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Cinema: Eastwood torna con “Il corriere – The mule”

La storia è ispirata ad un personaggio realmente esistito: Leo Sharp, che intorno agli anni ’80 diventa un corriere della droga per il potente e spietato cartello di Sinaloa – TRAILER.

Cinema: Eastwood torna con “Il corriere – The mule”

Giudizio dell’autore: Risultati immagini per due stelle su cinque

Quasi 90 anni, oltre 60 film, quattro premi Oscar: una icona vivente del cinema mondiale. È stato scritto di lui tutto il bene e tutto il male cinematografico possibile, le sue posizioni politiche spesso schierate con la destra repubblicana, le sue rappresentazioni sul grande schermo di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, oppure di quanto viene definito “politically correct” sono ancora oggetto di dibattito. Il suo nome è Clint Eastwood e la pellicola di questa settimana è Il corriere – The mule, dove lui stesso è attore, regista e produttore.

La storia è ispirata ad un personaggio realmente esistito: Leo Sharp che intorno agli anni ’80 diventa un corriere della droga per il potente e spietato cartello di Sinaloa fintanto che la DEA lo incastra e lo arresta. Tutto molto semplice, nella sua totale drammaticità, tutto molto lineare dove tutti stanno al posto giusto e fanno esattamente quello che ci si aspetta da loro. I cattivi hanno sempre le armi in pugno e i buoni, pure armati, riescono (per fortuna) ad avere quasi sempre la meglio su di loro. Il film, per alcuni aspetti, ricorda tanto quei road movie che hanno fatto buona fortuna del cinema made in USA: autostrade a se corsie, panorami senza confini, motel più o meno sgangherati lungo la strada. Inoltre, ancora una volta, si proietta sul grande schermo l’enorme peso criminale, economico, sociale e politico di un fiume ininterrotto di droga che da decenni invade l’intero continente americano e, purtroppo, non solo quello.

A tutto questo si aggiunge il peso del bagaglio di una vicenda umana comune a tante persone in ogni parte del mondo: i legami familiari, la vita e la morte, le occasioni perdute, i momenti importanti che spesso succede di perdere lungo il percorso. Tutto leggero, tutto evanescente ed effimero, esattamente come i fiori che il protagonista coltiva e ama con grande passione quanto, allo stesso tempo, tutto duro e concreto come quanto esattamente succede nella vita reale nei suoi appuntamenti inderogabili. La sceneggiatura non deve fare altro che seguire dettagliatamente quanto la storia vera è in grado di rivelare. Proprio in questo senso si avverte tutta la capacità, la professionalità e l’esperienza di Clint Eastwood: riesce a tenere in piedi il racconto senza alcuna necessità di forzare la mano in espedienti narrativi superflui o effetti speciali di bassa lega. Tutto scorre esattamente nei tempi giusti e, da questo punto di vista, è un maestro cresciuto e nutrito al tavolo di altrettanti maestri: primo su tutti Sergio Leone che con la trilogia fondamentale del genere western all’italiana gli ha dato la fama internazionale.  

Sul film non c’è molto altro da aggiungere e si possono avere certamente dubbi sulla possibilità che Il Corriere possa entrare nella candidatura a qualche prestigioso premio internazionale. Viceversa, possiamo avere certezza che nell’enciclopedia del cinema il nome Eastwood avrà un capitolo a parte. Fosse solo per questo, poter vedere ancora un suo lavoro alla regia come pure con il suo volto immutato e immutabile così come lo abbiamo conosciuto in tutti i suoi film, merita il costo del biglietto. Potrà piacere o meno, ma non gli si può negare il posto che gli spetta nella storia del grande schermo.

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