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Draghi: dimissioni o ripartenza? In Parlamento è il giorno della verità per il premier e il Governo

Fra poche ore scopriremo se Mario Draghi proseguirà sulla strada delle dimissioni o deciderà di ripensarci per il bene del Paese ma l’ottimismo sulla sua permanenza a Palazzo Chigi cresce: naturalmente alle sue condizioni

Draghi: dimissioni o ripartenza? In Parlamento è il giorno della verità per il premier e il Governo

È arrivato il giorno della verità. Oggi sapremo se il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, confermerà le dimissioni presentate la settimana scorsa e rifiutate dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, o se il Governo guidato dall’ex numero uno della Banca centrale europea riuscirà a ripartire nonostante la pesante battuta d’arresto innescata dal mancato voto di fiducia sul decreto Aiuti da parte del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Le ultime ore hanno fatto crescere la speranza che possa restare a Palazzo Chigi: naturalmente alle sue condizioni.

Le comunicazioni di Draghi alle Camere

L’attesa è tutta per le parole che il Premier pronuncerà alle Camere, prima in Senato, dove è nato il Governo ma anche dove è partita la crisi, e poi solo se lo reputerà necessario alla Camera, dove però potrebbe arrivare solo un testo scritto. 

Dopo la durissima lettera letta ai ministri lo scorso 14 luglio, in cui Draghi ha affermato chiaro e tondo che “la maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo Governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo”, tutti aspettano di sentire cosa dirà il Presidente del Consiglio, se le sue parole e il suo tono mostreranno qualche segnale di apertura a cui appigliarsi per far ripartire il Governo o se il suo discorso sancirà il de profundis di questa legislatura.  

Draghi: dimissioni o ripartenza?

Concluso il suo discorso, sarà lo stesso Draghi a scegliere se attendere il dibattito e il successivo voto di fiducia (in programma alle 18.30) o se abbandonare l’Aula di Palazzo Madama subito e salire al Colle per rassegnare le dimissioni, confermando la linea della settimana scorsa. Se così fosse, la parola passerebbe al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che a quel punto potrebbe sciogliere le Camere e indire le elezioni. Il voto si terrebbe il 25 settembre o il 2 ottobre.

Draghi potrebbe aver cambiato idea in questi giorni? Difficile a dirsi, ma non impossibile, data l’ondata di affetto ricevuta e le forti pressioni arrivate da tutti i fronti: partiti, sindaci, Governatori, imprese, sindacati, leader internazionali. 

Qualora reputasse che le condizioni politiche siano nuovamente mutate e che dunque sia possibile proseguire nell’azione di governo per sancire il nuovo avvio, Draghi avrebbe a disposizione il voto sulle comunicazioni rese in Parlamento. Secondo l’Ansa, la risoluzione di maggioranza potrebbe contenere un riferimento esplicito alla Fiducia all’Esecutivo e dunque, una volta incassato il voto favorevole, sarebbe sufficiente a riannodare il filo spezzato in questi giorni.

Draghi ieri mattina ha incontrato il segretario del Pd Enrico Letta, un faccia a faccia seguito a poca distanza da un colloquio con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Poi ha incontrato una delegazione del centrodestra di governo. Tra poche ore scopriremo quale sarà la sua decisione ma l’ottimismo su una sua permanenza a Palazzo Chigi cresce.

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