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Centro studi Confindustria: la recessione finisce in autunno

Secondo il Centro studi di Confindustria la svolta arriverà dopo l’estate: la produzione ha smesso di calare, segnali positivi anche per ordinativi ed export, famiglie meno pessimiste, si attenua la stretta sul bilancio pubblico – Le iniziative di Bce per le Pmi e i pagamenti della Pa aiuteranno la ripresa, anche se prosegue il credit crunch per le imprese

Centro studi Confindustria: la recessione finisce in autunno

Ordini ed esportazioni stanno confermando l’attenuazione della recessione nell’industria italiana: la produzione ha smesso di scendere, anche se rimane molto bassa e lontana dai livelli pre-crisi; è invece ancora in contrazione l’attività dei servizi e dell’edilizia. L’anticipatore OCSE indica una svolta dell’economia del Paese al più tardi nel prossimo autunno. Il cambiamento di rotta è favorito dal contesto internazionale più dinamico, grazie alle conferme di ripresa negli USA, alla ripartenza del Giappone e al robusto apporto all’incremento della domanda mondiale da parte dei Paesi emergenti, nonostante il rallentamento dei BRIC. Aiutano il costo dell’energia un po’ meno elevato, l’allentamento nella restrizione della politica di bilancio (grazie al pareggio strutturale raggiunto) e il minor pessimismo delle famiglie.

Tuttavia, la spesa in consumi verrà penalizzata dalla necessità di ricostituire il risparmio, dalla difficoltà a ottenere credito e dal calo dell’occupazione, che proseguirà ancora per molti mesi. Un altro fondamentale ostacolo al rilancio è la restrizione dei prestiti alle imprese, sia nei volumi (in forte calo anche in maggio) sia nei tassi; questa morsa può essere attenuata dalle recenti misure della BCE e dalla rapida esecuzione e dall’ampliamento dei pagamenti degli arretrati della pubblica amministrazione.

La politica monetaria nell’Eurozona rimarrà espansiva per molto tempo, ma non opera efficacemente in tutti i paesi a causa dell’irrisolta crisi europea nell’affrontare il circolo vizioso tra debiti pubblici e bilanci delle banche, questi ultimi ora appesantiti dagli effetti della recessione; fatto che tende a protrarre il credit crunch.

Gli indicatori nell’Euroarea migliorano, ma le tensioni politiche in molti paesi tengono alta l’incertezza e larghi i differenziali sui titoli sovrani che si riflettono sulla struttura del costo del denaro in ciascuna economia. All’orizzonte si avvicinano le elezioni tedesche, con esiti non scontati e dalle quali dipende gran parte delle prossime decisioni vitali per l’uscita dalle gravi difficoltà attuali.

In Italia l’incremento della produzione a giugno (+0,4%su maggio, stime CSC) ha portato a -1,0% la contrazione nel 2° trimestre (+0,3% trasmesso al 3°); andamento coerente con un’ulteriore diminuzione del PIL, dopo il -0,6% nel 1° sul 4° 2012. L’anticipatore OCSE recupera da nov emesi (+0,27% in maggio) e segnala la fine della recessionee l’avvio di una fase di recupero già nel 2013.

In giugno sono migliorati i giudizi sugli ordini (-39, da-43), specie esteri (-20 da -28), e la componente produzione del PMI manifatturiero è tornata in espansione perla prima volta da settembre 2011 (50,3 da 46,8).

Consumi incerti: -0,2% l’indicatore ICC in volume a maggioe +2,7% mensile le vendite di auto in giugno. Il saldo dei giudizi delle imprese sulle condizioni per investire èsalito a -32,0 in giugno da -47,3 di marzo; quello relativo alle previsioni sulle condizioni economiche generali è a -19,7 da -44,8 (Banca d’Italia – Il Sole 24 Ore).

Nel corso della recessione iniziata nel 3° trimestre 2011 la spesa delle famiglie è calata più del reddito disponibile reale (-6,6% contro -5,7%). Così il tasso di risparmio, dopo i minimi storici toccati nel 2° trimestre 2012 (7,7%), è risalito al 9,3% nel 1° 2013. Ma è ancora lontano dalla media pre-crisi (13,2% tra 1999 e 2007).

Il rafforzamento della fiducia delle famiglie può sostenere i consumi. Tuttavia, al progressivo miglioramento dei giudizi sul bilancio familiare (saldo a -16 in luglio, da-23,0 nel 2° trimestre 2013 e -28,0 nel precedente) si è accompagnato l’incremento di quelli sulle possibilità future di risparmio (saldo a -51, da -72,0 nel 2° quartoe -88,0 nel primo 2013). Ciò sembra suggerire un maggiore desiderio di parsimonia, che frenerebbe la spesa.

Prosegue la riduzione dei prestiti alle imprese italiane:-0,8% a maggio (-6,2% da settembre 2011, pari a -57 miliardi di euro; dati destagionalizzati). Resta troppo elevato il tasso di interesse (3,5% a maggio), con uno spread sull’Euribor di 3,3 punti (0,6 nel 2007).

A molte imprese italiane, anche in buone condizioni finanziarie, il credito viene negato: a giugno il 16,3% di quelle che lo hanno chiesto non l’ha ottenuto (6,9% nellaprima metà del 2011; ISTAT). La liquidità è scarsa: il 25,6% delle aziende si attende risorse insufficienti nel 3° trimestre (indagine Banca d’Italia-Il Sole 24 Ore).

L’attesa di una frenata degli acquisti di titoli FED fa salire i tassi a lunga USA: 3,6% a luglio il Treasury a 30 anni (2,9% in aprile), 2,6% il decennale (1,8%). Ciò rischia di contagiare i tassi europei: 1,8% a giugno il Bund a 10 anni (1,2% in aprile), poi 1,6% a luglio. Per sostenere il credito, la BCE ha ampliato la lista di prestiti cartolarizzati accettabili come collaterale. Timori d’inflazione e capitali in uscita hanno invece indotto rialzi dei tassi in Brasile(+50pb a 8,5%), Indonesia (+50pb a 6,5%), Turchia(+75pb l’overnight a 7,25%) e fermato i tagli in India.

Nuovo record per la disoccupazione in Italia: a maggio le persone in cerca di lavoro erano 3 milioni 140mila, il 12,2% della forza lavoro (+0,2 punti su aprile). Sono diminuiti ancora gli occupati: -27mila sul mese precedente(-0,1%), -387mila su un anno prima (-1,7%). Il calo proseguirà: le attese delle imprese sull’occupazione neltrimestre in corso sono ancora negative, sui livelli di fine2009 (indagine Banca d’Italia-Il Sole 24 Ore).

Il CSC stima che le unità di lavoro equivalenti in CIG siano state in giugno pari a 330mila (+1,1% sul trimestreprecedente). Nei prossimi mesi il ricorso alla CIG rimarràalto. Tuttavia, a fronte dei bassi livelli di attività, si avrannoanche ulteriori tagli di posizioni lavorative.

Mercato del lavoro debole nell’Eurozona: a maggio il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 12,2%, massimo storico. È salito in Francia (10,9%, +0,1 punti su aprile), sceso in Germania (5,3%, -0,1 punti).

Rimane molto fragile il quadro dell’edilizia in Italia. Le aspettative delle imprese delle costruzioni indicano che ilcrollo dell’attività (-15,0% il valore aggiunto dal 1° trimestre2008 al 1° 2013) proseguirà nel prossimo futuro: i giudizi sugli ordini rimangono molto negativi, in giugno sui livelli di metà 2009. Gli investimenti residenziali e non continueranno a essere frenati, rispettivamente, dal persistere della crisi del mercato immobiliare e dall’elevata capacità produttiva inutilizzata.

Il mercato delle case italiano è ancora in peggioramento, come indicano il crollo delle compravendite registrate (-14,2% tendenziale nel 1° trimestre 2013), l’aumento della quota di agenzie immobiliari che segnalano variazione negativa dei prezzi (83,1% nel 2° trimestre) e lo sconto sulla richiesta iniziale (15,6%). Per i suoi effetti suricchezza e fiducia delle famiglie, la debolezza del mercatoimmobiliare contribuirà a frenare anche i consumi.

L’edilizia agirà da zavorra anche in Francia, Paesi Bassie Spagna, mentre farà da spinta in Germania e USA.

La quotazione del Brent tradotta in euro è a 82,7 euro per barile a luglio, da 87,3 a febbraio (picco a 94,4 a marzo2012). Secondo le previsioni del CSC, il prezzo delpetrolio scenderà a 78 euro in media nel 2014, da 87 nel 2012 (pari al -10,3%). Un calo, pur su livelli ancora alti, giustificato dal sorpasso della produzione sulla domandamondiale e dalla risalita della capacità inutilizzata OPEC.

Il ribasso del petrolio si trasmette rapidamente al prezzo al consumo dell’energia in Italia: -4,1% a giugno dal picco del settembre 2012. Come variazione annua i prezzi energetici registrano un -0,5% a giugno, da +15,9% a settembre. Ciò ha determinato la riduzione della dinamica dell’indice generale (+1,2%, da +3,2%).

I prezzi più bassi dell’energia sostengono i consumi, perché liberano risorse per l’acquisto di altri beni e servizi. La voce energia assorbe il 9,5% della spesa delle famiglie,in salita dal 7,9% nel 2011 a causa dell’aumento dei prezzi e nonostante il crollo dei volumi (-4,3% i carburanti nella prima metà del 2013, -16,3% nel 2008-2012).L’energia meno cara, inoltre, abbattendo i costi delle imprese, ne sostiene operatività corrente e investimenti.

In Europa si attenua quest’anno la restrizione di bilancio e nel prossimo si tornerà a politiche lievemente espansive, dopo quattro anni di austerità. Nell’Eurozona la variazione del saldi strutturali cumulata supera il 3% delPIL e sarà quest’anno dello 0,8% del PIL, dopo l’1,4% nel 2012 e lo 0,9% nel 2011.

La Grecia ha appena approvato l’ennesima manovra che comporterà un taglio di 25mila dipendenti pubblici. In Portogallo la crisi politica testimonia la riduzione del consenso al programma negoziato con la troika europea.L’Italia è stata declassata da Standard&Poor’s per le scarne prospettive di crescita.

Un segnale importante viene dal vertice europeo di fine giugno in cui si è deciso di destinare: 8 miliardi, da erogare nel 2014 e 2015, per contrastare la disoccupazione giovanile; 10 miliardi come leva finanziaria per accrescere i prestiti a favore delle piccole e medie imprese. È unprimo passo ma le risorse sono insufficienti.

In maggio le esportazioni italiane sono aumentate dello 0,5% in volume su aprile, grazie all’incremento delle venditenei paesi extra-UE (+3,1%) che ha più che controbilanciato la riduzione di quelle all’interno dell’UE (-1,8%). Hanno contribuito la crescita dell’export di beni strumentali(+3,5%) e il rimbalzo di quello dei prodotti energetici (+15,2%), dopo la caduta nel 1° quadrimestre 2013 (-17,8% sull’ultimo 2012).

Si consolidano le prospettive di miglioramento: il PMI sugli ordini esteri, in zona espansiva da inizio 2013, ha toccato in giugno i massimi da aprile 2011 (52,2); nel 3o trimestre sarà favorevole la dinamica della domanda estera secondo le imprese esportatrici, soprattutto di maggiori dimensioni (Banca d’Italia-Il Sole 24Ore).

Il rallentamento delle economie emergenti frena, tuttavia, il commercio mondiale. Peggiora, infatti, il PMI sugliordini esteri globali, sceso in giugno sotto la soglia neutrale di 50 (a 48,5); in calo, in particolare, quelli in Germania(47,0) e in Francia (46,7).

Prosegue la risalita della fiducia nell’Euroarea.L’indicatore composito è migliorato in giugno di 1,8 punti,a 91,3 (+0,9 punti in maggio). Tra i consumatori il saldo è aumentato di 3,1 punti su maggio (+7,9 da novembre2012; nelle stime flash è salito di 1,4 punti a luglio);nel manifatturiero di 1,8 (+6,6 da ottobre scorso).

Il PMI composito dell’Euroarea registra un altro progressoin luglio (50,4 da 48,7, top da 18 mesi) e segnala unmodesto incremento dell’attività. In particolare, il PMI manifatturiero supera la soglia neutrale di 50 (50,1 da 48,8,massimo da 2 anni); aumenta la produzione (52,3), restano in lieve calo gli ordini; indica espansione in Germania(50,3 da 48,6), stabilità in Francia (49,8 da 48,4).

Il PMI dei servizi dell’Euroarea risale ai massimi da gennaio2012 e riflette un marginale arretramento (49,6 da48,3). Accelera la crescita del terziario in Germania (52,5da 50,4), frena la contrazione in Francia (48,3 da 47,2).

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