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Economia circolare lenta: Lucart investe in Spagna

La società acquista tre stabilimenti e pianifica 20 milioni di euro di investimenti fuori dai confini italiani, confermando che l’incertezza normativa e gli ostacoli burocratici rendono difficile sostenere progetti di economia circolare nel nostro Paese.

Economia circolare lenta: Lucart investe in Spagna

Il sistema del riciclo della carta legato all’economia circolare non gira ancora come dovrebbe. Un’azienda storica come la Lucart decide, allora, di rafforzarsi in Spagna. Acquista tre stabilimenti; pianifica 20 milioni di euro di investimenti; conferma ciò che l’Associazione di categoria – Assocarta di Confindustria- sostiene da tempo: incertezza normativa e ostacoli burocratici rendono difficile sostenere progetti di economia circolare in Italia.

Massimo Pasquini, amministratore delegato di Lucart, ha detto di aver scelto nella Regione dei Paesi Baschi, un sito in grado di produrre carta riciclata di alta qualità, proprio per ridurre i rischi imprenditoriali legati all’Italia. L’azienda toscana ha acquisito gli asset del gruppo spagnolo Cel Technologies & System creando la nuova  Lucart Tissue & Soap S.L.U. I tre stabilimenti si trovano vicino Bilbao occupano 146 dipendenti e nei prossimi cinque anni daranno concretezza al business plan da 20 milioni.

L’operazione estera si salda con la storia di un’eccellenza italiana nata in Toscana negli anni ’30 con una serie di marchi di qualità, che ha accettato la sfida dell’economia circolare, del riciclo con finalità energetiche. La scelta spagnola non rafforza, certo, il cammino della strategia energetica italiana tracciata dai governi Renzi e Gentiloni. Si è all’inizio di un percorso complesso che avrà molte tappe, ma sulle quali posizioni come quelle di Assocarta avranno il loro peso.

Sul ciclo di recupero, gli industriali incalzano la politica a fare meglio. Ogni anno le aziende italiane trattano circa 5 milioni di tonnellate di carta con sistemi di recupero di energia. Come avviene in Francia, Germania, Svezia e – per l’appunto in Spagna – le aziende vogliono più garanzie sul recupero degli scarti, aumentare le quantità. Soluzioni che la politica deve offrire a 200 mila addetti che fatturano 7 miliardi di euro l’anno. All’interno dei cicli produttivi oggi ci sono limiti sulla carta da riciclare come materia prima. Viene chiesta, quindi, la possibilità di chiudere l’intero ciclo dentro i siti industriali.

Se si riuscisse a recuperare più scarti – è la tesi confindustriale – i rifiuti si ridurrebbero drasticamente. I limiti nazionali sul trattamento, iniziano a condizionare programmi di investimento importanti come quelli della Lucart che se ne serve per ad andare fuori dall’Italia. Un aiuto potrà arrivare dal recente pacchetto di direttive europee sui rifiuti e sull’economia circolare. In ambito più circoscritto nelle settimane scorse sono stati firmati accordi con le Regioni. Ma il nuovo Parlamento dovrà preoccuparsi di far passare gli imballaggi di carta dall’attuale 80% all’85%.

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