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Eni completa il buyback: ora il Tesoro potrebbe vendere una quota del 3-4%. Ecco perchè

Eni ha chiuso in anticipo il programma di buyback da 2,2 miliardi di euro. Il cda ha anche approvato il bilancio 2023 con i dati definitivi che hanno confermato il preconsuntivo di febbraio. Più tardi oggi il Capital Market Day di Eni

Eni completa il buyback: ora il Tesoro potrebbe vendere una quota del 3-4%. Ecco perchè

Il gruppo Eni ha chiuso con anticipo rispetto alla tabella di marcia la seconda tranche del suo piano di buyback da 2,2 miliardi. Ma ora gli occhi sono puntati soprattutto sulle prossime mosse del Tesoro che, secondo le recenti indiscrezioni, avrebbe spazio per ridurre la sua quota nel colosso energetico e portarsi a casa un buon gruzzolo. Oggi si tiene il Capital Market Day di Eni in cui i vertici della società illustreranno “le prospettive del business e i principali target industriali e finanziari a breve/medio e lungo termine”, dice una nota.

Tutti i risvolti dell’operazione di buyback

Non è una qualsiasi operazione di buybacl, quando l’azionista principale è il governo. La partecipazione dello stato in Eni è pari al 32,4%, con una quota diretta del Mef del 4,7% e del 27,7% tramite Cassa Depositi e Prestiti. Al termine dell’operazione di riacquisto di azioni proprie, la quota pubblica salirebbe al 34%, anche se Eni non ha annullato tutte le azioni rientrate in suo possesso, e a conti fatti la quota pubblica dovrebbe risultare di poco superiore al 33%.
In ogni caso il governo potrebbe cedere una quota tra lo 0,3 e lo 0,4%, mantenendo ugualmente la quota chiave per il controllo del 30%.

Intermonte, a proposito delle ipoesi sulla vendita di una quota pari al 4% di Eni, ricorda che già a novembre 2023 erano uscite indiscrezioni sulle intenzioni del Tesoro “alla luce del fatto che il completamento del buyback, entro aprile 2024, e la successiva cancellazione delle azioni proprie permetterebbero al Governo di ridurre la quota senza perdere il controllo della società”.
Anche Akros commenta l’ipotesi, evidenziando che a maggio 2023 Eni ha annullato 195,5 milioni di azioni proprie e ricordando che il governo italiano prevede di vendere quote di partecipate per incassare circa 20 miliardi di euro entro il 2026.

Nel dettaglio, nel periodo compreso tra il 4 e il 5 marzo 2024, Eni ha riacquistato sull’ Euronext Milan 706.279 azioni proprie (pari allo 0,02% del capitale sociale), al prezzo medio ponderato di 14,3754 euro per azione, per un controvalore complessivo di circa 10,15 milioni di euro. Gli acquisti hanno completato così la seconda tranche del programma di acquisto di azioni proprie avviato il 4 settembre 2023. Nell’ambito di questa seconda tranche, Eni ha acquistato complessivamente 91.447.368 azioni proprie, pari al 2,71% del capitale sociale, per un controvalore complessivo di oltre 1,374 miliardi di euro.

Azioni ordinarie assegnate ai dirigenti Eni

“A seguito degli acquisti effettuati fino al 5 marzo 2024”, spiega il gruppo, “Eni detiene n. 181.668.440 azioni proprie pari al 5,38% del capitale sociale”. Il calcolo si ottiene considerando le azioni proprie già in portafoglio, l’annullamento di 195.550.084 azioni proprie, e l’assegnazione di azioni ordinarie a dirigenti Eni, previsto dal piano di incentivazione di lungo termine 2020-2022.
Il titolo Eni a Piazza Affari, dopo aver chiuso ieri a 14,94 euro, in rialzo dell’1,9%, in tarda mattinata oggi è a 15,174 in rialzo di oltre l’1,30%, ben oltre il Fitse Mib che si limita a una crescita dello 0,27%.

Conti 2023 confermano il preconsuntivo. Utile per azione a 2,46 euro

Il cda di Eni ha inoltre ha comunicato i risultati finanziari definitivi del 2023, confermando un utile netto consolidato di circa 4,7 miliardi di euro. La capogruppo Eni Spa ha registrato invece un utile netto di 3,27 miliardi. Tutti i dati dell’esercizio 2023 sono già stati comunicati da Eni con il preconsuntivo pubblicato il 15 febbraio 2024.

La distribuzione della quarta tranche del dividendo 2023 sarà deliberata dal cda nella riunione del 4 aprile 2024, con data di pagamento al 22 maggio 2024, stacco cedola al 20 maggio e record date al 21 maggio.
Il colosso petrolifero nel 2023 si è trovato con un contesto economico meno favorevole che ha generato una flessione dei ricavi e della redditività, nonostante un incremento della produzione di idrocarburi, in particolare nel 4° trimestre.

I ricavi della gestione caratteristica sono stati pari a 93,72 miliardi di euro, in contrazione del 29% rispetto ai 132,51 miliardi ottenuti l’anno precedente. Tuttavia, nel 2023 la produzione di idrocarburi è salita del 3% a 1,66 milioni di boe/giorno. L’utile operativo adjusted è stato di 13,81 miliardi di euro, in calo del 32% rispetto ai 20,39 miliardi ottenuti nell’esercizio precedente, mentre l’utile operativo adjusted proforma è stato pari a 17,81 miliardi. Il risultato netto adjusted è stato positivo per 8,3 miliardi di euro, ma in flessione rispetto ai 13,3 miliardi contabilizzati nel 2022 (-38%). Il risultato netto è stato positivo per 4,77 miliardi di euro. L’utile per azione adjusted è stato pari a 2,46 euro.

Nel quarto trimestre 2023 risultato operativo adjusted positivo cala a 2,77 miliardi

Il Cane a sei zampe ha terminato il quarto trimestre del 2023 con un risultato operativo adjusted positivo per 2,77 miliardi di euro, rispetto ai 3,58 miliardi del corrispondente periodo dell’anno precedente (-23%), mentre il dato proforma è stato positivo per 3,8 miliardi. L’utile netto adjusted è sceso del 34% a 1,64 miliardi, rispetto ai 2,49 miliardi contabilizzati nel 4° trimestre del 2022.
Al contrario, nel periodo in esame la produzione di idrocarburi è salita del 6% a 1,71 milioni di boe/giorno.

Il consensus degli analisti, pubblicato sul sito Internet della società, indicava un utile operativo adjusted pari a circa 2,9 miliardi di euro e un utile netto adjusted nell’ordine degli 1,62 miliardi di euro. La produzione upstream era indicata a 1,68 milioni di barili equivalenti al giorno.

Investimenti 2023 di 9,16 miliardi coperti per intero dal flusso di cassa

A fine 2023 l’indebitamento netto di ENI era salito a 16,24 miliardi di euro, rispetto agli 11,98 miliardi di inizio anno. Alla stessa data il leverage era pari a 0,3. Nell’intero esercizio ENI ha registrato una generazione di cassa operativa pari a 15,12 miliardi di euro, mentre gli investimenti netti sono stati pari a 9,16 miliardi; di conseguenza, gli investimenti sono stati coperti interamente dal flusso di cassa adjusted.

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