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Deflazione, produzione industriale e Germania frenano le Borse che recuperano nel finale

La Borsa italiana si salva nel finale (+0,09%) interrompendo l’infausta serie di sei sedute negative consecutive con un risultato in sostanziale parità – Sui listini pesano la Germania e la deflazione ma Wall Street aiuta – Luxottica e il lusso sempre in forte calo – Banche a due velocità – Forte balzo di Cnh – Bene anche Stm e Telecom Italia.

Deflazione, produzione industriale e Germania frenano le Borse che recuperano nel finale

Grazie a Wall Street le borse del Vecchio Continente mettono in atto un tentativo di rimbalzo spuntando una chiusura in territorio positivo. Milano chiude in rialzo dello 0,09% dopo un calo intraday del 2%, Parigi +0,23%, Londra +0,42%, Francoforte +0,15%. Lo spread Btp ha chiuso in rialzo a 147 punti base.

Diversi i dati macro pubblicati nel resto d’Europa. In particolare ad agosto la produzione industriale dell’Eurozona è scesa dell’1,8%. Sul fronte dell’inflazione, la dinamica dei prezzi a settembre ha rallentato in vari Paesi. In Gran Bretagna l’inflazione è risultata invariata su base mensile e in aumento dell’1,2% su base annua, il livello più basso dei prezzi al consumo dal settembre 2009 ad oggi. In Francia i prezzi al consumo sono diminuiti dello 0,4% a settembre rispetto al precedente mese di agosto mentre, su base annua, si è registrato un aumento dello 0,3%. In Italia, l’indice nazionale dei prezzi al consumo è diminuito dello 0,4% su base mensile e dello 0,2% su base annua (la stima provvisoria era -0,1%).

Ma è soprattutto dalla Germania è arrivata una nuova gelata dall’indice Zew che misura la fiducia degli investitori. L’indice è sceso a -3,6 punti dai 6,9 di settembre, facendo peggio delle attese del mercato. Sempre oggi il governo tedesco ha tagliato nettamente le stime di crescita per l’economia, abbassandole per quest’anno all’1,2% dall’1,8% previsto in precedenza, e all’1,3% dal precedente 2% per il 2015. Per il ministro per l’Economia e l’Enegia, Sigmar Gabriel, la Germania è in difficoltà a causa della debolezza della congiuntura mondiale, che limita nettamente la capacità dell’export di Berlino, e dell’intensificarsi delle crisi geopolitiche internazionali che hanno aumentato l’incertezza e spinto gli imprenditori a congelare i piani di investimenti. Il Paese ha bisogno di aumentare “in modo consistente gli investimenti nelle sue infrastrutture” per generare crescita”.

Il dato tedesco ha innescato le vendite sui listini europei. Da oltreoceano la stagione delle trimestrali appena avviata e alcuni dati macro hanno poi risollevato gli umori dei listini. Wall Street è partita in territorio positivo mantenendosi in rialzo alla chiusura dell’Europa. A livello societario, da sottolineare che JP Morgan è tornata all’utile nel terzo trimestre rispetto all’anno prima ma ha archiviato utili sotto le stime a causa da accantonamenti per un miliardo in preparazione di una multa per presunta manipolazione dei tassi di cambio.

Il cambio euro dollaro cede lo 0,74% a 1,2658 e il petrolio registra nuovi ribassi, con l’Iraq che offre sconti allineandosi all’Arabia Saudita e all’Iran allo scopo di conservare le quote di mercato. Il petrolio Wti cede l’1,43% a 84,51 dollari al barile. A Piazza Affari il peggior titolo è Mps che perde il 3,87% dopo uno stop per eccesso di ribasso. Siena è colpita dalle vendite sulla scia di un taglio del target price da parte di JpMorgan, che cita i rischi di un deprezzamento del titolo legato dal peggioramento della qualità degli asset e la necessità di ridurre l’indebitamento. 

Contrastato il resto del comparto bancario: Unicredit -0,6%, Ubi +0,5%, Intesa +1,35%, Bpm -1,53%, Banco Popolare -0,86%. Oggi l’Abi ha diffuso la nuova stima sulle sofferenze bancarie che sono salite a 174 miliardi ad agosto, facendo segnare un incremento di 1,6 miliardi rispetto a luglio e di 32,1 miliardi da agosto 2013 (+22,6% l’aumento su base annua). In rapporto agli impieghi le sofferenze sono pari al 9,2%, valore che segna il massimo dall’agosto del 1998, contro il 7,3% dell’agosto 2013.

Male anche il lusso con Ferragamo che cede il 3,57%, Moncler l’,193% e Luxottica il 2,92%, sospesa per eccesso di ribasso oltre il 5% sulle incertezze legate alla governance. La società di Agordo è ancora nella bufera dopo la decisione di affidare al patron Del Vecchio le deleghe in attesa che vengano nominati i due Co-Ceo dopo le dimissioni del co-ceo Cavatorta. Giù anche Atlantia (-2,10%). Tra i migliori titoli del Ftse Mib Cnh Industrial (+5,28%), Telecom Italia (+3,51%), Stm (+2,55%), Prysmian (+1,9%), Autogrill (+1,87%). 

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