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Brexit, lo strappo si avvicina. Ecco conti e contromisure

Domenica si consumerà l’addio senza accordo, a meno di clamorosi colpi di scena. E già sono partiti i piani straordinari dell’industria per non lasciare le imprese senza componenti essenziali in un Paese come Uk che importa quasi tutto. Inevitabile l’aumento dei prezzi ma anche la criminalità brinda dietro le quinte

Brexit, lo strappo si avvicina. Ecco conti e contromisure

Il grande strappo si consumerà domenica 13, festa di Santa Lucia. Ma già ieri i giapponesi di Honda hanno dato il via al piano straordinario per rifornire l’impianto inglese di Swindon con i componenti necessari per le linee di produzione della Civic, evitando così lo stop alla produzione: la fabbrica, nelle prossime settimane, sarà rifornita da un ponte aereo, come capita in guerra per scavalcare un territorio nemico. Alla minaccia della Brexit, infatti, si aggiungono i danni della pandemia che hanno duramente colpito l’attività dei porti del Regno Unito. 

Maersk, il maggior operatore mondiale nei container, ha deciso di spostare verso i porti del continente il capolinea di una delle linee che collegano il Sud America con il Regno Unito: troppo alto, è la spiegazione, il rischio di finire in un ingorgo degno del peggior Ferragosto. Più o meno la motivazione alla base della scelta dei cinesi di OOCL, una compagnia statale che ha eletto il Belgio e la Grecia come nuovi terminali dei suoi viaggi verso l’Europa.

 E così via, con l’ovvia conseguenza dell’ascesa dei costi e dei prezzi. George Griffiths di  S&P global, sostiene che le tariffe del container verso la Gran Bretagna siano salite del 12 % ovvero 500 dollari ciascuno.  Un vero e proprio salasso che, secondo Michael Gove, stretto collaboratore di Boris Johnson, “dipende da tante ragioni, dal Natale alla pandemia, ma che è assurdo attribuire alla Brexit”.

In realtà, le vere conseguenze della Brexit si scopriranno solo nel tempo salvo che domenica si arrivi ad un accordo in extremis, peraltro improbabile. Le due delegazioni hanno fatto a gara nell’ultima cena a Bruxelles nel ribadire che “di aver dimostrato la massima buona volontà” prima di sedersi a tavola per un vero e proprio banchetto: capesante (quelle inglesi verranno a costate il 20% in più a causa dei dazi), vellutata di zucca, rombo al vapore in salsa di wasabi e piselli, torta Pavlova ai frutti esotici. Insomma, l’appetito non è venuto meno al momento di digerire i primi risultati del nuovo assetto. Londra non ha perso tempo a cancellare i dazi Ue nei confronti degli Usa nell’ambito della lite tra Airbus e Boeing (4 miliardi di dollari). E proprio ieri Londra ha concluso il primo accordo post Brexit, non a caso con Singapore, giudicato un possibile modello per il nuovo Regno Unito che, per la verità, ha ben pochi atout per replicare il boom della sua ex colonia. 

Non sarà facile calcolare i costi dello strappo che coinvolge l’industria (solo nell’auto sono coinvolti più di 1 milioni di europei), la finanza, finora concentrata nel Regno Unito, i servizi e l’agricoltura (il Regno Unito importa oggi l’80% dei cibo che consuma, lo sbilancio commerciale con l’Italia supera i 22 miliardi euro). Si dà per scontata la debolezza della sterlina, favorita da una politica di tassi ancor più bassi di quelli europei. Gilles Moec di Axa è il più negativo: Londra rischia il 10% del pil. Ma, nota il Financial Times, qualcuno ci guadagnerà di sicuro: la criminalità. “Scotland Yard – nota il quotidiano – usa i database della polizia europea alcuni milioni di volte all’anno. Ma dal prossimo anno l’accesso sarà limitato: saremo meno sicuri”.

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