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Calcio inglese, non è tutto oro quel che luccica: tante vittorie ma tantissimi debiti

Secondo un recente rapporto della Camere dei comuni il calcio britannico è tutt’altro che un modello e il suo futuro è pieno di ombre: vittorie sportive e ricavi alle stelle, ma profitti in discesa e debiti paurosi – Neppure la proprietà degli stadi ha risolto i problemi di bilancio – Molto meglio il modello tedesco

Calcio inglese, non è tutto oro quel che luccica: tante vittorie ma tantissimi debiti

Ci viene spesso ripetuto in questi giorni che le squadre italiane di calcio sono piene di debiti e dunque sono meno competitive in Europa.  Si tratta di due verità inoppugnabili, ma non è affatto detto che la prima sia la causa (soprattutto principale) della seconda. In altre parole, non è solo la finanza allegra del nostro calcio che spiega l’attuale posizione marginale del nostro calcio.

E soprattutto non è il modello inglese quello da imitare, proprio sul piano finanziario. Ce lo spiega un ponderoso rapporto pubblicato dalla Camera dei comuni dopo una lunga inchiesta conoscitiva.  La conclusione è opposta a quella che viene ripetuta in Italia: la qualità del gioco è alta, le squadre inglesi sono al vertice in Europa, ma le finanze scricchiolano paurosamente e l’orizzonte è fosco.

Il rapporto riconosce che la Lega inglese (che ha come obiettivo statutario la promozione della qualità del gioco e la competitività internazionale delle sue squadre) ha ottenuto un successo di marketing straordinario.  Il fatturato complessivo è aumentato da 170 milioni di sterline nel 1992 a 2 miliardi di oggi: un tasso di crescita annua del 15 per cento. Il merito naturalmente va ai diritti televisivi aumentati da meno di 42 milioni a 1 miliardo. Ma anche le entrate dai biglietti sono andate bene: ogni settimana si registrano 350mila presenze e un tasso di occupazione degli stadi del 92 per cento.

Peccato che mentre le entrate andavano su, i profitti netti andavano sempre più giù, tanto che non c’è stato un solo anno dal 1989 in cui l’insieme delle squadre abbiano conseguito un profitto e il 2010 è proprio il punto più basso, senza che si veda un’inversione di tendenza. Come dice il rapporto con britannico realismo: il calcio sarà diverso, ma “il fatturato è vanità e il profitto salute”. Il motivo fondamentale è, che la pioggia d’oro caduta sul calcio è stata raccolta dai calciatori e soprattutto dalle star. E’ quello che succede in tutti i mercati in cui c’è un gruppo di operatori che può porre in essere comportamenti “rent-seeking”, cioè far prevalere i propri interessi ai danni degli altri.
En passant, va ricordato che neppure la proprietà degli stadi (che da noi viene considerata una sorta di toccasana) ha migliorato da sola la situazione finanziaria delle squadre. Al contrario, gli oneri sopportati per la costruzione sono una causa fondamentale delle perdite di bilancio.

Tutto questo, secondo il rapporto ha molte conseguenze negative che rischiano di minacciare a lungo termine la competitività del calcio inglese. Vale la pena di ricordare le principali: la preoccupante dicotomia fra poche squadre forti e le altre; il rischio che un business in costante perdita possa attirare solo azionisti mossi da interesse tutt’altro che limpidi; l’alta probabilità di non essere in grado di rientrare nei parametri del “fair play finanziario” fortissimamente voluti dall’Uefa di Michel Platini. Altro che esempio inglese da seguire.

Secondo il rapporto, il modello migliore è quello tedesco, che ha fatto del controllo dei debiti il suo obiettivo principale e ha adottato regole più severe. In Inghilterra, sono stati introdotti criteri restrittivi, ma troppo blandi e applicati solo sulla base di esigenze contingenti, Forse in modo meno clamoroso che in Italia, ma comunque sulla stessa lunghezza d’onda. Ancora una volta, tutto tranne che un esempio da  imitare.

Molte sono le raccomandazioni del rapporto, ma la più importante per noi è una sola: cambiate radicalmente il sistema di governance della Lega, controllate che chi entra nel mondo del calcio abbia requisiti di professionalità e onorabilità decenti, non fidatevi delle acquisizioni della proprietà di squadre di calcio basate sui debiti. Suona qualche campanello nelle orecchie di coloro che seguono le vicende del nostro calcio?

Non si sa se queste raccomandazioni saranno mai tradotte in pratica. L’Inghilterra ha una desolante tendenza a produrre approfondite analisi pubbliche che rimangono rigorosamente inascoltate. E’ però interessante sapere che oltre Manica sono profondamente insoddisfatti della situazione e giudicano necessario intervenire radicalmente sui meccanismi del potere del mondo del pallone. Cosa dovremmo dire noi, che abbiamo strutture di comando più inossidabili del comitato centrale del Pcus di Breznev? Forse, più che costruire stadi e ottenere vantaggi fiscali, bisognerebbe cambiare facce.

Rapporto della Camera dei Comuni

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