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Brasile, quali scenari per il dopo-Dilma

Dopo il sì della Camera, la mozione che propone la messa in stato d’accusa della presidente deve passare a maggio al Senato: se anche la camera alta voterà a favore, la presidente sarà sospesa per sei mesi – I suoi sostenitori parlano però di “colpo di stato”, perchè Dilma ha sì truccato i bilanci dello Stato ma non è indagata dalle autorità giudiziarie in nessuna delle inchieste per corruzione che coinvolgono invece altri politici brasiliani.

Brasile, quali scenari per il dopo-Dilma

Cosa accade ora in Brasile, dopo che la Camera ha votato a favore dell’impeachment per la presidente Dilma Rousseff? Per autorizzare il procedimento erano necessari due terzi dei voti dell’assemblea, bastava cioè il consenso di 342 deputati. L’ampio margine dell’approvazione ha reso evidente quanto ormai sia esiguo il sostegno che la presidente e il suo governo riscuotono in parlamento, anche se l’opinione pubblica è quanto mai polarizzata, e i sostenitori di Dilma sono ancora tanti: ecco perché non è ancora detto che perda effettivamente l’incarico.

La mozione che propone la messa in stato d’accusa della presidente deve infatti passare ora al Senato: la camera alta del parlamento brasiliano ne discuterà per dieci sedute, entro maggio. Se al termine della discussione la maggioranza dell’aula (41 senatori su 81) voterà a favore, Rousseff sarà sospesa per 180 giorni: è lo scenario più probabile, visti i numeri della camera.

Centottanta giorni corrispondono a sei lunghissimi mesi, durante i quali la commissione parlamentare d’inchiesta creata appositamente condurrà le indagini sul caso, con il vicepresidente Michel Temer che assumerà l’incarico ad interim. Al termine delle indagini la commissione esporrà l’accusa al Senato, riunito in sessione plenaria e presieduto per l’occasione dal presidente della corte suprema. Il Senato voterà: se i due terzi dell’assemblea approveranno lo stato d’accusa – scenario non del tutto scontato – la presidente sarà destituita in modo definitivo e Temer assumerà in pieno l’incarico fino alle prossime elezioni nel 2018.

Dunque l’odissea di Dilma sarà lunga e forse dolorosa, ma rischia di esserlo ancora di più per il Paese, che per 6 mesi e forse anche di più vivrà praticamente bloccato, in apnea, nell’incertezza fino almeno al 2018, quando sarà insediato un nuovo governo eletto ex novo dai cittadini. Il calvario potrebbe interrompersi prima: il procedimento può infatti essere impugnato in qualsiasi momento presso la corte suprema, anche se finora i giudici del più alto tribunale federale brasiliano si sono mostrati poco inclini a difendere la presidente e hanno respinto tutti i ricorsi presentati per bloccare la messa in stato d’accusa.

I sostenitori di Rousseff credono che l’accusa di aver falsificato i bilanci (per far apparire un deficit inferiore a quello reale) non sia sufficiente a destituire la presidente, che di fatto non è indagata dalle autorità giudiziarie in nessuna delle inchieste per corruzione che coinvolgono invece altri politici brasiliani. Elettori ed eletti del Partito dei lavoratori (Pt) definiscono la procedura di impeachment come un “colpo di stato” e promettono di continuare la loro battaglia nelle piazze e in senato. Eppure la popolarità di Rousseff è ai minimi storici nel paese afflitto da una grave crisi economica. Da giorni, si svolgono manifestazioni di entrambi gli schieramenti nelle principali città del paese: il tutto a pochi mesi da un evento planetario come le Olimpiadi di Rio 2016, a proposito delle quali il Cio ha comunque minimizzato: “La preparazione di Rio 2016 è in una fase operativa e molto avanzata, nella quale la politica ha molto meno influenza rispetto a qualche mese fa”, ha scritto il comitato olimpico in una nota ieri.

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