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Comte de Montaigne: lo Champagne con il cuore del riscatto

Ci sono voluti otto secoli per poter fare Champagne nell’Aube dove il vitigno dello Chardonnay arrivò nel 1300. Un imprenditore illuminato oggi lancia la sua sfida a La Marne e punta a nuovi mercati in Italia e in Europa

Comte de Montaigne: lo Champagne con il cuore del riscatto

Se una crociata portò secoli fa in Europa un vitigno che ha cambiato il mondo della cultura enoica francese, dando vita allo Champagne, una nuova crociata è partita a distanza di secoli dalla Francia dello Champagne de l’Aube, per conquistare nuove fasce di mercato in Europa e in Italia soprattutto. A condurla è un brillante imprenditore di Troyes, città capoluogo del dipartimento de l’Aube nella Cote des Bar, Stephane Revol, manager formatosi alla EDC Paris Business School di Parigi, chiamata anche Ecole des Dirigeants et des Créateurs d’entreprise, con sede nel principale quartiere degli affari d’Europa, La Défense, una Università che sforna l’alta classe dirigente amministrativa francese e non solo.

Con questo già si è capito di cosa stiamo parlando, Il giovane Revol si era così messo in luce nel suo corso alla Business School che l’allora Ministro dell’economia Christine Lagarde, oggi attuale presidente della Banca Centrale Europea, lo adocchiò subito e lo volle al ministero. Di lì lo mandò in Italia, a Milano, dove Revol fu appoggiato alla Total, una delle prime quattro aziende mondiali operanti nel petrolio e nel gas, per studiare scenari di penetrazione di grandi aziende francesi sul mercato italiano. Tre anni intensi di grande formazione che si prospettavano come premessa di una brillante carriera per il giovane Stephane che a 23 anni viene premiato come uno dei migliori talenti del programma estero. Ma a Milano Revol conobbe anche colei che sarebbe in futuro diventata sua moglie, e questo cambiò totalmente il corso della sua vita. Il brillante manager ringraziò il mistero dell’economia e la Total per la grande opportunità che gli avevano dato e seguendo la voce del cuore stabilì che Milano sarebbe stata la sua seconda patria dopo la cittadina Troyes che gli aveva dato i natali.

Capito il personaggio e l’importanza che egli dà alle sue pulsioni a questo punto il discorso va allargato per spiegare quello che abbiamo detto all’inizio.

Partiamo dunque da Troyes. Qui un condottiero francese, del XIII secolo tal Comte de Champagne, di ritorno da una crociata in terra santa riportò, passando da Cipro, un ceppo di Chardonnay che fu piantato nell’Aube, nella Côte des Bar. La cosa non è di poco conto parchè in realtà quello Chardonnay divenne fondamentale in seguito per lo Champagne. I commercianti della vicina regione, la Marne, ritenuta nei secoli successivi la patria dello Champagne, capirono subito le potenzialità di quel vitigno e se ne appropriarono come uva da imbottigliamento lasciando agli agricoltori dell’Aube di poterlo coltivare, di produrre vino ma di non poterlo imbottigliare come Champagne. Ne scaturì una vera e propria guerra che durò sette secoli finché agli inizi del secolo diciannovesimo un attacco di Filossera distrusse tutto il patrimonio vitivinicolo dell’area. Solo allora i produttori delle pregiate uve dell’Aube poterono alzare la voce con i commercianti de la Marne e in cambio dell’uva ottennero di far decadere il secolare accordo capestro e di poter imbottigliare il prezioso vino anche nella loro regione con l’etichetta attesa da secoli.    

Fra i proprietari di terreni votati a vite nell’Aube c’era anche il signor Revol, padre del nostro imprenditore, che un giorno portando suo figlio dodicenne a messa nella Chiesa di Santa Maddalena a Troyes, la più antica della città, secolo XII, gli mostrò una bellissima vetrata su una navata laterale. Vi era raffigurato il Comte de Champagne, nell’atto di offrire al Vescovo della città la barbatella di Chardonnay. Un vero e proprio attestato dell’autenticità storica che spettava ai vignerons de l’Aube rispetto ai commercianti de la Marne che si erano attributi l’esclusività de lo Champagne.

Quella domenica rimase fortemente impressa nel cuore del giovane Revol. Un ricordo fortemente affettivo per il padre che scomparve l’anno dopo, ma anche di forte orgoglio di appartenenza a un territorio così bistrattato per secoli. E soprattutto l’orgoglio di avere ereditato una maison che produceva Champagne con un nome scritto dal destino: “Comte de Montaigne”, il condottiero del XIII secolo.

Vignerons all'opera neiterreni dello Champagne Comte de Montaigne
Vignerons all’opera neiterreni dello Champagne Comte de Montaigne

Quella vetrata, le parole di suo padre, i ricordi di infanzia si sono tradotti in Stephane Revol in qualcosa di più di una affettuosa memoria. C’era una voglia di riscatto nell’affermare un nuovo concetto nella produzione di un segmento Premium, non solo Champagne come prodotto di lusso, ma come storia di uomini, di cultura, di tradizioni, di sacrifici, e quindi di passione e rispetto per una terra, l’Aube, rimasta troppo a lungo nell’ombra de la Marne. In breve una storia di cuore e amore.

Traduciamolo nei fatti: Revol si serve di una immagine molto efficace per far comprendere il suo rapporto con il suo prodotto: “noi abbiamo 40 ettari divisi in 80 parcelle, ed io mi sento un giardiniere perché ognuna di queste parcelle ha una sua caratterizzazione che cambia a seconda del terreno. Pensi solo una cosa: noi abbiamo 80 silos a temperatura controllata per 80 vini diversi. E questo proprio per far emergere le diverse caratteristiche dovute all’esposizione, alla lontananza dal fiume, all’altezza delle vigne, alla caratteristica del terroir. Tutte queste caratteristiche fanno la differenza poi in bottiglia. Per cui possiamo ricavare una straordinaria gamma di vini che hanno diverse tipicità e finalizzazioni di consumo”.

E questo già introduce alla filosofia della famiglia Revol per cui il vino viene anteposto al mercato. La lavorazione ne fa testo.

Tra gennaio ed aprile ogni anno si procede alla degustazione delle diverse Cuvée, nate dalla prima fermentazione. Un lavoro che richiede tempo, perché questa materia vivente evolve in continuazione. Alla fine di numerose degustazioni, solo i vini selezionati possono fare parte di Comte de Montaigne. A ogni Cuvée corrisponde un assemblage specifico.

Una volta finalizzati gli assemblage, i vini vengono messi in bottiglia, con l’aggiunta di lieviti per la seconda fermentazione. In Comte de Montaigne, l’invecchiamento sui lieviti è due volte più lungo del minimo richiesto dal disciplinare. Questo per dare maggiore complessità ai vini. Le bottiglie sono invecchiate per 36 mesi, senza luce e ossigeno, a una temperatura costante di 10,5 gradi centigradi. Segue il momento del remuage. I giropalette devono avere una grande regolarità e una massima precisione, indispensabile per la qualità del remuage e di conseguenza per la brillantezza del vino.

Seguono quindi la sboccatura, il dosaggio e l’habillage.

Il vino per arrivare al suo apogeo in casa Revol ha necessità di tempi lunghi. “Per il nostro prodotto base passano 55 mesi tra il momento della vendemmia e il momento in cui la bottiglia esce dalla cantina – sottolinea l’imprenditore – mentre mediamente per gli altri Champagne questo tempo si riduce a 19 mesi. E questo fa la differenza”.

E’ chiaro a questo punto che un prodotto Premium come Comte del Montaigne ha dei costi notevoli di produzione che incidono sulla redditività. Ma Revol su questo non transige: “il nostro Comte de Montaigne è uno Champagne che ha il cuore, il cuore di una terra, di chi lo lavora, di chi lo produce. Comte de Montaigne è passione, emozione, calore, vicinanza, joie de vivre. Caratteristiche uniche che solo uno champagne fuori dal comune può dare. Perché tutto è differente rispetto ai soliti champagne: la sua origine, le sue vigne, il terreno dove cresce, la produzione che segue una tradizione unica”.

Si infervora quando parla della sua creatura e conoscendo la sua biografia si capisce bene che questo imprenditore sa coniugare sentimento e business. Un sentimento che non si limita alla fase di lavorazione. L’amore per il territorio si sviluppa già a monte nella lavorazione della vite che si traduce in alcune importanti best practice che riducono al minimo gli effetti nocivi della vinificazione sull’eco-sistema circostante. Ad esempio: il disciplinare che la Maison si è data, include a un massimo di tre trattamenti annuali della vigna, che vengono effettuati solo in caso di malattie delle piante e mai in via preventiva, come accade di norma. La gestione e lavorazione del suolo sono finalizzati all’aumento del contenuto di sostanza organica e quindi alla riduzione di CO2 emessa in atmosfera. Inoltre per contrastare gli effetti nocivi del gelo sui vitigni, non si usano gas per scaldare la vigna, ma semplice acqua, che avendo una temperatura di congelamento di zero gradi, viene irrorata sulle gemme, che altrimenti gelerebbero a meno 2 gradi, per proteggerle. E un ulteriore rispetto di Corporate Social Responsibility lo si registra anche nel ciclo produttivo: alla prima fermentazione del mosto a temperatura controllata gli enologi della casa fanno seguire la fermentazione in bottiglia detta presa di spuma, che azzera, o quasi, l’emissione di Co2 nell’atmosfera.

Nascono da tutto ciò il Brut Grande Réserve (70% Pinot Noir e 30% Chardonnay), l’Extra Brut Grande Réserve (70% Pinot Noir e 30% Chardonnay), il Rosé Grande Réserve (Rosé de Saignée, 100% Pinot Noir senza aggiunta di vecchio vino), il Blanc de Blancs Grande Réserve Brut (100% Chardonnay), la Cuvée Spéciale Brut (100% Pinot Noir). Solo per citare i fuoriclasse di Comte de Montaigne.

Fuoriclasse e Premium. Ma chiediamo a Revol se ha un senso oggi pensare a un mercato di prodotti d’alta gamma in una situazione di crisi generale e di stagnazione economica come quella che stiamo vivendo.

E qui subentra l’ex allievo modello della Business School enfant prodige della Christine Lagarde che guarda oltre la siepe.

La maison dall’inizio dell’anno ha avviato una piattaforma per le vendite on-line, una vera e propria rivoluzione per una casa abituata alle enoteche esclusive, alla ristorazione di alto livello, a hotel di fascia alta, a un pubblico di consumatori esigenti. Previste consegne in ventiquattro Paesi europei in sole ventiquattro ore, a costi competitivi, con spedizione gratuita in Italia e Francia per ordini superiori alle sei bottiglie. Ovviamente gli imballaggi sono rigorosamente eco-sostenibili e sicuri, nel pieno rispetto con la politica “green” che caratterizza da sempre l’azienda.

Non sarà solo una piattaforma e-Commerce, ma anche un canale di raccolta delle recensioni dei clienti italiani ed esteri. Inoltre, gli utenti dello Shop on-line verranno coinvolti nel mondo della Maison anche attraverso iniziative speciali sui Social Network dell’azienda (Instagram e Facebook).

Basta questa ‘democratizzazione’ del rapporto con una clientela più vasta ad assicurare futuri sviluppi commerciali?

“Questo sarà solo uno strumento – risponde Revol – il momento è certamente penalizzante per il settore, ma alla ripresa i consumatori non saranno più gli stessi di prima. Questa crisi ha fatto emergere nuove esigenze, nuove attenzioni dei consumatori. Noi abbiamo usato questo momento per riflettere, per ragionare. Cosa che dovrebbero fare tutti. Nei momenti di crisi, in tempi di guerra si creano dei legami destinati a durare nel tempo. Noi abbiamo voluto avvicinarci ai nostri clienti attuali e futuri con uno strumento di dialogo. Ma soprattutto alla ripresa è prevedibile che il mercato chiederà qualità, genuinità, valori, rispetto delle regole, attenzione all’ambiente, saranno gli effetti delle paure che il Coronavirus si lascia dietro. A quell’appuntamento noi ci presentiamo con la nostra storia fatta di autenticità e passione, di lavoro degli uomini e di attenzione per il territorio, di eco sostenibilità, e sono sicuro che gli italiani sapranno apprezzarlo”.

Insomma per Revol questo Champagne non va visto come un prodotto di lusso ma per la sua storia come una ventata di ottimismo nella vita, qualcosa da condividere nei momenti felici. E’ uno Champagne che ha cuore

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