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Chicco Testa: per fare una vera politica green occorre evitare lo scontro tra gli opposti estremismi

Intervista a Chicco Testa, presidente di Assoambiente e già presidente di Enel. “La transizione richiederà costi e cambio di abitudini”. “L’Europa dia il buon esempio, ma valuti anche il resto del mondo per non alimentare fallaci speranze su una rapida vittoria”

Chicco Testa: per fare una vera politica green occorre evitare lo scontro tra gli opposti estremismi

Paul Krugman il grande economista americano ha scritto recentemente sul NYT che è giunto il momento di “politicizzare il clima”. Si riferiva soprattutto agli Stati Uniti, ma per quel che riguarda l’Europa mi sembra che siamo già un passo avanti circa la politicizzazione delle scelte per arrivare al traguardo di emissioni zero di Co2. Da un lato l’ambientalista collettivo accusa di “negazionismo” chiunque avanza dubbi sulla realizzabilità degli obiettivi fissati dalla Commissione europea, mentre dall’altro gli ambientalisti vengono accusati di voler mettere a rischio le industrie europee, il benessere di folti gruppi di lavoratori, in generale di voler distruggere i sistemi economici dei nostri paesi. Insomma, lo scontro all’ultimo sangue tra fazioni rischia di mettere nell’angolo qualsiasi soluzione razionale basata su serie analisi scientifiche, e sulla sostenibilità economica. Alla fine, potremmo fallire sia l’obiettivo della decarbonizzazione sia quello di mantenere un adeguato livello di crescita delle nostre economie pur sostituendo le fonti fossili di energia con quelle “pulite”.

Chicco Testa è stato in gioventù ambientalista, poi deputato del Pci/Pds e presidente dell’Enel. Ora è presidente di Assoambiente e si batte per fare avanzare le politiche green contro gli estremismi degli ambientalisti e gli scetticismi di coloro che negano che ci sia un immediato pericolo per il nostro pianeta e soprattutto non vedono la necessità di mettere sempre nuovi e drastici divieti che si tramutano in un costo non sostenibile per molte imprese e per larghe schiere di consumatori. Ma gli uni e gli altri faticano a indicare cose concrete da fare.

“Credo proprio che un eccesso di polarizzazione tra una sinistra ambientalista ed una destra negazionista, può portare ad una sconfitta della sinistra. Non a caso le destre stanno crescendo in molti paesi europei. Si veda quanto accaduto in Svezia o in Olanda, magari non solo per le politiche ambientali ma anche per la questione dell’immigrazione. In Germania i neonazisti della Afd secondo i sondaggi sono vicini a socialdemocratici e non lontano dai popolari. In Francia abbiamo avuto i Gilet Gialli e la Le Pen è sempre più forte. Vedremo a breve l’esito delle elezioni spagnole. Se ci limitiamo agli insulti tra le opposte tifoserie rischiamo di offuscare le possibilità di varare una seria e necessaria politica, basata sulla ricerca e l’innovazione e su un realistico processo di transizione che eviti di giocare solo sulle paure di chi teme di perdere il lavoro da un lato e di chi pensa che il mondo sia sull’orlo della catastrofe e che quindi bisogna agire subito in maniera drastica”.

Tanti uomini d’affari o politici come Bill Gates o Francesco Rutelli hanno scritto libri per indicare una via possibile per salvare il mondo senza “distruggere l’umanità”. Ma per il momento sembrano prevalere coloro che soffiano sul fuoco delle paure. La Repubblica ha titolato giorni fa “La strage del clima” indicando nel caldo torrido di questi giorni un preannuncio della fine del mondo. Ci sono poi commentatori che cercano il giusto mezzo rischiando però di fermarsi a stigmatizzare gli opposti estremismi senza dare indicazioni concrete su come avanzare per ridurre le emissioni senza fare sfracelli sociali. 

“Alcuni commenti, come quelli di Antonio Polito sul Corriere, mi sembrano bene equilibrati. Altri come Francesco Giavazzi commettono errori come scrivere che le emissioni di Co2 sono scese negli ultimi vent’anni quando nel mondo sono molto salite e, a parte i periodi di crisi economica e sanitaria, continuano a salire. E ciò è avvenuto ancora lo scorso anno anche a causa del maggior uso di fonti fossili, tra cui il carbone. Spesso la polemica infuria su questioni molto semplici come la misurazione del caldo. Molti non sanno usare il termometro!

Paolo Sottocorona, il meteorologo de La 7, è stato accusato di essere un negazionista solo perché ha criticato alcune esagerazioni dei giornali che hanno sparato cifre di calore non misurate correttamente creando il panico tra la gente senza una vera ragione. Questo non vuol dire negare i cambiamenti climatici, ma non si deve confondere il meteo con il clima.

Con questo tipo di polemiche non si riesce a fare un discorso concreto e pacato sul processo di transizione che non sarà un pranzo di gala, avrà costi ed imporrà cambiamenti di abitudini, ma tutto deve essere ragionevole e dimostrato seriamente per convincere l’opinione pubblica dell’opportunità di intraprendere quella strada”.

Ed invece non mi sembra che alcune decisioni siano ben motivate. Ci sono dubbi ad esempio sull’auto elettrica, ed ancora di più sul cappotto per le case. E poi deve essere chiaro chi dovrà pagare per gli investimenti necessari e per l’aumento dei prezzi. Guardando a quello che si è fatto finora ed alle decisioni prese viene anche il dubbio che non siano stati calcolati correttamente i vantaggi dal punto di vista delle emissioni di Co2. E cioè che non è poi così vero che imboccando certe strade si ridurranno in maniera significati le emissioni di gas serra

“Dal punto di vista economico sono stupito della bassa qualità degli studi di Bruxelles sulle conseguenze economiche di certe decisioni. Si parla spesso di creazione di migliaia di posti di lavoro ma questo non viene dimostrato in maniera convincente. Sul piano interno poi, la nostra esperienza con le rinnovabili ha portato ad un aumento delle bollette per gli utenti di oltre 13 miliardi all’anno. Si tratta di una vera e propria tassa occulta e per di più con carattere regressivi. Nel senso che paga di più chi ha redditi e quindi consumi più bassi. La sinistra dovrebbe valutare con maggiore attenzione la distribuzione degli oneri per le politiche ambientali di cui si fa paladina, chiedendosi sempre in anticipo: chi dovrà pagare?

Per quel che riguarda i risultati circa la riduzione delle emissioni si tratta di fare dei calcoli molto complessi per stabilire le emissioni di Co2 dalla nascita fino alla morte di un determinato sistema. Ad esempio, è chiaro che l’auto elettrica emette meno Co2, ma se non riusciremo a produrre energia elettrica con metodi green alla fine il totale emesso da queste auto dalla fabbricazione alla rottamazione, non sarà così diverso da una auto a gasolio. Anche i pannelli fotovoltaici prodotti in Cina vengono fabbricati con elettricità prodotta dalle centrali a carbone e quindi si portano addosso un grosso carico di Co2 emessa. Questo non vuol dire che non dobbiamo procedere con l’installazione delle rinnovabili (che peraltro incontrano formidabili ostacoli da parte dei veri o finti tutori del paesaggio) ma che dobbiamo tener conto sia dei costi e quindi dei prezzi finali dell’energia, sia dei veri effetti sulle emissioni di Co2 che possono essere contenuti soprattutto con un più serio rapporto con la scienza e la tecnologia”.

Ma l’Europa con il suo 8/9% di emissioni rispetto a quelle globali fa bene ad accelerare così tanto nel processo di trasformazione ecologica, O guardiamo solo al nostro ombelico, e non ci accorgiamo di quello che sta avvenendo nel resto del mondo? 

“Molti paesi in via di sviluppo rifiutano di applicare certe limitazioni alla produzione di energia elettrica tramite materie prime fossili, perché sanno benissimo che la disponibilità di energia a basso prezzo è l’elemento primario per avviare un processo di sviluppo della loro economia.

L’Europa che vuole imporre loro delle limitazioni, ad esempio sul carbone, viene accusata di “colonialismo verde” e quindi rifiutata. I paesi meno sviluppati accusano la Ue e gli Stati Uniti di aver fatto il loro sviluppo nel secolo passato inquinando l’intero mondo, ed oggi non posso chiedere agli altri di porre riparo ai loro disastri ambientali. In generale credo sia giusto che l’Europa dia il buon esempio. E probabilmente un cambiamento della propria economia verso sistemi più sostenibili potrà dare un qualche vantaggio nella competizione con Usa e Cina. Ma dobbiamo valutare attentamente come si sta muovendo anche il resto del mondo se non vogliamo alimentare fallaci speranze su una rapida vittoria a livello globale sulla riduzione delle emissioni di gas inquinanti”.

1 thoughts on “Chicco Testa: per fare una vera politica green occorre evitare lo scontro tra gli opposti estremismi

  1. Non vuole i pompaggi,non vuole il metano sintetico,non vuole lo H2 verde dal mare,il plasma nei rifiuti..e ora vuole il nucleare.Nucleare SMR.I dati mondiali sugli SMR dicono che Salvini,Pichetto,Toti,Ansaldo E raccontano balle sul fatto che gli SMR non hanno rifiuti pericolosi.Poi il progetto di propulsione di navi crociera o containers con nucleare,e’ semplicemente ridicolo.
    L’energia nucleare non piu’è una componente chiave per decarbonizzare la nostra economia, coni grandi reattori nucleari troppo complicati e costosi da costruire(EPR 10-18 mlr per 26 TWh annui,mentre un SMR costa 10 miliardi e produce 1/3 dello EPR). Per rendere l’energia nucleare più disponibile e attraente, gli sviluppatori hanno presentato diversi progetti di piccoli reattori modulari (SMR) che hanno maggiore flessibilità ma non offrono costi iniziali inferiori. Diversi tipi di SMR con caratteristiche di progettazione di reattori avanzati sono attualmente in fase di sviluppo negli Stati Uniti e in tutto il mondo.
    I ricercatori ritengono che gli SMR potrebbero essere implementati su una varietà di scale per la generazione di elettricità distribuita localmente tra 30 anni. Gli SMR hanno circa un decimo o un terzo della potenza erogata dai grandi reattori ad acqua leggera, che sono il tipo più comune di reattore nucleare in esercizio commerciale negli Stati Uniti. Le tecnologie e l’economia degli SMR sono state ampiamente studiate; tuttavia, ci sono meno informazioni sulle loro implicazioni per le scorie nucleari . “Abbiamo appena iniziato a studiare le caratteristiche dei rifiuti nucleari degli SMR”, ha affermato l’ingegnere nucleare Taek Kyum Kim dell’Argonne National Laboratory del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (DOE).Kim e i suoi colleghi dell’Argonne e dell’Idaho National Laboratory del DOE hanno recentemente pubblicato un rapporto che tenta di misurare le potenziali caratteristiche dei rifiuti nucleari di tre diverse tecnologie SMR utilizzando parametri sviluppati attraverso un ampio processo durante una valutazione completa dei cicli del combustibile nucleare pubblicata nel 2014. Sebbene Gli SMR non sono ancora in esercizio commerciale, diverse aziende hanno collaborato con il DOE per esplorare diverse possibilità per gli SMR e si prevede che i tre progetti studiati nel rapporto saranno tutti costruiti e operativi entro la fine del decennio.Un tipo di SMR, chiamato VOYGR e in fase di sviluppo da NuScale Power, si basa sull’attuale design convenzionale del reattore ad acqua pressurizzata ma ridotto e modularizzato. Un altro tipo, chiamato Natrium e sviluppato da TerraPower, è raffreddato al sodio e funziona con un combustibile metallico. Un terzo tipo, chiamato Xe-100 e sviluppato da X-energy, è raffreddato dal gas elio.In termini di scorie nucleari, ciascun reattore offre sia vantaggi che svantaggi rispetto ai grandi reattori LWR, ha affermato Kim. “Non è corretto affermare che, poiché questi reattori sono più piccoli, avranno proporzionalmente più problemi con le scorie nucleari, solo perché hanno una superficie maggiore rispetto al volume del nocciolo”, ha affermato. “Ogni reattore presenta vantaggi e svantaggi che dipendono dal consumo di scarico, dall’arricchimento dell’uranio , dall’efficienza termica e da altre caratteristiche di progettazione specifiche del reattore.”Un fattore notevole che influenza la quantità di scorie nucleari prodotte da un reattore è chiamato burnup e si riferisce alla quantità di energia termica prodotta da una certa quantità di combustibile. I reattori Natrium e Xe-100 hanno un consumo significativamente più elevato rispetto agli LWR, ha detto Kim. Un consumo più elevato è correlato a una minore produzione di scorie nucleari perché il combustibile viene convertito in energia in modo più efficiente. Questi progetti hanno anche una maggiore efficienza termica, che si riferisce all’efficienza con cui il calore prodotto dal reattore viene convertito in elettricità. Il design del reattore ad acqua pressurizzata VOYGR, dovuto in parte alle sue dimensioni ridotte , ha un consumo e un’efficienza termica leggermente inferiori rispetto a un reattore ad acqua pressurizzata più grande.
    Gli attributi del combustibile esaurito variano leggermente tra i progetti, con VOYGR che è simile agli LWR, Natrium che produce rifiuti più concentrati con diversi isotopi a lunga vita e Xe-100 che produce una densità inferiore ma un volume maggiore di combustibile esaurito.”Tutto sommato, quando si tratta di scorie nucleari , gli SMR sono più o meno paragonabili ai convenzionali reattori ad acqua pressurizzata, con potenziali svantaggi e punti deboli a seconda degli aspetti per cui si sta cercando di progettare”, ha affermato Kim. “Nel complesso, non sembrano esserci ulteriori sfide importanti per la gestione dei rifiuti nucleari SMR rispetto ai grandi rifiuti LWR su scala commerciale.”I costi italiani sono 1200 miliardi per 120 reattori SMR da 960 TWh che produci lo stesso con 300 GW di pompaggi a 45 miliardi per 960 TWh.Poi produrre metano sintetico da pompaggi e CO2 by Air combinato con H2 costa meno che con il nucleare.In Italia il nucleare SMR serve solo a prolungare di 30 anni l’import gas fossile con i rigassificatori da 1 miliardo per garantire ai fossili,bollette alte.

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