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Con la nomina della Yellen alla guida della Fed il tapering può aspettare

Il nuovo presidente Fed, che è da sempre una “colomba”, continuerà la politica monetaria espansiva di Bernanke ed è probabile che ritardi l’uscita dal Quantitative easing – Il background culturale della prima donna alla testa della Fed è lo stesso del marito, il premio Nobel George Akerlof, autore del celebre “The market of lemons” – Le gaffe di Summers

Con la nomina della Yellen alla guida della Fed il tapering può aspettare

Che cosa ci si può aspettare dalla nomina di Janet Yellen a presidente della Fed? È opportuno distinguere tra ciò che afferisce la politica monetaria e il resto delle responsabilità della Fed.In termini di azione monetaria, la cosa più plausibile è che vi sarà continuità con il governatorato di Ben S. Bernanke. Ciò vuol dire che continueranno presumibilmente le operazioni di politica monetaria non convenzionali, cioè il Quantitative Easing (ma si può ancora chiamarlo non convenzionale dopo vari anni che è in essere?). 

Forse, la presidenza Yellen potrebbe addirittura rallentare l’uscita da queste politiche attive, ritardando il cosiddetto Tapering. Questa aspettativa deriva dal fatto che, anche in virtù del suo background culturale, la Yellen è sempre stata schierata nel campo delle “colombe” monetarie, come rivela il suo track record in office. Cioè, la nuova Presidente fa parte del gruppo di coloro che tra i due obiettivi classici della Fed, il controllo dell’inflazione e il supporto a ridurre la disoccupazione, ha sempre dato maggior peso al secondo che al primo.

Una nota importante al riguardo è che la candidatura Yellen, come si ricorderà, ha sconfitto quella di Larry Summers, generalmente accreditato come l’alternativa di “falco” monetario, cioè più orientato alle politiche anti-inflazionistiche e meno sensibile alla questione occupazionale. Da questo punto di vista, la nomina di Janet Yellen significa anche la vittoria di una scuola più interventista (nella tradizione keynesiana) rispetto a un approccio liberista fino all’imbarazzo. Infatti, tra le altre sue scivolate, da Capo Economista (e Senior Vice President) della World Bank Larry Summers sostenne che sarebbe ottimale spostare le attività produttive più inquinanti dai paesi ricchi a quelli poveri perché la perdita di vite umane che tale inquinamento comporta sarebbe minore. 

Ciò, non perché lo stesso inquinamento produca meno vittime nei paesi poveri, ma perché, valutava Summers, il valore della vita è inferiore nei paesi poveri rispetto a quello della vita nei paesi ricchi. Naturalmente, tale ragionamento fece scandalo ma, al tempo stesso, è rivelatore della spregiudicatezza e dei discutibili valori del proponente. Ancor più preoccupante, però, è stato il track record di Summers quando, da Segretario del Tesoro, ha dato i colpi finali al Glass-Steagall Act, completando la liberalizzazione finanziaria che, oggi si può dire avendo visto la Grande Crisi dal 2007 in poi, non ha portato bene agli Stati Uniti e al mondo occidentale.

Al riguardo, è utile ricordare che Janet Yellen non è solo un’economista e un ufficiale pubblico che ragiona con la sua testa, ma è anche la moglie di George Akerlof, uno dei più fini pensatori che hanno fatto progredire l’analisi delle scelte in situazioni di fallimento del mercato. Akerlof, premio Nobel per l’economia nel 2001, assieme a Spenser e Stiglitz, scrisse il suo principale paper alla fine degli anni Sessanta. Si tratta del famoso “The market for lemons”, cioè il mercato dei bidoni, in cui l’incertezza sulla qualità del bene oggetto dello scambio può portare a situazioni di disfunzione del mercato. 

Ebbene, è curioso rammentare che, prima di divenire un classico e uno dei lavori più citati nella storia della professione economica, il paper fu rifiutato malamente da tre riviste primarie – American Economic Review, Review of Economics and Statistics, Journal of Political Economy – prima di essere pubblicato dal Quarterly Journal of Economics. Di più, l’editor del Journal of Political Economy aveva giudicato il contributo di Akerlof errato sostenendo che “se questo paper fosse corretto, la scienza economica dovrebbe cambiare” e, in effetti, la scienza economica è cambiata anche in seguito alla pubblicazione del “market for lemons”.

Proprio il background culturale di Janet Yellen lascia sperare che la Fed potrà giocare un ruolo più attivo anche nel promuovere un’implementazione più efficace possibile della nuova regolamentazione che, di fatto e di diritto, è divenuto il terzo grande obiettivo della Fed. Infatti, il lascito della Grande Crisi è che non può esservi stabilità monetaria senza stabilità finanziaria. E, allora, la Yellen alla presidenza della Fed potrebbe rivelarsi una pedina cruciale per rafforzare e accelerare gli interventi di ri-regolamentazione, senza i quali saremo costantemente alla mercé di nuove ondate di instabilità finanziaria. Tutto sta a vedere se, essendo mancato un nuovo Ferdinand Pecora (cfr. il mio pezzo “Per salvare l’Europa ci vorrebbe un Cuor di leone e un mese da Pecora” su Firstonline del 10/6/2012), qualcun altro ne saprà compensare l’assenza.

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