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Euro, debito, pensioni, lavoro, flat tax: patto Lega-M5S punto per punto

La nuova versione del contratto prevede un parziale dietrofront sul taglio del debito (250 miliardi) con la Bce e il taglio sulle pensioni sopra 5 mila euro. Definita una nuova versione del reddito di cittadinanza. Riconciliazione con la Russia ma si discute ancora su rapporti con la Ue e sulla spesa in deficit

Euro, debito, pensioni, lavoro, flat tax: patto Lega-M5S punto per punto

Per il momento l’Italia non uscirà dall’euro né i cittadini avranno la possibilità di dire la loro sulla questione attraverso un referendum consultivo sulla moneta unica. Cambiano le richieste sul debito e la Tav torna in forse.

Nel nuovo contratto di governo ultimato ieri da Movimento 5 Stelle e Lega entrano a forza anche i vaccini, con una palese apertura nei confronti dei no-vax, ma soprattutto debutta una nuova riforma costituzionale necessaria per introdurre il vincolo di mandato, abolire il Cnel e ridurre il numero dei parlamentari. Punti, gli ultimi due, alla base della riforma, voluta dal Governo Renzi, bocciata lo scorso 4 dicembre e contrastata da Lega e Movimento 5 Stelle.

Restano i cavalli di battaglia di entrambi i partiti: flat tax e reddito di cittadinanza, ma non sono pochi i punti ancora da definire.

Le 39 pagine di documento – quasi definitivo – prodotte dal gruppo di lavoro formato da parlamentari ed esperti di Lega e M5S, passate già al vaglio dell’incontro di giovedì sera tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini anche se su tutta l’operazione manca ovviamente il responso del Quirinale.

Molte le novità rispetto alla precedente bozza, pubblicata martedì dall’Huffington Post, che aveva creato non poche polemiche e suscitato una violenta reazione dei mercati. Tra questa va segnalata, in una delle ultime modifiche, una ufficiale presa di posizione sul Jobs Act. Ecco, i capitoli più significativi del nuovo contratto di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle. Che, secondo l’ex Mister Spending Review, Carlo Cottarelli avrebbe un costo che si aggira sui 100 miliardi.

FLAT TAX

Il documento contiene l’ormai celeberrima Flat tax, i cui dettagli dovranno essere valutati dai leader dei due partiti alla guida dell’Esecutivo. Il meccanismo di base però dovrebbe essere il seguente: due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, famiglie e partite IVA (non si sa ancora con quale tetto di reddito), aliquota fissa al 15% per le società.

Tra le novità fiscali previste figurano l’addio a spesometro e redditometro. C’è una contraddizione invece sul condono: da un lato si invoca lo stralcio delle cartelle Equitalia, tema caro soprattutto alla Lega, anche se solo in casi particolari come ad esempio perdita di lavoro, malattie, crisi familiari, ecc.; dall’altro lato c’è il classico proclama “manette agli evasori”, cifra dei 5 stelle, tradotto con un perentorio “inasprimento dell’esistente quadro sanzionatorio, amministrativo e penale, per assicurare il carcere vero per i grandi evasori”.

REDDITO DI CITTADINANZA

Confermata l’introduzione del reddito di cittadinanza da 780 euro al mese per “persona singola” che riceverà tre proposte nell’arco di due anni (tempistica ancora da discutere). Se rifiutate tutte, il beneficio decadrà. Il testo contiene anche la “pensione di cittadinanza”, vale a dire “un’integrazione per un pensionato che ha un assegno inferiore ai 780 euro mensili secondo i parametri previsti per il reddito di Cittadinanza”. Necessari, secondo quanto indicato, 17 miliardi di euro l’anno cui occorre sommare ulteriori 2 miliardi utili per riformare i centri per l’impiego. Per le coperture, almeno in parte, si prevede l’utilizzo di fondi europei.

Saranno reintrodotti i voucher aboliti dal Governo Gentiloni, ma i nuovi ticket verranno rivisti e corretti allo scopo di evitare abusi. “La cancellazione dei voucher ha creato non pochi disagi ai tanti settori per i quali questo mezzo di pagamento rappresenta uno strumento indispensabile”, dice il contratto. E quindi l’intenzione è quella di “resuscitarli” anche se con un nome diverso: “Bisogna introdurre un apposito strumento, agile ma chiaro e semplice, che non si presti ad abusi per la gestione dei rapporti di lavoro accessorio”.

PENSIONI

A pagina 21 c’è lo stop alla legge Fornero allo scopo di “provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni “. Si prevede poi lo stanziamento 5 miliardi di euro per “agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse”.

Contemplate l’introduzione della cosiddetta Quota 100 e la proroga dell’”opzione donna”, stabilito anche (al punto 24 del contratto) un taglio alle pensioni d’oro sopra i 5.000 euro “non giustificate dai contributi versati” (quindi ci si riferisce al sistema retributivo e non a quello contributivo entrato in vigore successivamente). Si potrà andare in pensione anche dopo aver versato 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica.

DEBITO PUBBLICO, DEFICIT E RAPPORTI CON LA UE

Sparisce dal testo, come anticipato, la richiesta di cancellare 250 miliardi di euro di debito accumulato nei confronti della Bce. Si parla invece di proporre una “revisione contabile” che consenta di escludere i titoli di Stato acquistati dalla BCE col Quantitative Easing dal calcolo del rapporto debito/PIL dei paesi dell’area euro. Uno “sconto” che riguarderebbe tutti i Paesi ma che appare egualmente insostenibile e improbabile.

Altra questione su cui si attende la valutazione congiunta di Di Maio è Salvini è quella relativa al deficit pubblico e al tetto del 3% per la quale al momento si parla solo di “programmazione pluriennale volta ad assicurare il finanziamento delle proposte oggetto del presente contratto attraverso il recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi, la gestione del debito e un appropriato ricorso al deficit”.

Per quanto riguarda i rapporti con la Ue, il contratto prevede di ridiscutere il contributo italiano all’Unione, superare la direttiva Bolkenstein che tanto ha fatto arrabbiare ambulanti e concessionari di stabilimenti balneari. Sulle banche spicca la “revisione radicale” del bail-in.

RUSSIA E POLITICA ESTERA

Delicato il punto 11 intitolato “Esteri”. M5s e Lega confermano l’appartenenza alla Nato e la visione degli Usa come “alleato privilegiato”. Parallelamente però si propone l’abolizione delle sanzioni imposte alla Russia “da riabilitarsi come interlocutore strategico al fine della risoluzione delle crisi regionali (Siria, Libia, Yemen)”. Mosca non dovrà più essere percepita come un “minaccia ma quale partner economico e commerciale”.

Al livello generale viene affermato il “principio di non ingerenza negli affari interni dei singoli Stati”. Non solo: saranno rivalutate anche le missioni internazionali “distanti dall’interesse nazionale italiano”.

IMMIGRAZIONE

Uno dei capitoli più corposi del contratto riguarda l’immigrazione, di cui con ogni probabilità si occuperà direttamente il numero uno della Lega, Matteo Salvini, che ha già rivendicato per sé il Viminale, assegnando al fidato Giorgetti il ruolo di sottosegretario con delega ai Servizi. Sono ancora molti, in questo capitolo, i punti segnati in rosso e quindi ancora aperti. Il documento cita il contrasto agli sbarchi di immigrati senza documenti, ma non si spiega come fare. Da rivedere la presenza dei Centri di Permanenza Temporanea (CIE) nelle singole regioni, e l’istituzione di un registro per i ministri di culto delle Moschee. Salvini e Di Maio dovranno discutere inoltre sulle domande di protezione internazionale per i rifugiati che dovranno avvenire nei paesi di origine o di transito. Da stabilire se tali strutture dovranno o meno garantire “la piena tutela dei diritti umani”.

Si stabilisce invece “la chiusura di tutti i campi nomadi irregolari; il contrasto ai roghi tossici; l’obbligo di frequenza scolastica dei minori pena l’allontanamento dalla famiglia”. Passa insomma la linea dura della Lega.

JOBS ACT

Il riferimento al Jobs Act è l’ultima aggiunta, tutta politica, al capitolo dedicato al lavoro: la colpa della riforma, nell’ottica dei due aspiranti partiti di maggioranza, è di aver creato la precarietà da contrastare “per costruire rapporti di lavoro più stabili e consentire alle famiglie una programmazione più serena del loro futuro”. Il contratto non evoca il ritorno dell’articolo 18, ma non è difficile prevedere che la discussione ritorni ad accendersi anche su questo tema eterno.

VACCINI

Punto destinato a far discutere riguarda il passo indietro sui vaccini. “Pur garantendo le necessarie coperture vaccinali – si legge – va affrontata la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale”. Tornano dunque in forse l’esclusione dalle scuole dei bambini non vaccinati e le sanzioni previste per i genitori.

COMITATO DI CONCILIAZIONE

Altra proposta significativa riguarda l’introduzione di un “Comitato di conciliazione” – che molti hanno già ribattezzato “Governo ombra” – che affiancherà il consiglio dei ministri allo scopo di risolvere le diatribe dei due partiti. Lo strumento è stato però attenuato rispetto alla precedente bozza, allo scopo di evitare possibili profili di incostituzionalità. E’ scomparso infatti dal testo la composizione del Comitato di conciliazione, rimandata “all’accordo fra le parti”. Nella prima bozza il Comitato era composto da presidente del Consiglio, leader e capigruppo delle due forze politiche, oltre al ministro competente per questione. Scompare inoltre la sospensione per almeno 10 giorni delle azioni sui temi controversi. Via anche la delibera a maggioranza qualificata dei due terzi. Cosa resta? La funzione di dirimere le controversie, come quella di suggerire soluzioni. Viene meno però la centralità dell’organo nella fase deliberante e allentata la morsa di un’intesa di largo respiro per sbrigliare gli affari più ostici e divisivi.

CONFLITTO D’INTERESSI

Il testo prevede modifiche al conflitto di interessi: si propone di estendere la disciplina a sindaci e dirigenti delle società partecipate dallo Stato. “Riteniamo – recita l’ultimo testo approvato – che debba qualificarsi come possibile conflitto di interessi l’interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l’esercizio obiettivo, indipendente e imparziale, di una funzione pubblica, non solo quando questo possa portare a un vantaggio economico a chi esercita la funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di interessi, ma anche in assenza di un vantaggio immediatamente qualificabile come monetario”. È sicuramente questa, come già scritto, la parte più riconducibile a Silvio Berlusconi, sia pur formulata in modo generico. Anche il secondo passaggio marca l’impronta “populista” dell’alleanza, rimanendo comunque nel vago: “Intendiamo inoltre estendere la disciplina a incarichi non governativi ossia a tutti quei soggetti che, pur non ricoprendo ruoli governativi, hanno potere e capacità di influenzare decisioni politiche o che riguardano la gestione della cosa pubblica, come ad esempio i sindaci delle grandi città o i dirigenti delle società partecipate dallo Stato”.

LE ALTRE MISURE

In tema di Giustizia da discutere sarà “la riforma della prescrizione dei reati”, mentre si andrà avanti su un tema caro ai leghisti, quello relativo alla legittima difesa.

Sulle grandi opere, si prevede la “sospensione dei lavori” della Tav allo scopo di ridiscutere il progetto, mentre riceve il via libera il Terzo Valico. L’Ilva non chiuderà, ma verranno salvaguardati i posti di lavoro da un lato e l’ambiente dall’altro, mentre su Alitalia si esclude il salvataggio, ma si propone un rilancio dell’azienda allo scopo di garantire la presenza “di un vettore nazionale competitivo”.

Faranno piacere all’ex Premier Renzi due delle misure proposte, per le quali però sarà necessaria una riforma costituzionale: l’abolizione del Cnel e la riduzione del numero dei parlamentari arrivando a 200 senatori e 400 deputati. In tema di modifiche della Carta.

Lega e M5S si giurano “leale cooperazione” sul Contratto di governo, ma eliminano nell’ultima versione del documento la parte che vincolava le forze politiche sia nel Consiglio dei ministri, sia in Parlamento. Compare invece un impegno reciproco a garantire la compattezza dei gruppi al momento delle votazioni sui provvedimenti che fanno parte del programma: una sorta di patto contro i voltagabbana. Vietati gli sgambetti in Aula anche su provvedimenti non ricompresi nel contratto ma ritenuti “fondamentali” da uno dei due partiti. Nel testo si legge: “Impegno a non mettere in minoranza l’altra parte in questioni che per essa sono di fondamentale importanza”. Gli accordi hanno una durata di 5 anni, per tutta la XVIII legislatura, con una verifica fissata nel mezzo del cammino. Altro accordo sancito nero su bianco è il patto di non belligeranza fra Lega e M5S nelle competizioni elettorali nazionali e locali.

Nessuna modifica in materia di Difesa, con un “più efficace impiego” del personale delle forze armate, l’impegno alla “tutela dell’industria italiana”, in particolare “progettazione e costruzione di navi” (Fincantieri) “aeromobili e sistemistica high tech” (Leonardo Finmeccanica), la previsione di “nuove assunzioni nelle forze dell’ordine”. Lega e M5S prevedono una rivalutazione della presenza dei militari italiani in missione all’estero. Anche in questa ottica, nel nuovo testo si aggiunge l’impegno a una spending review per “razionalizzare lo spreco di risorse nelle spese militari anche con riferimento alla riforma del patrimonio immobiliare dismesso”.

Mano pesante la mano sui cosiddetti privilegi della politica: ricalcolo delle pensioni sulla base del sistema contributivo per tutti i parlamentari, i consiglieri regionali e tutti i dipendenti degli organi costituzionali “anche per il passato”. Stretta sulle auto blu e sulle scorte.

Resta la richiesta all’Ue di riforma della Politica agricola comune. E resta la volontà di modificare l’Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura e il Sistema informativo di servizi del comparto. Rispetto alla prima bozza fa capolino la pesca: anche qui, lotta a Bruxelles per riconsiderare “vincoli e direttive” come “i fermi pesca” quando “non sono basati su criteri oggettivi”.

Tra le altre misure figurano infine: la nascita di un ministero per la Disabilità, una maggior regolamentazione del gioco d’azzardo, la riforma dello status di “Roma Capitale” tanto cara al sindaco Virginia Raggi, un codice etico che escluda dal Governo i membri della massoneria e un intervento sulla Rai che preveda “più trasparenza, eliminazione della lottizzazione politica e promozione della meritocrazia”.

(Aggiornato alle 11 di venerdì 18 maggio).

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