Condividi

Credit crunch: Confcommercio attacca, l’Abi schiva

Secondo uno studio di Confcommercio, nel secondo trimestre le aziende che si sono viste accogliere le richieste di finanziamento sono calate al 26,9%, la “percentuale più bassa mai toccata dal 2009 ad oggi” – Ma per Patuelli questi numeri “non rispondono più alla fase in cui stiamo vivendo. Dopo due anni ci sono finalmente segni di cambiamento positivi”.

Credit crunch: Confcommercio attacca, l’Abi schiva

“Dal mese di luglio e in questi primi giorni di agosto si cominciano a vedere delle luci. Anche i nostri sensori, che sono acutissimi, incominciano a vedere e a favorire una nuova fase. Per fortuna questa volta dopo due anni ci sono segni di cambiamento positivi”. Lo ha detto ai microfoni di Radio Rai Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, commentando i dati diffusi questa mattina da Confcommercio sul credit crunch. 

Stando a quanto emerge dallo studio, in verità, il quadro non è così rassicurante. Nel secondo trimestre sono aumentate le imprese che non riescono a far fronte al proprio fabbisogno finanziario, mentre sono diminuite quelle che si sono viste accogliere le richieste di finanziamento, passate dal 29,6% al 26,9%. Si tratta, segnala Confcommercio, della “percentuale più bassa mai toccata dal 2009 ad oggi”. 

Rispetto a un anno fa, inoltre, la quota d’imprese che si rivolge al sistema bancario per ottenere un prestito si è praticamente dimezzata, passando dal 20,8% al 10,8%. La percentuale effettiva d’imprese finanziate è scesa così ad appena il 2,9%. Sono peggiorati infine tutti gli indicatori relativi all’offerta del credito: dai tassi d’interesse al costo dei servizi bancari, dalla durata del credito alle garanzie richieste.

Le banche però non ci stanno a recitare la parte del nemico. Secondo Patuelli, anzi, questi numeri “non rispondono più alla fase in cui stiamo vivendo”: l’Abi ha garantito al presidente del Consiglio “il forte impegno degli istituti per sostenere la ripresa, di cui già si vedono i sintomi. Siamo intenzionati a fare ogni sforzo per superare la crisi in modo che le aziende abbiano da parte delle banche nuovo sostegno per tornare alle fasi di ordinaria amministrazione”.

“Abbiamo anche chiesto un impegno straordinario del governo perche’ le banche operanti in Italia non subiscano delle penalizzazioni di carattere normativo nel momento del passaggio alla unione bancaria europea – ha aggiunto Patuelli –. Ci deve essere una più forte sensibilità da parte delle istituzioni per favorire un circuito virtuoso al quale le banche italiane sono intenzionate a dare il massimo contributo attivo e positivo”.

Commenta