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Energia: Sicilia, nuovo piano da oltre 15 miliardi

In attesa del sì definitivo dell’Assemblea regionale, 240 Comuni approvano il più grande piano della storia dell’isola. Traguardi di efficienza e tutela ambientale entro il 2030. La rigenerazione degli impianti petrolchimici.

Energia: Sicilia, nuovo piano da oltre 15 miliardi

Appare sbiadita l’esperienza di cinque anni del governo Crocetta. Sulle questioni energetiche ed ambientali la giunta di Nello Musumeci, in carica da novembre 2017, apre il portafogli. Una sfida storica a chi c’era prima. Tanti soldi, tanti progetti e poche polemiche, perché ora si è presa una strada diversa. Se farà giustizia dei ritardi dei predecessori governanti di sinistra non è dato ancora sapere. Ma il primo passo è compiuto: 350 Comuni hanno firmato l’adesione al Piano energetico ambientale della Regione con obiettivi al 2030. Negli uffici di Palermo si stanno limando gli ultimi documenti, nonostante 240 Sindaci abbiamo già ricevuto l’ok per investimenti, opere da avviare, cantieri da aprire. 

In una due giorni a Catania i temi del Piano sono stati approfonditi e portati sugli scudi, perché la l’impatto economico dell’energia in Sicilia è notevole. Vuoi per le estrazioni, vuoi per le reti energetiche tradizionali e rinnovabili, vuoi , infine, per i poli petrolchimici e gli attracchi delle petroliere. Il Piano è sul sito dell’Assessorato all’Energia e interpreta non solo l’esigenza della Regione, ma quella generale dell’Italia di mettere a punto politiche di incentivazione e di sostegno, come vuole Bruxelles. A Roma a volte non si capisce bene quale strada segua il governo, ma non si possono tenere bloccati i soldi. Qui si tratta di quindici miliardi e mezzo di investimenti, di oltre quattrocentomila lavoratori coinvolti, di un aumento occupazionale medio di trentacinquemila addetti entro il 2030. Una massa enorme di risorse che suscita interesse a più livelli. 

Si metterà mano al potenziamento di impianti esistenti con caratterizzazione ambientale e infrastrutture di supporto. Idee non nuove in verità, ma finora rimaste sulla carta o rese impraticabili da burocrazia e malversazioni. Chi dovrà mettere la parola fine e dare il via libera agli appalti è, comunque, l’Assemblea Regionale. Il territorio articolato, tra l’altro, in tre città metropolitane e sei liberi consorzi intercomunali è vigile con decine di imprese pronte a concorrere per i lavori. 

Nelle 319 pagine del documento programmatico, scritte con docenti ed esperti, si legge che la Sicilia non solo vuole  dotarsi di uno strumento strategico fondamentale per lo sviluppo del territorio ma vuole promuovere tutta la filiera energetica, tutelando l’ambiente. Un passaggio d’epoca rispetto agli insediamenti costieri, agli impianti di raffinazione, ai parchi eolici e tutto quanto è stato avversato da associazioni, comitati o bloccato da inchieste ed arresti. Sui vecchi impianti i soldi serviranno per operazioni di revamping e repowering. Dovrà essere un lavoro concentrato in meno di dieci anni, al netto delle procedure di gara e di assegnazione dei lavori. La settimana scorsa gli stessi uffici regionali hanno fatto sapere che la Sicilia è al quarto posto per efficienza degli impianti energetici superiori a ottocento megawatt.  

Un impianto su tre, però, ha un’efficienza inferiore del dieci per cento rispetto alla media regionale. Quindi ancor di più, questo è il governo che punta a rimettere le carte in regola, dice il Governatore Musumeci mentre industriali e sindacati lo guardano a vista. Offre collaborazione anche il Gestore della rete elettrica che sta cercando le aree dismesse o agricole non utilizzate per valorizzarle e renderle produttive. Sono state già individuate cinquantuno cave e miniere per un totale di 3.170 ettari con un potenziale complessivo energetico tra i 1.800 e i 2.000 megawatt. L’assessore all’energia Alberto Pierobon vuole dare priorità all’utilizzo di aree confiscate, degradate, per salvaguardare poi tutte quelle che possono essere destinate a usi agricoli o di comune beneficio. Anche questa presentata come una scelta di carattere industriale a debito del precedente governo regionale. Tutto bene. Salvo verifiche, s’intende.

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