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Coronavirus ed economia, sarà la più grande crisi dal dopoguerra?

Oltre dieci milioni di disoccupati nel giro di sole due settimane. L’uragano Coronavirus si sta abbattendo con una forza tremenda sull’economia mondiale, al punto tale che ci sono tutte le condizioni perché si tratti della crisi più grave dal Dopoguerra ad oggi

Coronavirus ed economia, sarà la più grande crisi dal dopoguerra?

È un articolo del Financial Times a mettere in evidenza come, secondo l’opinione di importanti economisti, riuscire a rialzarsi dopo questo collasso sarà veramente complicato.

Una ricerca che è stata svolta da parte della Federal Reserve ha messo in evidenza come dalle guerre si sia sempre riusciti a tornare in piedi molto più velocemente, mentre le più grandi epidemie della storia hanno lasciato strascichi per decenni. Basti pensare come i tassi possono restare ad un livello basso in maniera anormale per alcuni decenni, mettendo in evidenza un limitato stimolo a investire. Attualmente, però, proprio il mantenimento di un basso livello dei tassi di interesse potrebbe comunque rappresentare tutto grasso che cola per rendere meno impattante, dal punto di vista dei costi, gli interventi fiscali che si stanno studiando a tavolino e che serviranno per dare il via alla ripresa economica.

Una situazione che sta portando chiaramente a considerare sempre di più i beni rifugio, come ad esempio l’oro. In realtà, però, dovrebbe essere l’argento il metallo a cui fare riferimento nel bel mezzo di una crisi. Il prezzo di quest’ultimo ha subito un repentino ribasso, toccando i punti più bassi dal 2009, scendendo al di sotto della soglia pari a 12 dollari l’oncia.

Trading commodities, un mercato in forte calo

L’emergenza sanitaria attualmente in atto ha inevitabilmente condizionato anche il mercato delle soft commodities. L’impatto della pandemia si può osservare prendendo come esempio il caso dello zucchero, la cui domanda è in continua discesa, così come la domanda di cotone e caffè, che stanno attraversando un periodo estremamente complicato. Un indice che tiene sotto controllo le prestazioni di gran parte dei prodotti che fanno parte di questa particolare sezione del mercato, non fa altro che confermare come si tratta del trimestre peggiore mai registrato dal 1986.

Il ribasso che ha coinvolto il prezzo del greggio non fa altro che, ad esempio, portare ad un calo del costo della produzione di fibre sintetiche, esattamente come succede con l’etanolo, un derivato della canna da zucchero, che deve affrontare una concorrenza più elevata dei carburanti classici, favorendo al contempo la produzione di zucchero, le cui quotazioni stanno calando in maniera drastica.

Attenzione alla situazione del petrolio

Il prezzo petrolio, da qualche settimana, è finito sotto la lente di ingrandimento: la domanda principale che si fanno tutti gli economisti è quando sarà in grado di rialzarsi fino a tornare ai livelli precedenti rispetto alla crisi sanitaria attualmente in atto, anche se qualche giorno fa è stato raggiunto un accordo molto importante tra Usa, Arabia Saudita e Russia.

Dal primo di gennaio, le quotazioni sia di Brent che di WTI sono state oggetto di oscillazioni veramente impressionanti, che hanno stupito anche tanti addetti ai lavori. Sul prezzo del petrolio hanno inciso le preoccupazioni legate all’emergenza sanitaria, ma anche la crisi tra Arabia Saudita e Russia. Gli esperti sostengono come l’intera situazione comporterà, in maniera progressiva, una riduzione dell’offerta, ma non nell’immediato. Le previsioni, infatti, portano a pensare che i prezzi resteranno bassi ancora per tanto tempo, anche se Trump ha di recente dato il via libera all’accordo tra Usa, Russia e Arabia Saudita per salvare il prezzo del petrolio. In fondo, nessuno tra i più importanti produttori ha intenzione di fare la figura della parte debole, ma forti tagli congiunti, che siano veramente voluti o meno, sono all’orizzonte.

Secondo Goldman Sachs e Citigroup, ogni tipo di accordo che verrà suggellato riuscirà a garantire un supporto temporaneo, ma non sarà assolutamente in grado di riequilibrare le perdite legate alla domanda.

Insomma, ci sono tutte le condizioni perché la volatilità proseguirà ad avere un ruolo fondamentale in tale situazione fino al momento in cui l’emergenza Coronavirus non terminerà una volta per tutte. Le oscillazioni saranno ancora notevoli e il prezzo del petrolio verrà controllato da molto vicino da parte di tuti gli esperti ancora per diversi mesi.

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