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Euler Hermes: crescita e potere d’acquisto per rilanciare il Made in Italy

Secondo Euler Hermes, il numero e l’ammontare dei mancati pagamenti da parte delle imprese italiane è un segnale di come si debba intervenire sostenendo attività produttive, domanda interna e opportunità economiche con una migliore distribuzione delle risorse.

Euler Hermes: crescita e potere d’acquisto per rilanciare il Made in Italy

Come si può leggere nel report pubblicato da Euler Hermes Italia, l’attuale fase di crisi congiunturale nel mercato UE che sta condizionando in maniera pesante l’economia mondiale viene ulteriormente aggravata dall’adozione da parte dei governi di politiche di austerità e contrazione dei bilanci, riducendo così domanda e crescita globali in modo reciproco e cumulativo. Il debito pubblico nelle economie avanzate è ai massimi storici, anche come conseguenza dell’introduzione delle necessarie regole vincolanti per il sistema finanziario all’origine della crisi mondiale del 2008-2009. In questo scenario, secondo le stime offerte dal FMI, tra il giugno 2011 e quello successivo l’economia italiana ha perso 235 miliardi di euro di investimenti, pari a circa 15% del PIL, essendo impegnata a rafforzare la sostenibilità di bilancio a fronte di un rapporto debito/PIL ora attestato al 123%, picco storico dal 1995.

Dalla prospettiva delle imprese, l’eccesso di capacità produttiva pervade ancora molti settori assieme al rischio di desertificazione industriale per alcune aree del paese, come il Meridione. I finanziamenti a rischio sono cresciuti del 140% rispetto al 2008 e la stretta del credito continua a inibire le opportunità economiche, mentre la cassa integrazione è cresciuta dell’8,9% nei primi nove mesi dell’anno. Poco meno della metà delle imprese italiane chiude entro i 5 anni di vita, arrendendosi a un ambiente troppo spesso incapace di sostenere adeguatamente l’iniziativa economica locale. Nonostante ciò, la produzione manifatturiera italiana continua a generare un terzo del PIL nazionale e fornisce al paese il 78% delle sue esportazioni. Il 2013 dovrebbe essere un anno di ripresa, anche se in modo molto lento e graduale in virtù dell’effetto trascinamento dal 2012, mentre il 2014 e 2015 dovrebbero rivedere il segno positivo (anche se, aggiungiamo noi, molto dipende da quando e come si risolverà la crisi politica attuale).

La decelerazione della crescita economica nazionale si riflette allora sull’andamento dei mancati pagamenti delle imprese italiane. Dopo i primi nove mesi del 2012, il numero dei mancati pagamenti nel mercato interno è cresciuto del 25% rispetto allo stesso periodo del 2011, mentre l’importo medio resta invariato. Le difficoltà di accesso al credito e il calo dei consumi con la conseguente dilatazione dei tempi di pagamento inducono le aziende a non onorare i propri impegni, seppure frequenza e severità restano decisamente inferiori alla crisi finanziaria del 2008. E, nonostante un andamento meno preoccupante, l’incremento delle somme non pagate ha colpito anche il mercato delle esportazioni, sia dal punto di vista della frequenza (+5%) che da quello della severità (+9%).

Dal punto di vista settoriale, calzaturiero e agro-alimentare risentono di calo dei consumi, inefficienze della catena distributiva e crescita dei costi per le imprese, mentre, se cuoio e concia sono riusciti ad agganciare importanti ordini da parte di “maison” estere del lusso, il comparto meccanico presenta specificità della produzione ad alto valore aggiunto e spesso ritagliate sulle esigenze dei clienti.

Dal punto di vista regionale, gli indicatori riguardanti i mancati pagamenti sono in peggioramento per 7 regioni su 10, mentre solo il Friuli – Venezia Giulia presenta entrambi in miglioramento, grazie alla tenuta dell’export di alcuni distretti. Se in Lombardia le PMI soffrono il rallentamento dell’export che sta colpendo il territorio con un ampio numero di fallimenti, in Veneto le variazioni ridotte sono dovute al dinamismo di alcuni distretti, come quello degli occhiali e quello trevigiano del mobile, che puntano su una strategia di qualità e nuovi mercati. Nel Meridione, invece, la decelerazione economica del paese è ancora più evidente se si guarda il numero crescente dei mancati pagamenti in Basilicata, Sicilia e Sardegna. Segno che per rilanciare il sistema produttivo italiano urgono politiche tempestive e decise, in grado di alimentare crescita economica, potere d’acquisto delle famiglie e livellare i differenziali di opportunità economiche tra regione e regione.

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