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CIRCOLO REF RICERCHE – Si aggrava la recessione, ma aumenta la bolletta dell’energia

DA CIRCOLO REF RICERCHE – L’energia italiana è la più cara d’Europa, e nonostante il calo del prezzo dell’elettricità il costo delle bollette nel mercato libero continua ad aumentare – I costi che hanno contribuito maggiormente all’aumento della bolletta sono gli oneri parafiscali, che pesano oggi circa un quarto della bolletta.

CIRCOLO REF RICERCHE – Si aggrava la recessione, ma aumenta la bolletta dell’energia

Secondo i dati più recenti rilevati dalla Camera del Commercio di Milano in collaborazione con REF Ricerche, i prezzi dell’energia elettrica sul mercato libero ad aprile 2013 sono diminuiti rispetto a gennaio scorso. La caduta dei prezzi dei nuovi contratti è compresa tra il 3–7%. La diminuzione non riguarda solo i contratti stipulati ad aprile. Nell’arco degli ultimi dodici mesi, i prezzi si sono ridotti costantemente, registrando ad aprile la terza contrazione trimestrale consecutiva. Rispetto ad un anno fa, infatti, i prezzi dell’energia elettrica sono diminuiti, contraendosi del 7-15% a seconda della tipologie contrattuali. Anche facendo riferimento ad un lasso di tempo più ampio, osserviamo una notevole riduzione nei prezzi: negli ultimi tre anni, il prezzo dell’energia elettrica è oscillato in media tra i 90 €/MWh e 95 €/MWh, per poi subire una decisa flessione nella seconda metà del 2012 e raggiungere ad aprile 2013 livelli intorno a 85 €/MWh.

Un calo notevole, considerato che i costi di generazione termoelettrica dell’energia elettrica sono aumentati costantemente negli ultimi anni. L’aumento dei costi di produzione è dovuto al rialzo dei prezzi dei combustibili fossili (derivati dal petrolio, gas naturale e carbone) usati nelle centrali termoelettriche per produrre energia. Il costo di produzione dell’energia elettrica è quindi correlato agli andamenti dei prezzi delle fonti combustibili, e in particolare alle quotazioni del petrolio, che nei primi mesi del 2013 hanno toccato picchi di 120 $ al barile.

Nonostante il marcato aumento dei costi dei combustibili, i prezzi contrattati sul libero mercato dell’energia elettrica sono diminuiti, dando luogo al fenomeno di decoupling tra prezzo del petrolio e quello dell’energia elettrica. Mentre le quotazioni del petrolio continuano in salita, quelle dell’energia elettrica scendono. Tale biforcazione può essere attribuita a una capacità in eccesso dell’offerta dell’energia elettrica fornita sul mercato italiano, che ha causato una riduzione dei prezzi nel mercato libero. Negli ultimi anni la produzione di energia elettrica è aumentata notevolmente. Due principali fattori hanno contribuito all’aumento della capacità produttiva energetica in Italia. Il primo, riguarda l’ingresso nel mercato italiano di nuovi impianti a ciclo combinato del gas naturale. Il secondo, riguarda lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili, in particolare nel settore fotovoltaico. L’aumento dell’offerta energetica non è stato però assorbito dalla debole domanda italiana, compressa dalla crisi economica che ha costretto molte imprese a rallentare se non chiudere la propria produzione.

I recenti cambiamenti nel mercato energetico italiano non hanno avuto un impatto solo sui prezzi dell’energia elettrica, ma anche sulla struttura e sulla tipologia dei contratti forniti alle piccole e medi imprese nel libero mercato. 

L’allineamento tra prezzo fisso e variabile

Nell’arco degli ultimi mesi si è ridotta la differenza tra il prezzo fisso, dove il corrispettivo rimane uguale per tutta la vigenza del contratto, e il prezzo variabile della materia prima, dove il corrispettivo viene aggiornato di mese in mese a seconda degli andamenti dei combustibili di generazione. Negli ultimi dodici mesi, i contratti con corrispettivo variabile hanno registrato prezzi più alti di quelli a corrispettivo fisso di circa 2 o 3 €/MWh, poiché i fornitori si aspettavano, come in seguito è avvenuto, una diminuzione dei costi della produzione energetica. 

La convergenza delle fasce orarie

Un ulteriore cambiamento che ha interessato il mercato libero riguarda la distribuzione dei prezzi tra fasce orarie. La presenza di fasce con corrispettivi differenziati è legata ai diversi costi di generazione dell’energia elettrica nell’arco della giornata. Nelle ore del giorno in cui l’utilizzo di energia è più concentrato, cioè in F1 (fascia oraria diurna), l’energia tende ad essere più cara per rispecchiare i maggiori costi di generazione, mentre nelle fasce di minor consumo, come F2 (fascia di orario serale) e F3 (fascia di orario notturno), il prezzo dell’energia elettrica è minore.

A tal riguardo si può fare un’importante osservazione. La differenza di prezzo tra fasce si è notevolmente ridotta nell’arco degli ultimi tre anni, passando da uno scarto di più di 40 €/MWh tra la fascia ad alto carico F1 e quella a basso carico F3, a uno scarto di 30 €/MWh. Tale riduzione è dovuta a due fattori: il forte calo dei prezzi in fascia F1, che ha portato in molti contratti l’allineamento dei prezzi in F1 con la fascia F2, e l’aumento dei prezzi in fascia F2 e F3.

L’aumento dei prezzi in F2 e F3 è motivata dall’evoluzione dei combustibili fossili, il cui prezzo è andato di pari passo con l’aumento delle quotazioni del petrolio. L’evoluzione dei prezzi in fascia F1 ha invece un’altra spiegazione legata alla recente trasformazione del mercato energetico italiano. Da quando nuove fonti di energia hanno fatto ingresso nel mercato italiano, l’offerta di energia è aumentata, in particolare nelle ore diurne quando maggiore è il contributo degli impianti fotovoltaici.

La convergenza delle fasce ha avuto un impatto differenziato sui consumatori. A trarre maggior vantaggio sono state le piccole e medie imprese che operano su un turno lavorativo diurno, come ad esempio le imprese dell’artigianato o le micro e piccole imprese del manifatturiero. Penalizzate invece le imprese dell’alloggio e della ristorazione che presentano un profilo di consumo più uniforme lungo le tre fasce orarie. 

In rialzo il costo della bolletta

Nonostante il prezzo dell’energia elettrica sia diminuito in questi ultimi dodici mesi, il costo finale della bolletta è aumentato per le piccole medie imprese. L’aumento della bolletta varia a seconda della tipologia dei contratti stipulati e del profilo del consumatore. Per un albergo, che distribuisce il proprio consumo in modo omogeneo tra le tre fasce ed è allacciato in bassa tensione, si stima che il costo annuo sia aumentato del 35% tra gennaio 2010 e aprile 2013. Per un’impresa manifatturiera invece, che concentra il proprio consumo di energia nella fascia ad alto carico, l’aumento è minore e pari al 25%, grazie alla riduzione del prezzi in fascia F1.

L’aumento dei costi finali sostenuti dalle piccole e medie imprese è dovuto al rialzo dei costi delle voci regolate della bolletta, ed in particolare a una componente di costo: gli oneri parafiscali destinati alle fonti rinnovabili. 

Aumentati gli oneri parafiscali: la promozione delle fonti rinnovabili

I costi cha hanno contribuito maggiormente all’aumento della bolletta sono gli oneri parafiscali, che pesano oggi circa un quarto della bolletta. Quasi la totalità degli aumenti sono stati registrati dalla componente A3 della bolletta, destinati a finanziare i costi di promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili e assimilate. Rispetto al 2010, il costo della componente A3 è passato da poco più di 1 €/MWh a oltre 4 €/MWh, in rialzo del 300%, andando ad aumentare drasticamente il costo della bolletta per le piccole medie imprese italiane.

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