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Deutsche Bank mina vagante per l’Europa: altri 7mila tagli

La banca tedesca, attesa oggi da una infuocata assemblea dei soci che potrebbe già chiedere la testa del nuovo Ceo Christian Sewing, ha annunciato ulteriori tagli nel piano di ristrutturazione che vorrebbe contenere i costi sotto i 23 miliardi nel 2018 – Conti in rosso da tre anni, titolo ko in Borsa.

Deutsche Bank mina vagante per l’Europa: altri 7mila tagli

Torna a far paura Deutsche Bank. Il colosso bancario tedesco, già finito nel 2015 nello scandalo Libor che gli è costato una multa da 2,5 miliardi di dollari, e da anni in difficoltà finanziarie, ha annunciato una nuova misura choc: nei prossimi mesi l’istituto di Francoforte ridurrà il suo personale di oltre 7mila unità, passando dagli attuali 97mila addetti a meno di 90mila. Il taglio, ha annunciato la banca, rientra in un più ampio intervento di ristrutturazione – in parte già lasciato intuire al mercato e al centro oggi giovedì 24 maggio di un’assemblea che si preannuncia movimentata – per ridurre i costi e ripristinare la redditività.

In particolare Deutsche Bank  ha annunciato un taglio del 25% del personale attivo nelle vendita e negoziazione di titoli azionari, a seguito di una revisione dell’attività. I tagli diminuiranno l’esposizione alla leva finanziaria della banca d’investimento di 100 miliardi di euro, ovvero il 10%. “Manteniamo il nostro impegno nei confronti della nostra Corporate & Investment Bank e della nostra presenza internazionale: siamo fermamente convinti di ciò”, ha tuttavia tenuto a precisare in una nota il nuovo amministratore delegato Christian Sewing, nominato poco più di un mese fa al posto di John Cryan e che oggi parteciperà alla sua prima assemblea degli azionisti, con i fondi che spingono già per un nuovo cambio al vertice.

Il taglio del personale si è reso dunque obbligatorio per ridurre i costi dell’istituto, con l’obiettivo di tenerli sotto i 23 miliardi nel 2018, e per ripristinare la redditività. Non mancano infatti i motivi di preoccupazione sul fronte degli indicatori finanziari: dalla questione nota dei derivati derivati alle operazioni di trading di grande portata, per cominciare; inoltre, nel 2017 Deutsche Bank ha registrato una perdita netta di 512 milioni, un rosso superiore alle previsioni degli analisti, che avevano fissato l’asticella a 290 milioni. Si è trattato del terzo anno consecutivo col bilancio in negativo, con  anche i ricavi pesantemente calati a 26,4 miliardi di euro, una flessione di ben il 12%. E il 2018 non è iniziato meglio: ricavi in calo del 5% a 7 miliardi, utile netto di 120 milioni di euro dai 575 milioni dell’esercizio precedente, un risultato che rappresenta un crollo del 79%.

Non è tutto: da gennaio le azioni hanno perso circa il 32% del loro valore alla Borsa di Francoforte. Giovedì mattina il titolo ha aperto a 10,8 euro per azione: un anno fa ne valeva quasi 17, a fine febbraio era ancora sopra i 13 euro. Di recente, ci si è messa anche la riforma fiscale di Trump, che ha impedito alla banca di registrare un utile di 900 milioni. L’ultimo trimestre del 2017 si è infatti concluso con una perdita netta, solo nel trimestre, di 2,2 miliardi, dovuta appunto alla riforma fiscale attuata negli Stati Uniti dall’amministrazione di Donald Trump e che ha provocato da sola un onere contabile di 1,4 miliardi.

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