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Draghi: “Paesi cedano sovranità su riforme all’Europa”

Secondo il numero uno della Bce, il calo del Pil italiano riflette “l’incertezza che circonda le riforme economiche” – “E’ arrivato il momento che i Paesi dell’Eurozona cedano sovranità all’Europa per quanto riguarda le riforme strutturali” – “Disposti a nuovi interventi non convenzionali per riattivare l’inflazione”.

Draghi: “Paesi cedano sovranità su riforme all’Europa”

Mario Draghi abbandona il distacco del tecnico super partes e si concede una valutazione stizzita sull’(in)efficacia della politica italiana. Secondo il numero uno della Banca centrale europea, l’andamento negativo del nostro Pil è stato determinato dalla “debolezza degli investimenti privati”, la quale a sua volta riflette “l’incertezza generale che circonda le riforme economiche”: ecco perché “è arrivato il momento che i Paesi dell’Eurozona cedano sovranità all’Europa per quanto riguarda le riforme strutturali”. Come a dire: visto che non siete in grado di fare da soli, lasciate che se ne occupi Bruxelles al posto vostro. 

L’ex governatore di Bankitalia ha espresso questo giudizio durante la conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo che oggi ha confermato i tassi d’interesse sull’euro al minimo storico dello 0,15%. Draghi ha sottolineato poi che i membri del board di Francoforte sono “unanimemente determinati” ad avvalersi di “altri strumenti non convenzionali” se sarà necessario a evitare che la bassa inflazione si protragga troppo a lungo.

Le valutazioni del Presidente della Bce sull’Italia sono arrivate a poco più di 24 ore da quando l’Istat ha pubblicato dati deludenti sul Pil italiano del secondo trimestre (-0,2% su anno), che, dopo la flessione registrata nel periodo gennaio-marzo (-0,1%), hanno certificato a livello tecnico il ritorno del nostro Paese in fase di recessione.

Draghi ha ricordato oggi anche le diverse “storie” che scoraggiano gli investitori a portare il loro denaro in Italia: dagli imprenditori “che vorrebbero creare fabbriche e posti di lavoro” ma si bloccano in trafile burocratiche interminabili, ai “giovani, che vorrebbero mettere su un’attività” e si ritrovano a dover aspettare “nove mesi”.

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