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Corte Ue riconosce anatocismo: A2A dovrà rimborsare 290 milioni allo Stato italiano

La Corte Ue ha riconosciuto l’anatocismo sugli aiuti di Stato concessi negli anni ’90 così oltre ai 170 milioni di capitale, la utility milanese dovrà restituire altri 120 milioni di interessi. Ma l’azienda chiarisce: “Somme già versate, calcolando anche l’interesse composto. Nessun impatto”

Corte Ue riconosce anatocismo: A2A dovrà rimborsare 290 milioni allo Stato italiano

Brutte notizie per la controllata dei comuni di Milano e Brescia A2A. La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che A2A dovrà restituire allo Stato italiano ben 290 milioni di euro. Tuttavia l’utility lombarda precisa che “le somme in questione sono già state interamente restituite allo Stato italiano, gravate da interessi calcolati secondo il criterio dell’interesse composto”, si legge in un comunicato. Pertanto, “null’altro è dovuto da parte di A2A allo Stato italiano”, aggiunge la nota evidenziando che non ci sarà alcun impatto negativo dalla sentenza odierna.

La vicenda parte da lontano, addirittura da quando A2A era ancora divisa nella Asm di Brescia e l’Aem di Milano. Negli anni ’90 le due società riuscirono a ottenere esenzioni fiscali e prestiti a tassi di interesse ridotti ma nel 2002 la Commissione Europea giudicò queste operazioni degli aiuti di Stato nei confronti delle due società e ha chiesto così il recupero delle somme.

Nel 2008 anche lo Stato italiano ha chiesto il recupero degli aiuti forniti alle due società, che oggi formano A2A, richiedendo anche gli interessi compositi. L’Italia, dunque, a un certo punto della vicenda ha richiesto che gli interessi sugli aiuti e i prestiti concessi negli anni ’90 venissero aggiunti al capitale, divenendo anch’esso produttivo di interesse. L’Italia aveva praticamente richiesto di applicare l’anatocismo, cioè di ottenere anche il pagamento degli interessi sugli interessi. A2A aveva immediatamente contestato la base di calcolo degli interessi davanti ai giudici italiani. Giunti all’ultimo grado del processo, la Corte di Cassazione chiese alla Corte di giustizia europea se la normativa italiana potesse prevedere interessi composti con riferimento a un regolamento che non era ancora applicabile alla data in cui il recupero degli aiuti è stato ordinato dalla Commissione.

Con la sentenza odierna la Corte di Giustizia europea ha dato ragione all’Italia che così, oltre ai 170 milioni a titolo di capitale potrà recuperare anche 120 milioni a titolo di interessi composti per le esenzioni fiscali e prestiti agevolati concessi negli anni ’90.

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