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Eurovita: blocco dei riscatti spostato a ottobre. I sottoscrittori sono salvi

Il blocco dei riscatti riguarda solo Eurovita: se nel frattempo una polizza passa a una nuova entità, come è nel piano, il riscatto sarà comunque possibile. Si tira un sospiro di sollievo. Per ora. Il caso Eurovita è la punta di un iceberg del settore assicurativo vita

Eurovita: blocco dei riscatti spostato a ottobre. I sottoscrittori sono salvi

Con un accordo in mano tra tutti gli attori del caso-Eurovita, l’Ivass, l’Authority di vigilanza sulle assicurazioni in capo a Bankitalia, sposterà la data del blocco dei riscatti a ottobre, solamente per consentire di mettere a terra tutti i provvedimenti già decisi.
Il blocco dei riscatti, va sottolineato, riguarda solo Eurovita: ciò significa che se nel frattempo una polizza passa a una nuova entità, come è nel piano, il riscatto sarà comunque possibile. Ciò che è alla base di questo accordo è che i 350mila detentori delle polizze di Eurovita sono salvi e non perderanno un euro.

Un salvataggio che riguarda 350.000 sottoscrittori, 31 banche, 5 assicurazioni: un intero sistema

Lo schema del piano di salvataggio è quello indicato che porta la firma di 31 banche e 5 assicurazioni.
A valle della decisione di salvaguardare i sottoscrittori, ma con essi anche l’intero sistema assicurativo, ci saranno provvedimenti tecnici che riguarderanno i rapporti tra assicurazioni e banche e tra grandi banche e piccole banche.
Nel corso di questi ultimissimi giorni sono stati 36 i consigli di amministrazione tra assicurazioni e banche coinvolte che si sono dovuti riunire urgentemente per dare approvazione al piano.
Accordo che come è noto prevede la costituzione di una Newco ad hoc da parte dei cinque big assicurativi (Intesa Vita, Generali, Poste, Unipol e Allianz) e che essa rilevi per una cifra simbolica la compagnia. Successivamente si passerà a spacchettare il business in cinque rami d’azienda, tutti della stessa dimensione, che verrebbero rilevati in un secondo momento dai big assicurativi chiamati al tavolo. In questo modo scomparirebbe la compagnia e il brand Eurovita, mentre i sottoscrittori delle polizze si ritroverebbero con in mano un contratto con Generali oppure con Unipol, Allianz, Poste o Intesa, ovviamente con tutte le garanzie che ciò comporta.

Il supporto bancario con linee di credito

Certo, anche per il sistema bancario non è e non sarà esattamente uno scherzo perchè tutti dovranno essere in grado di essere pronti a pagare gli eventuali riscatti. Proprio per questo un capitolo chiave dell’accordo riguarda le linee di credito su due livelli diversi: entro una certa soglia, saranno direttamente le banche distributrici a predisporre le linee di credito, mentre se si dovesse superare quella percentuale, interverranno in pool le banche più grandi che si sono dichiarate disposte a far da “garanti”. E proprio su quest’ultimo punto si è basata la chiusura del cerchio di protezione.

Più tardi oggi verrà ufficializzato l’accordo, sotto gli auspici di Ivass, Banca d’Italia e governo, dal commissario Alessandro Santoliquido, subentrato a marzo nella gestione di Eurovita dopo la mancata ricapitalizzazione da parte dell’azionista di controllo, il fondo britannico Cinven.

Il caso-Eurovita è la punta di un iceberg rappresento dall’intero settore Vita in crisi

Si viene a chiudere così un capitolo drammatico iniziato a febbraio quando l’Ivass ha commissariato Eurovita , il primo commissariamento di una compagnia esercitante il Ramo che nell’immaginario collettivo era considerato risk free.
Ora si tira un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo. Ma il caso-Eurovita rischia di essere la punta dell’iceberg rappresentato dall’intero Settore Vita che sta risentendo di una profonda crisi. Dati Ania alla mano, il 2022 era già da ascrivere negli annali per il record negativo dei flussi di riscatto delle polizze vita negli ultimi 10 anni. E nei primi tre mesi di quest’anno le polizze Vita hanno chiuso con una raccolta netta negativa per 4,8 miliardi, in calo di oltre 10 miliardi di euro rispetto al primo trimestre 2022. In particolare, nel primo trimestre dell’anno le compagnie hanno registrato entrate (premi incassati) pari a 25, 2 miliardi che però non hanno compensato le uscite (pagamenti per riscatti, scadenze rendite e sinistri) pari a 30 miliardi. E il presidente dell’Ivass Luigi Federico Signorini nella sua relazione annuale non ha risparmiato allarmi sul tema, pur rassicurando che esistono adeguati presidi. Intanto si guarda già avanti. I regolatori italiani, in particolare l’Ivass, stanno seguendo da vicino i lavori della direttiva europea sul fondo di tutela degli assicurati, sulla falsariga del Fitd (Fondo Italiano di Tutela dei depositanti). Sono noti come Fondi di garanzia degli assicurati (Insurance Guarantee Schemes-IGS).

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