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Draghi non cambia ma dà la carica alle banche

La conferma della politica monetaria espansiva della Bce e i segnali di crescita e di inflazione danno fiducia alle banche europee Riflettori puntati su Deutsche Bank, Mps e banche venete – In mattinata asta Bot annuali – Oggi sentenza Usa su Volkswagen.

Draghi non cambia ma dà la carica alle banche

Quanti applausi ieri delle banche per Mario Draghi. Dopo mesi di grande sofferenza, i titoli del credito hanno festeggiato ieri i segnali di ripresa della crescita e dell’inflazione emersi dalla conferenza stampa del presidente della Bce, che ha comunque confermato, come ampiamente previsto, la politica espansiva dell’istituto di Francoforte. Ma per quanto le parole di Draghi e il comunicato della Bce suggeriscano un quadro stabile in Europa, con i tassi che non dovrebbero salire, la reazione dei mercati è andata in tutt’altra direzione.

Gli investitori, a giudicare dai numeri, si aspettano una stretta nelle condizioni di politica monetaria in Europa. Il sospetto non è tanto avvalorato dal rialzo dell’euro (stamane a 1,059 contro il dollaro da 1,054 di mercoledì), quanto dall’ascesa del rendimenti e parallela discesa dei rendimenti del Bund e degli altri titoli di Stato. Il risultato? Salgono i finanziari (per la gioia di Piazza Affari), mentre rallentano automotive ed energia.

Altra musica a Wall Street. L’aumento del costo del denaro è scontato, ma si guarda lo stesso con un certo nervosismo ai dati odierni sul mercato del lavoro, preceduti da un modesto aumento delle richieste dei sussidi di disoccupazione. Intanto il vicepresidente Michael Spence ha confermato che Donald Trump intende ristabilire la separazione tra banche commerciali e di investimento, spezzando in due le banche universali nate con la riforma votata da Bill Clinton. Non è una buona notizia per i Big di Wall Street: il settore financials ha chiuso in calo dello 0,3%.

RIBALTONE POLITICO IN COREA. LO YEN DEBOLE AIUTA TOKYO (+1,3%)

Con l’impeachment della presidente Park Geun Hye votato stamane dalla Corte Costituzionale della Corea del Sud, la crisi istituzionale del Paese entra in una nuova, inedita e pericolosa fase proprio mentre la Cina minaccia ritorsioni per l’installazione dei missili Thaad, decisa da Washington per fronteggiare le crescenti minacce della Corea del Nord.

Da Seul arrivano notizie di scontri tra i supporter dell’ex presidente e di Moon-Jae-in, l’avvocato dei diritti civili alla testa dell’opposizione. L’emergenza per ora non scuote i mercati: la Borsa sale (+0,3%), così come il won (+0,6%). L’ascesa del dollaro, ai massimi sullo yen da fine gennaio, ha favorito il rialzo di Tokyo (+1%). Sulla parità Hong Kong e Shanghai, lieve rialzo per Mumbai.

WALL STREET IN PARITÀ. NUOVO RIBALTONE IN AIG

Il recupero nel finale dei petroliferi ha consentito a Wall Street di cancellare le perdite e così evitare la terza seduta consecutiva al ribasso. L’indice Dow Jones chiude a +0,01%, S&P 500 +0,08%. Il Nasdaq termina a +0,02%.

In attesa dei dati sul mercato del lavoro di oggi (la stima è di 190 mila nuovi posti) si è registrato l’aumento delle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione a 243mila unità, poco sopra le previsioni. Il valore rimane sotto quota 300mila da 105 settimane, la serie migliore dal 1970.

Non si fermano le vendite sulle obbligazioni, con il Treasury Bill in calo ed il suo rendimento che sale ai massimi delle ultime 11 settimane al 2,60%, dal 2,55% di ieri.

Prosegue la discesa dell’oro, trattato sui mercati asiatici a 1.197 dollari (da venerdì scorso ha perso quasi 40 dollari).

L’American International Group (Aig) è salito dell’1,7%, a 64,5 dollari, dopo l’annuncio delle dimissioni del presidente e Ceo Peter Hancock, silurato da Carl Icahn. Hancock lascia dopo avere chiuso in perdita quattro trimestri negli ultimi sei. Il successore di Hancock sarà il settimo Ceo di Aig dal 2005. La complessità del gruppo ha triturato i manager uno dopo l’altro, incapaci di gestire una società di assicurazioni presente in tutto il mondo, costruita attraverso decine e decine di acquisizioni da parte del leader storico Maurice “Hank” Greenberg prima del tracollo nel 2007. Solo il massiccio intervento pubblico evitò allora il fallimento ma nel giro di pochi mesi il titolo a Wall Street passò da 1.216 dollari del giugno 2007 ai 5,86 dollari del marzo 2009.

PETROLIO GIÙ. ENI VENDE A EXXON UNA QUOTA IN MOZAMBICO

Continua la discesa del greggio: il petrolio Wti ha perso il 2% sotto quota 50 dollari al barile, a 49,23, mentre il Brent è arretrato di 99 cent (-1,8%) a 52,12. A Wall Street, però, i titoli energy hanno reagito: l’indice di settore chiude a +0,6%.

Exxon Mobil ha chiuso con un rialzo dello 0,8%. Il colosso Usa acquisterà da Eni (-0,6%) la partecipazione del 25% dell’area 4 nell’offshore del Mozambico. La major petrolifera italiana detiene indirettamente una quota del 50% nel blocco attraverso una partecipazione del 71,4% in Eni East Africa, la quale, a sua volta, detiene il 70% della concessione Area 4. Le condizioni concordate prevedono un prezzo di circa 2,8 miliardi di dollari. Saipem ha perso il 2,6%, Tenaris -3,1%. 

PIAZZA AFFARI ANCORA LA BORSA TOP

La spinta di Draghi al settore bancario ha permesso alla Borsa italiana, la più legata all’industria del credito, di chiudere in testa ai listini, recuperando il calo accusato nel corso della seduta. L’indice Ftse Mib (+0,46%) ha chiuso a 19.571 punti, da un minimo di giornata a 19.336 punti. Poco sotto Parigi (+0,42%). Più cauta Francoforte (+0,09%), debole Londra (-0,27%) e il Dax a (+0,09%). La spinta maggiore è venuta da Banche (Stoxx europeo +1%) e Assicurazioni (+0,8%). 

Nella riunione di ieri, la Bce ha mantenuto invariata la propria politica monetaria (tasso rifinanziamento principale 0%, tasso di prestito marginale +0,25%, tasso di deposito -0,40%, acquisti mensili 80 miliardi fino a fine marzo e poi 60 miliardi fino a fine dicembre 2017).

Secondo le nuove stime della Bce, l’anno in corso si dovrebbe chiudere con un incremento del Pil della zona euro dell’1,8%, dal +1,7% stimato sei mesi fa. L’inflazione dovrebbe arrivare a +1,7%, ma nel 2018 dovrebbe rallentare all’1,6% e nel 2019 sarà di nuovo +1,7%, comunque ancora sotto il target di lungo periodo della Bce che è “poco al di sotto del 2%”.

SALGONO I RENDIMENTI DI BUND E BTP, OGGI L’ASTA BOT

Grande fermento sui mercati del debito. Dopo essere sceso fino al 2,21% a ridosso dell’annuncio dei tassi, il tasso del decennale italiano è salito in chiusura fino al 2,30%, massimo da un mese: mercoledì aveva chiuso a 2,27%.

Ai massimi da un mese anche il tasso del decennale tedesco, in area 0,43% dal precedente 0,36%. Il differenziale di rendimento tra carta italiana e tedesca a 10 anni, dopo un minimo di seduta a 182 punti base, ha chiuso 188 punti base da 190 di mercoledì.

Oggi andranno in asta 6,5 miliardi di Bot annuali (a fronte di scadenze per 6,6). Sul mercato grigio di Mts il titolo mostra un rendimento di 0,22 /225%, sopra il -0,247% del collocamento di febbraio ma non lontano dal minimo storico di -0,250% registrato a gennaio.

BANCHE ITALIANE IN RALLY. VOLANO LE POSTE

L’effetto Draghi ha dato nuovo ossigeno al settore bancario, spinto dalle aspettative di rialzo dei tassi. L’indice di settore è salito dell’1.7%. Unicredit ha guadagnato lo 0,8%, Intesa +2,4%, Mediobanca +2,6%, Ubi +3,1%, Bper Banca +3,3%. Su anche Generali (+1,1%).

Balzo in avanti di Poste Italiane (+3,1%): il sottosegretario allo Sviluppo Economico Giacomelli, a margine di un convegno sul 5G, ha dichiarato che una quota potrebbe essere ceduta a Cdp invece che essere collocata sul mercato con una seconda tranche dell’Ipo.

MPS, AL VIA LA TRATTATIVA. DEUTSCHE BANK: I SOCI DICONO Sì ALL’AUMENTO

Buone notizie sul fronte dei vari focolai di crisi delle banche. Ha preso formalmente il via la trattativa con le istituzioni europee sul salvataggio di Mps: l’obiettivo è siglare un accordo con la Commissione europea entro aprile-maggio. Ieri sera il Cda della banca ha rivisto le perdite 2016 in calo da 3,4 a 3,24 miliardi

Per quanto riguarda le due banche venete sull’orlo del fallimento, anche se negli ultimi giorni c’è stata un’accelerazione delle adesioni all’offerta transattiva, si dovrebbe andare verso una proroga della scadenza, al 22 marzo.

Oggi dovrebbero aiutare tutto il comparto europeo del credito, le notizie sul riassetto di Deutsche Bank. Qatar, Cina e BlackRock sottoscriveranno l’aumento di capitale da 8 miliardi di euro lanciato la scorsa settimana. I tre maggiori investitori del gruppo tedesco detengono già il 20% del capitale.

Il fondo del Qatar ha già nel suo portafoglio circa il 10% del capitale di Deutsche Bank e sta considerando ora di aumentare la sua quota. Nella stessa direzione anche i cinesi di Hna group, conglomerata controllata dal tycoon Chen Feng, attiva nell’aviazione, nel turismo e nella logistica e quarto azionista di Deutsche con il 3,04 per cento.

STM -2,7%. TARDANO I NUOVI CHIP PER L’I PHONE 8

Netto ribasso di Stm, che finisce in calo del 2,7% in seguito alle indiscrezioni secondo cui la società non sarebbe in grado di fornire in tempo ad Apple un numero sufficiente di chip per il sensore 3D per il riconoscimento facciale che sarà incluso nel nuovo iPhone8. Il sito Internet francese iGeneration rivela che il chip prodotto da StM nel suo stabilimento di Grenoble, potrebbe essere disponibile solo nella seconda parte dell’anno. C’è quindi il rischio che l’iPhone8 non venga presentato a settembre, come di solito avviene con nuovi prodotti Apple.

BMW FRENA FCA. OGGI SENTENZA USA SU VOLKSWAGEN

Fra i titoli industriali arretra Fiat Chrysler (-1,3%), penalizzata come tutti i produttori di auto dai risultati deludenti di Bmw, in ribasso del 2,5%. La Casa tedesca ha riportato nel quarto trimestre 2016 una caduta del 16% dell’utile operativo. Oggi Volkswagen si dichiarerà colpevole di frode davanti ad un tribunale Usa.

AUTOGRILL, SNAM E IL LUSSO SUGLI SCUDI

Buon rialzo delle utility: Snam +2,37% dopo una raffica di commenti positivi da parte degli analisti ai risultati 2016 e al piano. Terna +1,1%. Balzo di Autogrill (+5,6%) dopo la diffusione dei dati del 2016, chiuso con un utile netto di 98,2 milioni di euro, in crescita del 53,1% a cambi correnti. I ricavi sono stati pari a 4,5 miliardi, +4,2%. 

Telecom Italia +1,3%. Macquarie ha confermato il giudizio Outperform e ritoccato il target price a 1,05 euro da 1,0 euro.

In rialzo i titoli del lusso: Moncler +1,2%, Yoox +1,5%, Luxottica+1,4%. Barclays che ha alzato il prezzo obiettivo sull’azione da 55 a 57 euro, confermando la raccomandazione overweight e rimanendo fiduciosa sulle prospettive di lungo periodo del business del gruppo.

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