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Cultura: in Italia si salvano solo i videogiochi

Secondo un rapporto Unioncamere-Symbola, nel 2020 tutti gli altri settori dell’industria culturale sono sprofondati, a cominciare dalle arti performative e dalla valorizzazione del patrimonio storico-artistico

Cultura: in Italia si salvano solo i videogiochi

Nel nostro Paese, il sistema produttivo culturale e creativo vale 84,6 miliardi di euro, che corrispondono al 5,7% del valore aggiunto italiano, ed attiva complessivamente 239,8 miliardi di euro. I dati, riferiti al 2020, sono contenuti nell’undicesima edizione di “Io sono cultura”, il rapporto annuale di fondazione Symbola e Unioncamere.

Dall’analisi emerge che gli effetti negativi della crisi sanitaria hanno colpito con particolare forza il sistema produttivo culturale e creativo: la ricchezza prodotta dalla filiera si è ridotta dell’8,1% contro il -7,2% medio nazionale.

Anche l’occupazione è scesa notevolmente, registrando una variazione negativa del 3,5% (-2,1% per l’intera economia italiana).

In entrambi i casi, le attività core hanno sofferto maggiormente, con una contrazione che, rispettivamente, si è attestata al -9,3% e -4,8%.

Tuttavia, alcuni comparti culturali e creativi hanno mostrato segnali di tenuta generale. Le attività che si occupano di videogiochi e software, pur registrando una leggera riduzione degli occupati (-0,9%), hanno visto aumentare la ricchezza prodotta del 4,2%, anche per via della spinta al digitale e all’home entertainment che i lockdown hanno prodotto.

Al contrario, prosegue la crisi profonda delle arti performative (-23,6% relativamente alla ricchezza prodotta e -11,9% in termini occupazionali) e delle attività di valorizzazione del patrimonio storico e artistico (rispettivamente -19,0 e -11,2%), duramente colpite dalle misure restrittive e di contenimento.

In termini occupazionali, Unioncamere e Symbola sottolineano che oggi il settore culturale dà lavoro a più di un milione e mezzo di persone, pari al 5,9% dell’occupazione complessiva.

A livello territoriale, il rapporto individua in Milano la capitale della cultura italiana. La grande area metropolitana del capoluogo lombardo è al primo posto nelle graduatorie provinciali per incidenza di ricchezza e occupazione prodotte, con il 9,7 e il 9,8%. Roma è seconda per valore aggiunto (8,7%) e quarta per occupazione (7,8%) mentre Torino si colloca terza (8,4%). Seguono per valore aggiunto Arezzo (7,6%), Trieste (7,1%), Firenze (6,7%), Bologna (6,2%) e Padova (6,1%).

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