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Export e insolvenze: 2016 timido, ora serve crescita

Atradius prevede un timido miglioramento globale, con i rischi che arrivano da prezzo del petrolio, politiche Fed e rallentamento dei Paesi emergenti. Olanda e Spagna le migliori, ma per l’Area Euro pesa sempre la Grecia.

Export e insolvenze: 2016 timido, ora serve crescita

Come riportato da Atradius, in molte economie avanzate i rischi di insolvenza per le imprese sono previsti in aumento per quest’anno, dopo gli sviluppi positivi riscontrati  nel 2015. Gli analisti prevedono un timido miglioramento nella maggior parte dei mercati, con i rischi che arrivano dalle prospettive al ribasso dei prezzi del petrolio, dalla normalizzazione delle politiche monetarie USA e dal rallentamento dei Paesi emergenti.

Gli scenari rimangono incerti, laddove il livello dei prezzi delle materie prime dovrebbe continuare a pesare sulle prospettive delle economie trainate dall’export. Tra queste, soprattutto in Australia e Norvegia, dove le esportazioni rappresentano oltre il 60% del PIL totale. E se entrambe le economie si stanno lentamente adeguando, aiutate dal deprezzamento e dall’allentamento della politica monetaria, in Australia le insolvenze sono comunque previste in aumento del 6%.

I livelli assoluti si mantengono superiori a quelli pre-crisi in entrambi i Paesi, a + 22% e + 42% rispettivamente. Senza dimenticare che gli stessi mercati del Nord America dovranno affrontare anche la pressione al ribasso derivanti dai prezzi del petrolio. A loro volta, le misure monetarie intraprese dalla Federal Reserve potrebbero avere un impatto negativo sulle imprese, provocando un rialzo dell’onere sui prestiti. Queste divergenze tra gli USA e la maggior parte degli altri mercati avanzati, tuttavia, rende i beni di consumo statunitensi più appettibili per gli investitori internazionali, migliorando i livelli di liquidità negli USA.

In particolare, per i Paesi dell’Estremo Oriente (Australia, Giappone e Nuova Zelanda) le turbolenze nei mercati emergenti, aggravate dal rallentamento in Cina e dal prezzi delle materie prime, sarà un ostacolo per le imprese. Mentre, allo stesso tempo, il calo della domanda nei mercati emergenti, aggravato da valute nazionali più deboli, continuerà a trascinare le esportazioni delle imprese di Area Euro, USA, UK e Danimarca.

In linea con la ripresa economica nell’Area Euro, il contesto imprenditoriale necessita di un altro anno prima di riportare miglioramenti significativi. Con solo -5% di variazione dell’aggregato insolvenze, i livelli di miglioramento previsti risultano la metà di quello che erano nel 2014, quando l’economia era molto più fragile. La Grecia, in particolare, continua a pesare sulle prospettive dell’Area Euro con un ulteriore aumento dei fallimenti pari a +5% per quest’anno, dopo il +10% stimato nel 2015. Incertezza politica, basso consumo e controlli sui capitali continuano a creare un ambiente operativo molto difficile per le piccole e medie imprese che dominano la scena economica in Grecia. La crisi del debito ellenico ha portato l’ammontare dei tassi di insolvenza a cinque volte il livello registrato nel 2007. E il livello di fallimenti nella periferia dell’Area Euro rimane notevolmente superiore rispetto agli anni precedenti la crisi finanziaria globale: in Portogallo è 4.4 volte superiore al 2007; in Italia è 2.8; in Spagna 2.5. Complessivamente, in Olanda e Spagna sono previsti la maggior parte dei miglioramenti del clima imprenditoriale nel 2016. Il boom economico registrato in Irlanda è previsto rallentare leggermente di quest’anno, con le insolvenze in calo del 6% e tuttavia, come in Spagna, rimanendo a un livello due volte più alto rispetto al 2007, prima dello

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