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Conte: “Crescita all’1% è soglia minima, dobbiamo andare oltre”

Nella conferenza stampa di fine anno, il premier scommette su “una crescita robusta” nel 2019 nonostante il parere avverso di tutti gli organismi internazionali – “Non siamo il governo delle lobby e dei comitati economici” – E non esclude un rimpasto né un “tagliando” al contratto di governo

Conte: “Crescita all’1% è soglia minima, dobbiamo andare oltre”

“Direi che l’1% è una soglia minima, dobbiamo andare molto oltre”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa di fine anno, in riferimento alla crescita del Pil prevista per il 2019. Pur ammettendo che il governo è stato costretto a rivedere le previsioni sull’anno prossimo dal +1,5 al +1%, per adeguarsi alla media delle previsioni dei maggiori organismi nazionali e internazionali, il Premier rifiuta la possibilità che alla fine il dato risulti ancora inferiore, come pure ritengono molti analisti.

“Non è possibile che non si realizzi una crescita robusta – ha sottolineato Conte – Avendo elaborato un piano di investimenti da 15 miliardi in tre anni, a cui abbiamo aggiunto 13 miliardi dopo un incontro con le aziende di Stato, che ho sollecitato ad aumentare gli investimenti; avendo poi ottenuto ulteriore flessibilità dall’Europa per un poderoso piano d’investimenti contro il dissesto idrogeologico; avendo posto in essere misure dettagliate, ad esempio 400 milioni ai Comuni che non superano i 20mila abitanti, che andranno usati entro maggio del 2019 sfruttando anche un regime agevolato per l’affidamento dei lavori; ecco allora che abbiamo messo in campo una serie di misure” per cui la crescita all’1% va considerata una soglia minima.

Il premier, bersagliato dalle domande, ha anche detto di non escludere un rimpasto e un “tagliando” al contratto di governo.

“AUMENTI IVA: CRESCITA E TAGLI AGLI SPRECHI PER EVITARLI”

A Conte è stato chiesto poi in che modo il governo intenda affrontare nei prossimi anni il problema delle clausole di salvaguardia sull’Iva, dal momento che – in base a quanto stabilito dall’ultima manovra – le risorse da trovare per evitare gli aumenti salgono da 13,7 a 23,1 miliardi per il 2020 e da 15,6 a 28,7 miliardi per il 2021. Il conto finale è di 51,8 miliardi e se non troveremo questi soldi, l’aliquota ridotta dell’Iva passerà dal 10 al 13% nel 2020, mentre quella ordinaria, oggi al 22%, salirà al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021.

“Sì, è vero, per il 2020 e 21 le clausole di salvaguardia recano dei numeri importanti – ha ammesso Conte – Ma non vorrei fosse trascurato il fatto che in pochi mesi abbiamo dovuto trovare 12,5 miliardi per neutralizzare l’aumento ereditato dal governo precedente. È una modalità di chiusura delle manovre economiche che è già stata sfruttata in passato. Ci impegniamo a evitare l’incremento dell’Iva anche nei prossimi anni. Con la crescita e con il taglio degli sprechi confidiamo di farcela anche nel 2020 e nel 2021. Questo governo ha avuto finora poco tempo per intervenire sul taglio agli sprechi: occorre impiantare una task force che lavori con attenzione e discernimento in modo da recuperare molte risorse da questo fronte”.

“DEBITO? È ALTO, MA I FONDAMENTALI SONO SOLIDISSIMI”

A chi gli faceva notare che la manovra non riduce il debito pubblico italiano, fra i più alti al mondo, Conte ha replicato che “i fondamentali del sistema economico italiano sono solidissimi. Questa – ha aggiunto – è una delle ragioni che ho fatto valere nella trattativa con Bruxelles. Certo, abbiamo un debito che a guardarlo così incute un certo timore, ma se consideriamo altri fattori non è così spaventoso. Siamo la terza economia dell’Eurozona, la seconda manifattura, siamo nel G7, abbiamo un alto risparmio privato. Altri paesi hanno un debito contenuto, ma non hanno molto risparmio privato e devono contare sull’estero più di noi per finanziarsi”.

“NON SIAMO IL GOVERNO DELLE LOBBY E DEI COMITATI ECONOMICI”

Per quanto riguarda la squadra dell’Esecutivo, “il nostro non è il governo delle lobby, dei comitati economici, dei comitati d’affari – ha rimarcato il Presidente del Consiglio – Non ricevo a Palazzo Chigi personaggi che rappresentano interessi particolari o lobbisti ma persone che hanno incarichi istituzionali in modo trasparente e alla luce del sole”.

La manovra “si pone in termini di continuità e coerenza con gli impegni assunti con il contratto di governo – ha detto ancora il Premier – Se i di sondaggi a distanza di mesi ci danno ancora molto apprezzati dai cittadini è forse dovuto proprio a questa continuità. Stiamo contribuendo a ridurre la frattura fra politica e cittadini”.
Sugli equilibri interni al Governo, Conte ha sottolineato che “questa esperienza si regge su un’amalgama perfetta di giallo e di verde. Si è creato un equilibrio chimico, un’amalgama, non una mescolanza, a cui ho contribuito anche io. C’è una sintonia perfetta anche con Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Vi posso assicurare che non c’è mai stato un vertice in cui abbiamo avuto una seria litigata o comunque un contrasto dialettico vivace. Forse siamo anche un po’ noiosi”.

“TAV: DAREMO UNA RISPOSTA PRIMA DELLE EUROPEE”

In merito alla Tav Torino-Lione, Conte ha ribadito che “è ancora in corso l’istruttoria” e che “a fine dicembre la commissione dei tecnici consegnerà i risultati” della valutazione aggiornata dei costi-benefici dell’opera. In seguito, “andremo sul territorio e prima delle elezioni Europee il Governo comunicherà in modo trasparente la decisione”, ha annunciato Conte.

“RIFORME ELETTORALI O COSTITUZIONALI? TOCCANO AL PARLAMENTO”

Eventuali progetti di riforma della legge elettorale o di riforma della Costituzione, “ritengo che debbano essere rimessi al Parlamento – ha continuato il Presidente del Consiglio – Non credo che il governo debba intervenire in questo senso, è il Parlamento la sede più opportuna dove devono nascere queste iniziative, che devono essere partecipate e discusse. Il governo non deve intestarsi riforme così significative”.

“EDITORIA: IL TAGLIO AI FONDI NON È ATTENTATO ALLA LIBERTÀ”

Infine, Conte ha argomentato davanti a una platea di giornalisti che “rivedere il sistema del finanziamento all’editoria non è un attentato alla libertà d’informazione, la quale rimane un valore sacrosanto. Le testate devono essere anche stimolate a cercare altre risorse altrove. Salvaguardiamo i quotidiani e i periodici delle minoranze linguistiche, le testate editate all’estero, quelle delle associazioni dei consumatori e i periodici destinati agli ipovedenti. Quanto alle testate che vengono intaccate da questo taglio, comunque sottolineiamo che il taglio è progressivo. Vogliamo dare tempo alla stampa per trovare risorse altrove”.

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