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I Cinque Stelle non si battono inseguendoli: ecco perchè non voterò più centrodestra

I partiti hanno completamente perso la bussola illudendo gli elettori con sogni impossibili – Per questo non voterò più centrodestra – Solo dal premier Gentiloni sobrietà e misura – Una lettera al Foglio: se dessimo retta alle promesse elettorali i giovani vivrebbero nel Paese di Bengodi ma tutti sanno che sono solo pericolose bugie

I Cinque Stelle non si battono inseguendoli: ecco perchè non voterò più centrodestra

“E’ un Paese che sta andando indietro, lo spettacolo che viene offerto a noi cittadini è semplicemente di totale irresponsabilità. Sempre di più i partiti nel loro insieme trattano gli elettori come se fossero dei bambini immaturi, totalmente soggetti ad illusionismo. Ed è non solo uno spettacolo orribile e che si ritorcerà contro l’Italia ma è una grande operazione di diseducazione civica che la nostra politica sta compiendo”. Così Mario Monti ai microfoni di Di Martedì su La7. L’ex premier ha pienamente ragione. Chi scrive ha iniziato a votare all’inizio degli anni ’60 quando la maggiore età ed il diritto di elettorato attivo si raggiungevano a 21 anni.

Ho passato un’intera vita ad occuparmi (anche in prima persona) di politica, ma oggi non saprei per chi votare. Sono stato deputato del Pdl ma il 4 marzo non voterò per l’alleanza di centro destra, anche se mi rendo conto che quella formazione è l’unica ad avere delle chance per sbarrare la strada al M5S che per me è il nemico pubblico n.1. Credo però che non sia corretto sfidare il ‘’grillismo’’ sul terreno della demagogia, per giunta rincarandone la dose. Che disastro! Nel mio piccolo mi sono permesso di indirizzare al Foglio la lettera che riproduco, con qualche aggiornamento riferito a fatti nel frattempo intervenuti. Lo scritto è intriso di ironia disperata, ma corrisponde al mio stato d’animo, in questo momento. Anche se il premier Paolo Gentiloni qualche speranza me la concede ancora, con il suo stile sobrio, misurato e soprattutto educato e civile. Ma passiamo alla lettera.

‘’A mettere insieme tutte le promesse elettorali, dopo il 4 marzo la vita di un giovane sarà una pacchia. Non dovrà pagare il bollo dell’auto che i genitori gli regaleranno dopo il diploma. Potrà iscriversi all’università senza sobbarcarsi le tasse. Se vorrà lavorare, potrà contare su di un salario minimo garantito per legge (ameno 7 euro all’ora se non di più) ed evitare tutte le flessibilità previste dal Jobs Act, che subirà molte modifiche anche se non sarà abolito del tutto. L’articolo 18, tuttavia, ritornerà sugli altari. Ma al nostro giovane sarà consentito pure di evitare il fastidio di lavorare, grazie a un reddito di dignità  o di cittadinanza (di 780 euro al mese o di 1.950 euro mensili se deciderà di sposarsi  e di avere un figlio). Non dovrà preoccuparsi della pensione, perché la riforma Fornero sarà o abolita o evirata.

Comunque, potrà contare su di un trattamento pensionistico minimo di mille euro mensili (un importo che corrisponde ora a quello della pensione media al netto delle tasse). Se poi avrà il cattivo gusto di lavorare e percepire una retribuzione, si avvarrà della flat tax, con un’aliquota pari, nel peggiore dei casi, al 23 per cento (sempre che Matteo Salvini non riesca a imporre il 15 per cento). Ovviamente, non pagherà il canone tv: “Non si interrompe un’emozione” per banali motivi di soldi, quando si gode di un attimo di relax nell’appartamento esente da imposte’’.

Insomma, si promette agli italiani che potranno studiare gratis (agli insegnanti che potranno fare i loro comodi, perché sarà abolita anche la legge sulla buona scuola), che potranno vivere senza lavorare e andare in pensione fregandosene di pagare i contributi. Se poi saranno tanto ostinati a voler lavorare, verranno stabilizzati ope legis e non potranno più essere licenziati. Ah! Dimenticavo. Sarà cambiato anche l’Inno nazionale (Giorgia Meloni permettendo). Al posto dell’Inno di Mameli (che piaceva soltanto a Carlo Azeglio Ciampi buonanima, ma che non è proprio un granché) sarà adottata la canzone ‘’L’anno che verrà’’ del mitico Lucio Dalla. Così gli italiani porranno la mano sul cuore alle parole: ‘’sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno’’.

Proprio così: taglio delle tasse, dietrofront nella lotta all’evasione ed aumento della spesa pubblica. Ricchi premi e cotillons nella terra del latte e del miele, nel Giardino dell’Eden ritrovato. E le coperture? No problem: basterà stampare moneta, magari accontentandosi di aggiungerne una a circolazione interna. Io sono convinto che la gente abbia ‘’mangiato la foglia’’ e che si senta offesa, presa in giro. I partiti e i movimenti si sono  ridotti a ‘’fare il gioco delle tre carte’’ all’uscita dalle stazioni di provincia. Assistiamo impotenti ed indignati ad una vera e propria eutanasia della politica che, dopo essere stata perseguitata e ferita per anni dalle campagne mediatiche e giudiziarie, in questa tornata  elettorale a deciso di suicidarsi aderendo a quella caricatura che per anni le è stata cucita addosso dai suoi nemici. In tale contesto hanno destato scalpore le dichiarazioni preoccupate del commissario europeo Pierre Moscovici. Qualcuno le ha ritenute persino inconcepibili, invitandolo a farsi i fatti suoi.

Per capire che Moscovici ha ragione sarebbe sufficiente usare un pantografo in senso riduttivo paragonando la vicenda dell’Unione europea a quella di una società di persone che conduce un’attività economica. Mettiamo il caso che uno dei soci, già indebitato oltre misura, venga afferrato da un’incurabile ludopatia, si metta a sniffare cocaina, si ubriachi tutte le sere, investa in rischiosi derivati il capitale comune e combini quant’altro possa creare difficoltà anche al lavoro dei soci. Per giunta minacci di non rispettare gli impegni assunti come componente della società. Credo che gli altri avrebbero tutto il diritto di richiamarlo all’ordine. O no? Così ha fatto il commissario europeo Moscovici, il quale alcuni giorni dopo ha insistito nel fare affermazioni inaccettabili che – secondo i ‘’patrioti de noantri’’ – andrebbero respinte. ‘’ Il mio unico auspicio – ha detto – è che il prossimo governo, quale che sia perché sono gli italiani che votano, sia un governo pro-europeo”. Secondo me Moscovici ci vuole bene.  

P.S. 

Le cronache, nei giorni scorsi, hanno lasciato intendere che sarebbe intenzione di +Europa (la lista di Emma Bonino) di candidare Elsa Fornero. Ciò non trova conferma, anche perché non è sicura la presentazione della lista e neppure la disponibilità dell’ex ministro. Tuttavia, se ci fossero le condizioni, consiglierei agli amici di +Europa di fare il possibile per effettuare questa grande operazione politica. In battaglia ci si va con le bandiere dispiegate, senza paura di farsi riconoscere. Ed Elsa è una bandiera dei riformisti.

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