Condividi

Degrado ambientale opere d’arte: Enea e CNR hanno una soluzione

Studiata una tecnologia non invasiva e d’avanguardia che consente di intervenire per bloccare le infiltrazioni d’acqua. Nel 2022 le prime applicazioni a Roma

Degrado ambientale opere d’arte: Enea e CNR hanno una soluzione

Contro il degrado ambientale delle opere d’arte arriva un’eccellenza tecnologica tutta italiana. I due Enti di ricerca – Enea e CNR hanno trovato la risposta alla prevenzione dei danni. L’ambiente malato – e in molte circostanze l’incuria- fanno cosi’ male ad opere e siti archeologici da impedirne per anni la fruizione da parte del pubblico.

I due Enti hanno messo a punto un sistema di rilevazione delle infiltrazioni d’acqua attraverso il suono. Il lavoro è in fase avanzata e nel 2022 sarà sperimentato nelle catacombe di Priscilla a Roma. Un sito su più livelli con affreschi e raffigurazioni dell’Antico o del Nuovo Testamento, chiaramente in pericolo.

Si lavora nell’ambito del progetto ReMEDIA, finanziato dalla Regione Lazio e da partner privati. Dopo le catacombe romane la tecnologia potrà essere usata in altre realtà. I risultati evidentemente saranno valutati anche fuori dal Lazio e all’estero. Danni ambientali di questo tipo, infatti, se ne contano a migliaia, ovunque nel mondo. Verificarne la consistenza per intervenire farà sicuramente bene alle Sovrintendenze, a Enti proprietari, Fondazioni, privati. Lentamente l’acqua filtra lungo pareti danneggiando affreschi, incisioni e strutture portanti. I passaggi di acqua sono connessi ad altri fenomeni climatici ed ambientali che non dovrebbero lasciare indifferenti le autorità. Per sanare i danni si spendono milioni di euro, quando basterebbe almeno avere diagnosi esatte sui pericoli.

Enea e CNR hanno studiato una tecnologia non invasiva che consente di avere informazioni precise su murature e manufatti. Fa uso di una telecamera acustica che esegue la diagnosi sollecitando la struttura degradata ad emettere suoni. Il sistema viene in possesso di un’esame che non danneggia gli elementi artistici da curare. I danni ambientali dovuti alle infiltrazioni sono “in grado di modificare struttura e proprietà elastiche delle opere, in particolare di siti archeologici posti al di sotto del piano stradale, come catacombe o manufatti sepolcrali e quelli costruiti su fondamenta romane”, spiega Francesco Colao dell’Enea e responsabile del progetto. In sostanza, una sfida che ricava dalla ricerca idee e prodotti utili per la società.

Per il team di lavoro è un salto in avanti rispetto alle tecniche attuali più in uso. Quelle che per valutare l’umidità dei luoghi, sia in fase di monitoraggio sia nella pianificazione del restauro, hanno numerosi svantaggi pratici. Davanti ad agenti esterni particolarmente incisivi sul degrado ambientale di opere d’arte, parchi archeologici minacciati dagli effetti del clima e dell’inquinamento si sconta oggi l’invasività dello studio e la lunghezza dei tempi necessari per le analisi dei dati. È ricco il campionario di possibili e rapidi interventi da attuare con la nuova tecnologia: superfici affrescate, ceramiche smaltate, dipinti su tavola, pareti. Tutto esposto a rischi gravi ma che può essere combattuto.

Commenta