Condividi

Economia circolare: bandi PNRR del MITE prorogati fino a marzo e Sud alla prova

I bandi del PNRR per l’economia circolare slittano al 23 marzo per una maggiore partecipazione soprattutto dal Sud. Oltre 2 milioni di euro la somma disponibile per un cambiamento epocale della nostra economia.

Economia circolare: bandi PNRR del MITE  prorogati fino a marzo e Sud alla prova

L’economia circolare italiana si fa largo. L’accesso ai finanziamenti del Recovery Plan sta andando bene e le imprese italiane che ad oggi vogliono crescere sono 1.400 per 1.600 milioni di euro su 2.100 disponibili. La somma è suddivisa in 1.500 milioni per Comuni e imprese pubbliche e 600 per le private. La maggior parte delle domande è arrivata dal Centro-Nord. Sono ancora poche, purtroppo, le richieste di finanziamenti arrivate dal Mezzogiorno, dove è noto che mancano impianti e strutture. Il PNRR, tuttavia, assegna al Sud il 60% delle risorse disponibili. Davanti a questo dualismo, il Ministero per la transizione ecologica ha, allora, deciso di prorogare di un mese i termini per la presentazione delle domande, con l’obiettivo di garantire di una maggiore coesione territoriale. Le scadenze vanno ora dal 16 al 23 marzo, a seconda della linea di intervento richiesta.

Il recupero di materia

Il recupero di materia in tutti i cicli produttivi consente già oggi all’Italia un risparmio di 63 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. Ma mentre si aspettano le domande di partecipazione dal Sud non mancano le polemiche sulla reale operatività dei bandi. La Toscana, per esempio, non vede affatto di buon occhio la proroga. Arrivata un giorno prima della scadenza potrebbe penalizzare quegli Enti territoriali che hanno, invece, rispettato i tempi e preparato progetti. ”La proroga concessa dal MiTE – dice il Presidente della Regione, Eugenio Giani – penalizza duramente il significativo lavoro portato avanti da Regione, ATO e aziende che hanno preso molto seriamente la sfida lanciata dal Governo sulla transizione ecologica”. Nei tempi giusti la Toscana ha presentato interventi per 400 milioni di euro. Sul fronte opposto sono schierate le imprese del recupero e riciclo. Hanno davanti più tempo per ridisegnare le proprie attività per stare dentro il mega piano di economia circolare che l’Europa chiede di fare. Non si è insensibili a 600 milioni di euro, e questo spiega una dura polemica con il governo sull’ interpretazione delle norme per i bandii. L’esecutivo è stato criticato perché avrebbe reso i bandi più vantaggiosi per le imprese pubbliche. Il Ministro Roberto Cingolani non ha mai chiuso il dialogo con le parti interessate e l’Unirima – Associazione che riunisce le aziende del settore- è ora soddisfatta dell’allungamento dei tempi. Ci sarà una maggiore partecipazione ai bandi, nell’ottica di creare le migliori condizioni di sviluppo per aziende. “Il Pnrr – spiega in una nota – è un’occasione storica e senza precedenti per l’Italia e per rendere la transizione ecologica un traino per la crescita del Paese.

Investire in tecnologie

I criteri generali per la selezione dei progetti sono stati, comunque, elaborati tenendo conto degli obiettivi quantitativi fissati dal Pnrr. I fondi devono premiare la produttività finale degli investimenti delle imprese. E cio’ ha un senso, perché l’Unione Europea vuole un aumento delle percentuali di riciclo, ai fini del recupero di materia. Bisogna investire in tecnologie, consumare in maniera diversa,cerare sui territori sistemi di ottimizzazione di rifiuti e scarti legati alle produzioni. Molta parte dell’efficientamento energetico delle aziende è legato allo sfruttamento di residui e rifiuti delle lavorazioni. Ma i ritardi di alcuni non possono pagarli altri, insiste la Toscana, preoccupata che la proroga dei bandi alla fine si tradurrà in ritardi nella realizzazione dei progetti. Rispetto ad altri Paesi, negli due anni, la situazione nazionale in economia circolare è migliorata con una percentuale di riciclo quasi doppia rispetto alla media europea : 79,4% su 49%. L’impulso e il buon uso delle risorse del Recovery nelle Regioni deficitarie dovrebbe far salire ancora queste percentuali, cominciando dal Sud.

Commenta