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Cinque Stelle: retromarcia su Tav e Alitalia, No a Fs-Anas

Nonostante i 5 Stelle si siano sempre dichiarati contro la Tav, il ministro Toninelli decide si salvare l’opera, coprendosi le spalle: “Sarà migliorata” – Dietrofront su Alitalia: “Non parlo di nazionalizzazione” – Di Maio e Salvini compatti su Fs-Anas: “No alla fusione”

Cinque Stelle: retromarcia su Tav e Alitalia, No a Fs-Anas

Tav, Alitalia, Anas-Fs, il Governo Lega-M5s rimette in gioco tutte le partite industriali che contano, salvo poi cambiare idea e confermare quanto deciso dal precedente esecutivo. Forse, perché un ennesimo dietrofront potrebbe essere dietro l’angolo.

TAV

La lotta intestina del Movimento 5 Stelle contro la Tav Torino-Lione sembra essersi dissolta di fronte ad un più necessario pragmatismo di Governo, ma anche davanti alla necessità di mantenere saldi gli equilibri con gli alleati leghisti, da sempre favorevoli all’infrastruttura ferroviaria.

Dopo i dubbi aperti con il contratto di Governo tra i due partiti, le parole pronunciate oggi dal ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, sembrano chiarire definitivamente quali siano le intenzioni sul futuro dell’opera: i numerosi No pronunciati in passato dai membri del suo partito vengono messi in soffitta, Toninelli vuole salvare la Tav. In base a quanto dichiarato dal ministro, il Treno ad Alta velocità è un progetto “che abbiamo ereditato; quando è nata, se ci fosse stato il M5s al governo, non sarebbe mai stata concepita in questa maniera, così impattante, così costosa”, ha affermato Toninelli a Radio1.

La Tav però si farà, anche se lo scopo dell’Esecutivo “sarà quello di migliorarla, così come scritto nel contratto di governo. Non vogliamo fare nessun tipo di danno economico all’Italia ma vogliamo migliorare un’opera che è nata molto male”.

Chiudere i cantieri di Chiomonte infatti potrebbe costare all’Italia quasi due miliardi di euro tra risarcimenti e restituzioni. Una realtà che il Movimento 5 Stelle poteva ignorare quando stava all’opposizione, ma con la quale è costretta a fare i conti ora che si trova a far parte dell’Esecutivo.

Riferendosi alle due notti di scontri davanti al cantiere, il ministro ha duramente condannato “le proteste incivili soprattutto perché limitano l’espressione delle proteste civili”. Proteste cui nel passato partecipò anche l’ex leader del Movimento, Beppe Grillo, che nel 2014 fu condannato a 4 mesi per violazione di sigilli.

Alitalia

Ancora più controversa la situazione di Alitalia, sulle quali sia il vicepremier, Luigi Di Maio, che lo stesso Toninelli, non hanno usato parole tenere nel recente passato. Allo scopo di placare gli animi però il titolare dei Trasporti ha deciso di fare un parziale dietrofront: “Non parlo di nazionalizzazione, parlo di interessi italiani. Dobbiamo trovare un investitore che abbia come interesse quello di far volare gli aerei, non altre cose, ossia mettere i soldi per speculare”, ha affermato a Radio 1 il ministro per il quale “ci sono buone possibilità di ottenere ottimi risultati”.

Lo scorso 18 luglio però Toninelli la pensava diversamente: “Torneremo a farla diventare compagnia di bandiera con il 51% in capo all’Italia e con un partner che la faccia volare”. De facto una nazionalizzazione che 5 giorni dopo sembra però essersi dissolta.

Da sottolineare che venerdì 27 luglio è in programma un incontro tra il Governo e i tre commissari di Alitalia – Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari – nell’ambito della quale potrebbe arrivare le prime, vere, indicazioni sul futuro della compagnia.

Anas-Fs

La fusione Anas-FS è “un’operazione sbagliata che bisogna fermare”. Non ha usato mezzi termini Luigi Di Maio che conferma i dubbi dell’altro vicepremier, Matteo Salvini che, in un’intervista al Corriere della Sera aveva affermato: “Credo che chi fa i treni deve fare i treni e chi si occupa di strade deve fare le strade, però ne parleremo”.

“Le Ferrovie già hanno abbastanza problemi a fare il loro lavoro – gli fa eco Di Maio su La7 -, unendosi non funzionano più né le Ferrovie, né l’Anas”.

Ricordiamo che la fusione tra le due società è stata fortemente voluta dal Governo Gentiloni e, a fine 2017, ha richiesto un aumento di capitale da 2,86 miliardi mediante conferimento dell’intera partecipazione Anas detenuta dal ministero dell’Economia. Perché le nozze vadano a buon fine mancano però alcuni passaggi chiave che, a questo punto, il governo giallo-verde non sembra intenzionato a portare a termine. Il matrimonio tra Anas-Fs creerebbe un colosso da 11,2 miliardi di fatturato, oltre 41mila chilometri di rete e 81mila dipendenti.

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