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Covid, lo smog non ne favorisce la diffusione

La pianura padana, con Milano e Bergamo tra le città più colpite, studiata dal Cnr per tutto il 2020. L’area resta comunque osservata speciale per gli alti livelli di smog.

Covid, lo smog non ne favorisce la diffusione

Smog e pandemia non sono alleati. La pianura padana con Lombardia ed Emilia Romagna ha impensierito per mesi milioni di cittadini per gli effetti dell’inquinamento atmosferico sul Covid19. La scienza, però, dice che non ha pagato, per questo, un alto prezzo di vite umane. Si sappia, in ogni caso, che la vasta area a cavallo delle Regioni deve combattere sempre la sua battaglia contro scarichi di ogni tipo. Una storia angosciante e lunga che provoca, tra l’altro, 60 miliardi di danni economici all’anno.

Il Covid nel 2020 non ha fatto più danni degli altri anni a causa della mal’aria. Si piangono vite umane e disastri sociali, ma una nuova ricerca italiana pubblicata sulla rivista “Environmental Research” definisce trascurabili gli effetti climatici sulla pandemia. “Particolato atmosferico e virus non interagiscono tra loro. Pertanto, escludendo le zone di assembramento, la probabilità di maggiore trasmissione in aria del contagio in outdoor in zone ad elevato inquinamento atmosferico appare essenzialmente trascurabile”. Questa la sintesi dello studio che si aggiunge a precedenti valutazioni socio-economiche sull’opportunità delle chiusure.

Nella prima ondata, come è noto, la Lombardia è stata la Regione con la maggiore diffusione del virus. Milano e Bergamo hanno pagato il prezzo più alto in morti e blocco di attività sociali ed economiche per mesi. Lo studio dall’Istituto di scienze dell’atmosfera del Cnr di Lecce e Bologna e dell’Arpa Lombardia si è concentrato proprio sulle due città simbolo della pandemia. I focolai allarmavano e da quelle condizioni difficili i ricercatori sono partiti per accertare se e fino a che punto gli annosi problemi di inquinamento avessero aiutato il virus a diffondersi tra quelle popolazioni. Curioso anche che le istituzioni locali non abbiano mai dato eccessiva importanza al fenomeno, nonostante le segnalazioni di medici ed esperti.

La Regione ne avrebbe potuto tenere conto per dare spiegazioni alla popolazione. Forse nel deficit di gestione lombarda della pandemia c’è anche questo. Comunque, tra le tesi dello studio, è stata posta la relazione tra la diffusione virale con i parametri atmosferici. Ipotizzando, poi, che scarsa ventilazione, stabilità atmosferica e particolato atmosferico inquinante presenti in elevate concentrazioni nel periodo invernale potessero favorire la trasmissione in aria (airborne) del contagio. Daniele Contini, ricercatore di Cnr chiarisce anche la metodologia della ricerca. “È stato supposto che tali elementi possano agire come veicolo per il SARS-CoV-2 formando degli agglomerati (clusters) con le emissioni respiratorie delle persone infette. In tal caso il conseguente trasporto a grande distanza e l’incremento del tempo di permanenza in atmosfera del particolato emesso avrebbero potuto favorire la diffusione airborne del contagio”.

In Lombardia le attività sociali ed economiche sono rimaste ferme per mesi e con una ridotta circolazione stradale. Nonostante le iniziative sul maggiore uso delle energie rinnovabili e i piani locali di abbattimento delle emissioni, l’area di Milano può essere interessata ancora da alti livelli di inquinamento. In questo caso la ricerca conferma il trend del 2020? “La probabilità che le particelle virali in atmosfera formino agglomerati con il particolato atmosferico pre-esistente, resta tuttavia trascurabile anche nelle condizioni di alto inquinamento tipico dell’area di Milano in inverno“, risponde Franco Belosi, ricercatore Cnr di Bologna.

È possibile che le particelle virali possano formare altri gruppuscoli ma questo non cambia in maniera significativa lo scenario. Le persone dovrebbero sentirsi più tranquille in base alla ricerca, salvo mantenere tutte le altre precauzioni sanitarie. L’aver indagato sulla pianura padana va a merito dei ricercatori italiani. Però se quanto è stato pubblicato su “Environmental Research” abbassa le preoccupazioni sulla maggiore diffusione dell’epidemia in una vasta zona dell’Italia non è così per gli effetti permanenti delle polveri sottili. Ne è condizionata la vita di tutti giorni, le relazioni sociali e gli scenari economici. Solo in Italia ,dice l’Oms, ogni anno si contano 56 mila morti attribuibili ai veleni dell’atmosfera. La scienza prima o poi sconfiggerà il Covid 19. Vedremo se la buona amministrazione saprà sconfiggere l’inquinamento.

1 thoughts on “Covid, lo smog non ne favorisce la diffusione

  1. Non sono d’accordo dato che l’Associazione del cancro ed altre ricerche dicono il contrario.Si nasconde il ruolo del PM10-2,5 e dell’ozono precursore cancro ed epidemie.Enea ha in corso un progetto ma non si conosce un dato.

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