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Corte Ue, Popolari: “Riforma compatibile, ma soglie da valutare”

Assopopolari: “Bene la Corte, la soglia di 8 miliardi restringe la circolazione dei capitali” – Alla giustizia italiana spetta valutazione sul tetto degli attivi – Si torna al Consiglio di Stato

Corte Ue, Popolari: “Riforma compatibile, ma soglie da valutare”

La riforma delle banche popolari, varata dal governo Renzi nel 2015, è compatibile con il diritto europeo. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue, chiamata ad esprimersi sulla legittimità della riforma dopo i ricorsi di alcune associazioni di consumatori e soci delle banche.

Secondo i giudici comunitari le limitazioni dei rimborsi delle quote dei soci della banche popolari sono “legittime purché strettamente necessarie ad assicurare alla banca i fondi propri sufficienti a contrastare un suo eventuale default, una valutazione che spetta in concreto al giudice nazionale”. 

La sentenza rimette alla giustizia italiana la valutazione dell’adeguatezza del tetto degli attivi, fissato in 8 miliardi, oltre il quale le banche popolari sono obbligate a trasformarsi in Spa. La Corte osserva che il diritto dell’Unione non prevede direttamente obblighi o divieti, ma che tale soglia implica “in principio”, una restrizione alla “libera circolazione dei capitali”.  “Una simile restrizione – continuano i giudici – può essere giustificata dallo scopo di garantire una maggiore competitività delle banche, una loro sana governance e, in ultima analisi, la maggiore stabilità complessiva del sistema bancario e finanziario europeo”. 

Secondo la Corte però “limitando l’importanza dell’attività economica che può essere esercitata dalle banche italiane costituite in una determinata forma giuridica, una normativa siffatta può dissuadere investitori di Stati membri diversi dalla Repubblica italiana e di Stati terzi dall’acquisire una partecipazione nel capitale di dette banche e costituisce, di conseguenza, una restrizione alla libera circolazione dei capitali vietata, in linea di principio, dall’articolo 63 TFUE”. 

Il procedimento tornerà ora al Consiglio di Stato che, dopo un nuovo dibattimento con le parti, potrebbe sbloccare la riforma sull’obbligo di trasformazione in Spa il cui termine ultimo è stato posticipato al 31 dicembre 2020.

“La decisione odierna della Corte di Giustizia non fa che ribadire quanto da noi sempre affermato– dichiara Giuseppe De Lucia Lumeno, segretario generale di Assopopolari – riconoscendo che la soglia di 8 miliardi viola una delle libertà fondamentali garantite dal Trattato e rimettendo al Consiglio di Stato, dinanzi al quale riprenderà il giudizio, di valutare se nel caso concreto sia stato effettivamente rispettato il principio di proporzionalità. Il Giudice italiano è chiamato infatti a verificare, fra l’altro, così come indicato dalla Corte di Giustizia, se la normativa italiana che impone la trasformazione obbligatoria in spa delle popolari con più di 8 miliardi di euro di attivo sia «idonea a garantire la realizzazione degli obiettivi di interesse generale che essa persegue e che non ecceda quanto necessario per il loro raggiungimento». Del resto, è di tutta evidenza – e lo abbiamo sempre detto – che la fissazione di una soglia per fare la banca cooperativa, per di più così esigua e priva di qualsiasi base giuridica, sia un unicum in tutta Europa”. 

“Per di più – continua il segretario generale – ponendo le banche popolari italiane in una posizione incomprensibilmente deteriore rispetto ad omologhe realtà europee: i primi 50 gruppi cooperativi europei presentano tutti un attivo di gran lunga superiore agli 8 miliardi di euro, con una media superiore ai 160 miliardi. L’auspicio, dunque, non solo nell’interesse della Categoria ma del Paese tutto, è che nel prosieguo del giudizio dinanzi al Giudice del rinvio, il valore rappresentato dalla libertà di impresa, scegliendo liberamente fra i differenti modelli riconosciuti e previsti dall’ordinamento giuridico, trovi infine il giusto riconoscimento”.

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