (Rights Upon Future Offers). La clausola infatti attribuisce ai creditori che hanno accettato la precedente ristrutturazione la possibilità di pretendere gli stessi diritti degli holdout, ovvero il pagamento in toto. E questa clausula è scaduta il 31/12/2014.

Il Selective Default sta avendo una serie di ripercussioni sull’economia argentina:
• contrazione del PIL dell’1,7% nel 2014 e dell’1,5% nel 2015;
• crescita del tasso d’inflazione, peggiorando le prospettive attraverso una riduzione dei salari reali, calo di consumi e investimenti fissi e aumento del malcontento sociale (scioperi, proteste e incremento della criminalità);
• aumento dei rendimenti dei bond governativi e dei titoli dei governi locali. Il prezzo dei CDS a 5 anni ha indicato per un periodo prolungato la possibilità di un default;
• fuga di capitali, con il peso argentino tornato di nuovo sotto pressione: sarà probabilmente necessaria un’ulteriore svalutazione dopo quella di inizio anno (il cambio potrebbe raggiungere i 9-10 USD), con un impatto diretto sui costi delle importazioni e quindi sull’inflazione;
• riduzione del surplus commerciale (-28% nel primo semestre 2014) per effetto della minore competitività dei prodotti, dell’aumento dell’import di energia, del calo dei prezzi internazionali dei prodotti esportati come soia, mais e farina.

Ecco allora che per uscire da questa impasse, il Paese ha urgente bisogno di un cambio di strategia e di un piano di riforme. In particolare è necessario agire su tre aspetti chiave: politiche più restrittive, rafforzamento dell’industria manifatturiera locale e contenimento della fuga di capitali.

Le esportazioni italiane nei primi 9 mesi del 2014 hanno registrato un calo tendenziale del 4,2%. Tenendo conto dell’elevata inflazione, di una possibile svalutazione del peso e di misure volte a contenere la fuga di capitali, le stime SACE prevedono per il 2014 un calo dell’export del 6-7%. Nel 2013 le esportazioni italiane in Argentina sono state superiori a 1 miliardi di euro e si sono concentrate in prevalenza nei settori di meccanica strumentale (47,5% del totale), autoveicoli (10%) e metallurgia (7,8%). L’Italia rappresenta per importanza il decimo mercato di provenienza delle importazioni argentine, in una classifica dominata da Brasile, Cina e USA. In questo senso le maggiori opportunittà arrivano da settore minerario (estrazione di oro, argento, rame, graniti e litio) e risorse energetiche. In particolare, la recente scoperta di giacimenti di shale gas colloca l’Argentina al terzo posto nel mondo per dotazione di idrocarburi non convenzionali, dopo Cina e USA. Questi tre settori offrono opportunità per le esportazioni Made in Italy di meccanica strumentale, considerando che la domanda argentina dal mondo per questi beni è cresciuta del 5% medio annuo tra il 2007 e il 2013 raggiungendo 10,6 miliardi di dollari. Altre opportunità sono nei settori automotive (le cui importazioni sono cresciute di quasi il 13% all’anno negli ultimi 6 anni), chimica (+6,7%), gomma e plastica (+6,2%), energie rinnovabili e nel trattamento dei rifiuti (inclusa la valorizzazione energetica). In questo scenario, la situazione argentina richiede un’elevata attenzione da parte degli operatori internazionali, per i quali resta alto il rischio di mancato pagamento sia da controparti private che pubbliche. Agli agenti si raccomanda cautela, cercando di selezionare controparti con primario merito di credito e che presentano ricavi in valuta forte. Come sottolineato, le opportunità vanno colte nei settori strategici come agricoltura, energia, minerario, fondamentali per lo sviluppo del Paese, proprio dove persiste carenza di tecnologia e know-how.

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