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Energia e agricoltura di qualità: la ricchezza dell’agrovoltaico

Un progetto Enea e le risorse del PNRR mettono in risalto la validità di una fonte green. La connessione tra ambiente, energia e salute.

Energia e agricoltura di qualità: la ricchezza dell’agrovoltaico

Non restare indietro e se c’era bisogno di una iniziativa aperta, ci ha pensato Enea. Una rete per incentivare l’agrovoltaico, forse anche per farlo conoscere più nei dettagli. Imprese, istituzioni, Università, Associazioni, tutti in sintonia su un tema molto sostenibile. Il recente PNRR è occasione troppo importante per non farci entrare l’agricoltura italiana di qualità. I numeri inseriti dal Ministro Roberto Cingolani per queste applicazioni, nel documento in esame alla Commissione Ue, sono di tutto interesse: 1,1 miliardi di euro, 2,43 Gigawatt di produzione e la prospettiva di ridurre di 1,5 milioni di tonnellate anidride carbonica in atmosfera. Una sintesi produttiva, l’agrovoltaico che abbina energia solare e raccolti delle campagne. In senso largo riorganizza i fabbisogni di energia e crea nuova ricchezza. Una sostanziale e moderna ibridazione su cui Enel Green Power ha costruito un proprio programma operativo in Spagna, Italia e Grecia. I tempi sono rapidi anche se l’Italia deve ancora districarsi tra ricorsi, una recente sentenza del Consiglio di Stato, dinieghi bizzarri.

Le campagne italiane, ad ogni modo, vorranno essere ben presenti nei sistemi di economia circolare. Quello di Enea è un primo passo che va sostenuto anche oltre il PNRR. Intanto, bisogna arrivare alla definizione di un quadro metodologico e normativo incentivante. Creare delle linee guida per la progettazione e la valutazione degli impianti per mettere a disposizione strumenti di supporto per i decisori politici ai vari livelli. Certamente c’è bisogno di alzare anche il livello di conoscenza e di utilità economica. In questo contesto fa piacere sapere che affianco di Enea ci sono: Associazione Italiana Architettura del Paesaggio (AIAPP), Confagricoltura, Ordine Agronomi e Forestali, Coordinamento FREE, Italiasolare, Legambiente, Università Cattolica di Piacenza.

 «Il sistema agroalimentare deve affrontare i temi della decarbonizzazione, della sostenibilità e della competitività e, in questo contesto, l’agrovoltaico può rappresentare una nuova opportunità per gli agricoltori tramite modelli win-win che esaltino le sinergie tra produzione agricola e generazione di energia”, dice Massimo Iannetta, responsabile Biotecnologie e Agroindustria di   ENEA. Il passo successivo dovranno essere programmi locali di diffusione nelle aziende agricole, superando ostacoli burocratici e i limiti di spazi disponibili per le installazioni nelle città. Enea vi sta lavorando. “La specificità dei contesti urbani e il limitato potenziale di costruzione del fotovoltaico negli edifici, ma anche le incertezze legate al cambiamento di uso del suolo e alla trasformazione del paesaggio, bloccano le autorizzazioni”, spiega Ezio Terzini che si occupa di Fotovoltaico e Smart Devices. La burocrazia è la trappola nascosta della transizione ecologica e tutti aspettiamo le riforme annunciate dal Ministro Brunetta. Dopo tutto lo stesso Ministro Cingolani teme che senza un alleggerimento delle procedure autorizzative il suo Piano morirà. I sistemi agrovoltaici possono rappresentare nel panorama generale una risposta utile trasversale, purché si adottino soluzioni tecnologiche innovative.  Il tema, assai dibattuto della riduzione della quantità agricola coltivabile sarà, infatti, superato mediante strutture e tecnologie resilienti. Non è difficile farlo.

 Ma le aziende agricole ne hanno un tornaconto economico? Sembra di sì. Uno studio dell’Università Cattolica di Piacenza, ha stabilito che il costo dell’energia elettrica prodotta in campagna con le celle solari è di circa 9 centesimi di euro a Kilowattora. Contemporaneamente si riducono le emissioni di gas serra e si guadagna in qualità agricola. Quanto alle strutture, gli studi dicono che i pannelli sollevati da terra o robuste tecnostrutture, incidono in modo limitato sul consumo di suolo rispetto agli impianti a terra. In specifiche condizioni ambientali aumentano addirittura la resa di alcune colture.

Andare avanti, a questo punto, sembra quasi obbligato. L’Italia che sperimenta e sfida i tempi delle performances energetiche abbattendo le emissioni inquinanti è sulla strada giusta. Gli uomini di Enea e quelli delle istituzioni aderenti al progetto sono convinti che nel tempo si creerà interdipendenza tra produzione di cibo, energia, acqua, territori e salute. Un filo unico che nella transizione ecologica tracciata dal governo Draghi può far soltanto bene. Basta crederci.

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