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Centro studi Confindustria: “La recessione ha prodotto danni come una guerra”

“Il Paese ha subito un grave arretramento ed è diventato più fragile, anche sul fronte sociale”, avverte il Csc, sottolineando che l’Italia inizia il 2014 con “pesanti danni commisurabili solo con quelli di una guerra” – Pil 2013 rivisto al ribasso (-1,8%), dall’anno prossimo timida ripresa (+0,7%) – Non c’è rischio deflazione, ma nel 2014 il debito crescerà

Centro studi Confindustria: “La recessione ha prodotto danni come una guerra”

L’Italia è tecnicamente uscita dalla seconda recessione in sei anni, ma continua a “camminare sul fio del rasoio”. A lanciare l’allarme è il Centro Studi di Confindustria, che oggi ha pubblicato il suo ultimo rapporto sugli scenari economici. “Il Paese ha subito un grave arretramento ed è diventato più fragile, anche sul fronte sociale”, avverte il Csc, sottolineando che l’Italia inizia il 2014 con “pesanti danni, commisurabili solo con quelli di una guerra”. 

Rispetto al 2007 il Pil totale è diminuito del 9,1% e quello pro-capite dell`11,5%, cioè di 2.900 euro a testa, tornando ai valori del 1996. La produzione industriale è scesa in termini fisici del 24,6%, ai livelli del 1986. Le famiglie hanno tagliato sette settimane di consumi, ossia 5.037 euro in media all’anno. Le persone a cui manca lavoro, totalmente o parzialmente, sono 7,3 milioni, due volte la cifra di sei anni fa. Anche i poveri sono raddoppiati, a 4,8 milioni. Il percorso di risalita, secondo gli economisti di Confindustria, “sarà lento e difficile: la ridotta capacità produttiva, intaccata dalla prolungata caduta della domanda interna, rappresenterà una zavorra nella fase di ripartenza”.

PIL 2013 -1,8%, MA NEL 2014 +0,7%

Il Centro Studi rivede al ribasso le stime del Pil per il 2013 diffuse a settembre. Nel nuovo scenario è previsto un calo del Pil dell’1,8% quest’anno contro il -1,6% precedentemente calcolato. La revisione “deriva da una variazione congiunturale di un decimo peggiore nel secondo trimestre (-0,3% contro -0,2%) e nel quarto (0,2% contro 0,3%)”. Per il 2014 gli economisti di viale dell’Astronomia stimano un incremento dello 0,7% e nel 2015 dell`1,2%. Nel corso dell`anno prossimo il contesto migliorerà “grazie a una politica di bilancio meno restrittiva e all’accelerazione del commercio globale, fattori che contribuiranno a far ulteriormente aumentare la fiducia e alimenteranno così la spesa di famiglie e imprese; nel 2015 interverrà anche l’allentamento del credit crunch”.

Sulla ripresa economica soffiano però “venti contrari. Se il credit crunch proseguirà nel 2015 e la debolezza dell’economia renderà necessaria una manovra di un punto di Pil, nel 2014 il Pil salirà solo dello 0,4% e nel 2015 si avrà una crescita zero. Questa simulazione tutt’altro che astratta e ben presente a molti analisti di banche d’investimento internazionali suggerisce che occorre rimuovere ogni causa interna di turbolenza e incertezza e prendere rapidamente decisioni che elevino il Paese su un più alto sentiero di crescita”.

DEFICIT-PIL 2014 AL 2,7%, DEBITO ANCORA IN SALITA

Secondo il Csc, l’andamento dell’economia fa centrare l’obiettivo dei conti pubblici fissato per il 2014 con il deficit al 2,7% del Pil, non quello per il 2015 (2,4%). Confermato il dato al 3% per quest’anno. Il saldo strutturale non continua ad avvicinarsi al pareggio (1% del Pil tra due anni), nonostante l’ampio avanzo primario (4,5% del Pil al netto del ciclo, mezzo punto meno di quanto stimato tre mesi fa). Questo risultato “è stato ottenuto varando manovre per complessivi 109 miliardi (6,9% del Pil) dal 2009 in poi. Di cui 3 punti di maggiori entrate e 3,9 di minori spese”. Quanto al debito pubblico, al netto dei sostegni europei e in rapporto al Pil, sale ancora nel 2014 (al 129,8%) per poi iniziare a flettere nel 2015 (128,2%): “Una flessione tutta dovuta a un punto di privatizzazioni e dismissioni omogeneamente distribuite”.

CONSUMI, TIMIDA RIPRESA DAL 2014

La spesa delle famiglie, secondo il Centro Studi di Confindustria, è in calo del 2,5% quest’anno e, per la prima volta dopo tre anni, tornerà ad aumentare dello 0,2% nel 2014, per poi continuare a risalire dello 0,8% nel 2015.Il Csc spiega che “la dinamica dei consumi prevista per i prossimi due anni sarà guidata principalmente dall’allentamento degli effetti restrittivi delle manovre di bilancio (specie nel 2015); dal calo del costo dell’energia nel 2014; dal proseguimento del recupero della fiducia; dal miglioramento delle condizioni del credito già dall’anno prossimo”. Agiranno da freno, invece, la necessità di ricostituire il risparmio a scopo precauzionale e la debolezza del mercato del lavoro. Nel 2015 il gap rispetto ai livelli del 2007 sarà di -6,7%.

I PREZZI FRENANO, MA NIENTE DEFLAZIONE

I prezzi al consumo in Italia “hanno rallentato in misura marcata nel 2013 – scrivono ancora da via dell’Astronomia –. La variazione annua è scesa a novembre al +0,7% (da +3,2% nel settembre 2012)”. Nello scenario del Csc la crescita dei prezzi si stabilizza e poi registra “una risalita molto graduale nel prossimo biennio, sulla scia della ripartenza dell`economia italiana”. Il rialzo dell’Iva contribuisce a “sostenere i prezzi nel prossimo anno, frenati però dal calo della quotazione del petrolio tradotta in euro”. In media, l’incremento dei prezzi al consumo dovrebbe attestarsi all’1,3% nel 2014 (dall’1,2% nel 2013) e all’1,5% nel 2015.

MONTA LA PROTESTA, A RISCHIO LA TENUTA SOCIALE

Per gli analisti di Confindustria, sulla difficile strada della ripresa dell’Italia “il pericolo maggiore è il cedimento della tenuta sociale”, con il “montare della protesta che si incanala verso rappresentanze che predicano la violazione delle regole e la sovversione delle istituzioni. Basta poco perché gli eventi prendano una piega infelice”. Il destino dell’Italia “si ripete, con il coagularsi di importanti gruppi politici anti-sistema”.

MANOVRA, UN’OCCASIONE MANCATA 

La legge di Stabilità è stata “un’occasione mancata” e il suo impatto sulla crescita sarà “molto piccolo”, sostiene il Csc, precisando che “l’intervento principale proposto è quello sul cuneo fiscale, ma le risorse stanziate non sono in grado di incidere significativamente”. All’Italia occorrono “riforme coraggiose e politiche industriali che traccino una nuova era di ricostruzione economica e sociale del Paese – ha detto il vicepresidente di Confindustria con delega al Centro Studi, Fulvio Conti –. Noi, come Confindustria, già da un anno abbiamo proposto un chiaro Progetto per l’Italia con specifiche risorse e linee d’azione per realizzare un futuro credibile per il nostro Paese, puntando, non a caso, sui nostri territori, le nostre industrie e i nostri giovani talenti”. 


Allegati: La difficile ripresa – Cultura motore dello sviluppo.pdf

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