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Come finanziare le infrastrutture in Italia

IL RAPPORTO ASSONIME individua 10 ambiti di intervento per il rilancio delle infrastrutture in Italia e propone per ciascuno di essi alcune linee di azione prioritarie – Le misure proposte mirano a rafforzare i canali di finanziamento pubblico e privato delle infrastrutture e a migliorare il quadro giuridico-istituzionale.

Come finanziare le infrastrutture in Italia

Il Rapporto della Giunta di Assonime individua 10 ambiti di intervento per il rilancio delle infrastrutture in Italia e propone per ciascuno di essi alcune linee di azione prioritarie. Le misure proposte mirano a rafforzare i canali di finanziamento pubblico e privato delle infrastrutture e a migliorare il quadro giuridico-istituzionale, con particolare attenzione alle esigenze del partenariato pubblico privato. 

1. Utilizzare in modo più efficiente i fondi pubblici: destinare, nell’ambito dei fondi strutturali europei riservati all’Italia, un’ampia quota al finanziamento delle infrastrutture; razionalizzare la programmazione delle infrastrutture di interesse nazionale e locale; aumentare la capacità delle amministrazioni di definire le priorità nell’utilizzo delle risorse pubbliche attraverso rigorose valutazioni dei nuovi investimenti. 

2. Velocizzare il processo decisionale e rendere più certo l’afflusso dei contributi: garantire una maggiore frequenza delle riunioni del CIPE, ridurre i tempi di estensione delle delibere dopo l’adozione della decisione, assicurare la tempestività del controllo da parte della Corte dei conti; rafforzare il vincolo di destinazione dei contributi pubblici per progetti infrastrutturali, ad esempio facendo confluire tutte le risorse erogate a questo fine da Unione europea, Stato, Regioni in fondi speciali e appositi stanziamenti affluenti su conti correnti aperti per i pagamenti della stazione appaltante; garantire la tempestiva attuazione dell’obbligo di fatturazione elettronica per le pubbliche amministrazioni in modo da rafforzare gli strumenti volti ad assicurare il rispetto dei tempi di pagamento. 

3. Massimizzare gli effetti delle risorse pubbliche attraverso le garanzie: a livello europeo, potenziare la Project Bond Initiative, passando dalla fase sperimentale a una fase a regime e ampliandone l’ambito di applicazione; prevedere un canale più rapido di accesso al programma per i progetti che hanno ottenuto una certificazione da parte di enti accreditati; introdurre a livello nazionale strumenti di garanzia simili a quelli della Project Bond Initiative a supporto del collocamento di project bond relativi a progetti infrastrutturali selezionati. 

4. Potenziare il ruolo delle agevolazioni fiscali a sostegno degli investimenti infrastrutturali: dare piena attuazione al regime di defiscalizzazione introdotto dalla legge n.183/2011; estendere l’applicazione del credito di imposta e dell’esenzione dal pagamento dei canoni di concessione prevista dal decreto legge n. 179/2012 alle opere la cui progettazione definitiva sia approvata dopo il 31 dicembre 2016, a opere già affidate in presenza di particolari circostanze e a progetti di valore inferiore all’attuale soglia di 200 milioni.

5. Sostenere la partecipazione in capitale di rischio: promuovere lo sviluppo di fondi che investano in equity e strumenti ibridi; aumentare il coinvolgimento degli investitori che non investono direttamente nel settore ma che possono farlo investendo in un fondo; creare un contesto favorevole allo sviluppo dei fondi di investimento a lungo termine (Eltif). 

6. Mitigare il rischio dei progetti finanziati in PPP: nei settori più esposti a incertezza sulle entrate da tariffe, incoraggiare le amministrazioni a strutturare le concessioni prevedendo, anche sull’esempio di altri paesi europei, canoni di disponibilità; affermare attivamente nelle sedi europee la necessità di non irrigidire i criteri di contabilizzazione nel bilancio pubblico delle concessioni. 

7. Rafforzare la professionalità delle stazioni appaltanti e la qualità dei progetti: ridurre il numero delle stazioni appaltanti e prevedere il ricorso alle centrali di committenza anche per i lavori pubblici, consentendo di affidare alla centrale di committenza anche la gestione del rapporto; rendere obbligatoria la preventiva definizione di adeguati studi di fattibilità (finanziaria, economica e sociale) e forme di consultazione preventiva con gli operatori (imprese e finanziatori) per assicurare la bancabilità dell’opera; promuovere la standardizzazione degli atti di gara e delle convenzioni. 

8. Rendere disponibile una PPP task force unit: mettere a disposizione delle pubbliche amministrazioni una struttura che, valorizzando le competenze esistenti nel sistema possa, su richiesta, verificare la bancabilità del progetto, fornire assistenza tecnica per i profili finanziari e aiutare nella comunicazione al mercato delle opportunità di investimento. Coinvolgere la task force nella definizione di linee guida e contratti standard e nella formazione di expertise nelle stazioni appaltanti. 

9. Riformare il Titolo V della Costituzione: portare a compimento la recente proposta di riforma costituzionale che riporta alla competenza legislativa dello Stato una serie di materie cruciali per lo sviluppo delle infrastrutture e introduce una “clausola di supremazia” della legge statale per la realizzazione di programmi di interesse nazionale; prevedere una competenza statale per l’introduzione di procedimenti amministrativi standard. 

10. Promuovere una regolazione favorevole agli investimenti: assicurare la stabilità delle regole e ridurre il rischio di reformatio in pejus; snellire e rendere certe nei tempi le procedure autorizzative; ridurre il contenzioso amministrativo in materia di contratti pubblici; aumentare i disincentivi alle liti temerarie; limitare la durata delle sospensive a 30 giorni; prevedere per le opere di maggiore interesse pubblico il ricorso in un unico grado al Consiglio di Stato.  

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